Racconti di una Wicca LA NOTTE DI SAN GIOVANNI - TopicsExpress



          

Racconti di una Wicca LA NOTTE DI SAN GIOVANNI Le cappelle dei Santi Protettori si ergevano a poca distanza dai quattro principali ingressi del paese. Non si sapeva chi e in che epoca le aveva fatte costruire. Erano molto semplici con i muri esterni intonacati a calce viva e un porticato davanti che fungeva da riparo alla grande porta d’ingresso. Sulla facciata principale erano stati dipinti le figure dei Santi a cui erano dedicate: S. Sebastiano, S.. Lorenzo. Un critico d’arte sarebbe inorridito della ingenuità e rozzezza dello stile, ma le figure erano efficaci e chiare. Soprattutto erano ben comprensibili per i contadini che entravano e uscivano dal paese coi carri di fieno e le mucche in fila e dai montanari che scendevano al mercato a vendere formaggi, burro, ricotta, spinaci e finocchi selvatici, funghi e castagne. S. Sebastiano era legato alla colonna e reclinava il capo dolente sulla sua figura seminuda e sanguinante trafitta dalle frecce. Santa Lucia, riconoscibile per le vesti femminili, era veramente terrorizzante con in mano il piatto con dentro i suoi occhi strappati. S. Lorenzo era sdraiato sulla graticola, avvolto in un mare di fiamme, il viso distorto dal dolore atroce. S. Giovanni, riconoscibile per la lunga barba, e il corpo rivestito di pelli d’animali selvatici, teneva sotto il braccio il capo mozzato. Le cappelle venivano aperte e visitate dai fedeli in processione una volta all’anno in occasione delle loro ricorrenze. Durante la processione per la festa di San Giovanni il 14 giugno, Anita e i suoi compagni sentivano raccontare dalle vecchie fedeli, che quella notte nella cappella sarebbero sicuramente avvenuti dei fatti straordinari di magia e apparizioni. Da ogni parte sarebbero arrivate le Masche per il loro Sabba e se ne sarebbero trovate le tracce la mattina successiva. A dare autorevolezza a queste affermazioni intervenne il cantoniere comunale. L’indomani della notte di San Giovanni trovava sempre la porta spalancata, le panche capovolte e accatastate, gli arredi sacri sottosopra e stracciati. La cosa più strana era che sui muri, sulle panche, sulla porta si vedevano lunghe striature, come di graffi fatti da artigli potenti. Ne aveva parlato con il sindaco e quell’anno la porta era stata munita di una sbarra di ferro pesante da far scorrere nei muri laterali e da lucchettare dopo la chiusura delle celebrazioni. I ragazzi rimasero affascinati dall’idea che quella notte alla cappella di San Giovanni sarebbero avvenuti fatti straordinari. Decisero di uscire dopo cena per andare in gruppo a curiosare. Concordarono di dire ai genitori che sarebbero andati con gli amici giocare a nascondino nella piazza del paese e nei cortili intorno. Il gruppetto si ritrovò in piazza e si avviò trepidante ed eccitato. Quando furono in vista della cappella ormai quasi al buio, tacquero e si raccolsero vicini. Si nascosero dietro i cespugli di sambuco fiorito dal profumo dolce e amaro stordente, quasi a ridosso della cappella e attesero. Intorno era sempre più buio e Anita, per la stanchezza e la tensione, stava cadendo in uno stato di dormiveglia. Fu scossa da un compagno che le indicò lo spiazzo davanti alla chiesetta. C’era un gatto accovacciato immobile, come in attesa. Quasi subito apparvero, materializzandosi di colpo, una decina di gatti. Tutti i ragazzi erano ben svegli e attenti quando apparve sulla soglia una gatta molto grande con il pelo nero così lucente che brillava nel buio. Quasi subito si voltò verso la porta e diede una zampata potente contro il legno. Tutti i gatti si precipitarono a dar zampate. Poi fecero forza con il capo usato come un ariete tutti in gruppo. La porta non cedette. Cominciarono a lanciare miagolii acuti e lamentosi. Alcuni si lanciarono a palla e spinsero il legno graffiandolo con stridii agghiaccianti ma senza risultato. Nell’eccitazione dello spettacolo, i ragazzi si erano alzati ed erano ben visibili, ma le bestie erano così furibonde e determinate che non sembravano notarli. Ormai la porta era tutta rigata, lunghe strisce la percorrevano e qualcuna era piena di sangue. Di colpo tutto si fermò e si vide il capo, la grossa gatta nera e lucente,, arrampicarsi fin sul tetto per poi sparire alla loro vista. Apparve al suo posto un’orrida vecchia dai lunghi capelli bianchi, vestita con abiti di foggia antica. Era china sul tetto e con le mani ad artiglio cercava freneticamente di spostare le lastre di ardesia grigia. Riuscì ad aprire un varco e subito fece un cenno imperioso ai gatti che l’osservavano dal sagrato. Uno dopo l’altro le bestie si arrampicarono velocemente. Sul tetto assumevano l’aspetto di donne anziane, infagottate in abiti di fogge di varie epoche e sparivano velocemente nel varco aperto. L’ultima si voltò e scorse i ragazzi che osservavano attoniti, gelati dallo spavento. Lanciò un grido rabbioso che scosse il gruppetto. Battistino, il capo dei ragazzi, fischiò subito il segnale di fuga e si mise a correre. Tutti lo seguirono veloci, ansando per la paura e corsero a perdifiato fino al ponte del paese. Qui si fermarono e Battistino con voce concitata e perentoria impose il silenzio sugli avvenimenti a cui avevano assistito. Concordarono di dire ai genitori di aver ritardato così tanto per cercare il più piccolo che si era perso. Il giorno dopo il nuovo messo comunale riferì al sindaco che la cappella di San Giovanni era ridotta male. Secondo lui una banda di malviventi era entrata passando per il tetto dopo aver cercato invano di forzare la porta sperando di trovare chissà quali tesori. Delusi avevano devastato ogni cosa e qualcuno si era anche ferito in quella sarabanda di violenze perché c’erano chiazze di sangue dappertutto. Avevano anche banchettato perché c’erano rimaste le ceneri, tizzoni spenti di fuochi accesi e avanzi di carni arrostite. La porta era tutta rigata con profonde striature e chiazze di sangue. Naturalmente qualche ragazzo parlò di quella notte, ma fu creduto poco o niente. La gente si chiudeva a riccio a quei racconti e rifiutava di sentirli e di ripensarci. Solo qualche anziano ascoltava e scuoteva il capo senza parlare.
Posted on: Fri, 09 Aug 2013 23:19:02 +0000

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