Rapporto dell’Intendente di Cosenza sui congiurati del 15 marzo - TopicsExpress



          

Rapporto dell’Intendente di Cosenza sui congiurati del 15 marzo 1844 1. D. Francesco De Simone, da Cosenza, figlio del fu D. Giuseppe. Servì nella Regia per qualche tempo e poi se ne dismise volontariamente. Triste per indole, nel 1837, era uno de’ spargitori di voci di veleno. È stato uno dei principali attori negli ultimi disordini, e che più si è agitato da Luglio in poi. 2. D. Pietro Villacci, di Napoli, domiciliato in Cosenza, figlio di D. Alessandro. Ingegnere Provinciale, in unione del quale recossi in Cosenza. La sua condotta è stata in ogni tempo riprovevole, essendosi anche fatto lecito di battere il padre e di attentare alla vita del medesimo e della propria moglie. Uno de’ principali cospiratori. 3. D. Nicola Corigliano, da Cosenza, figlio di Francesco. Esercitava l’Agrimensura. La sua condotta è stata in ogni tempo riprovevole e si è distinto per discolezze ed immoralità. Uno de’ principali attori dell’ultime tristi vicende. 4. D. Antonio Raho, da Cosenza, figlio del fu Francesco. Era scritturale presso un avvocato di questa Città. Non vi erano state cose marcabili sulla sua condotta, e veniva riputato un uomo nullo. 5. Lazzaro Manes, da S, Benedetto Ullano. Antico settario riscaldato. Nel 1820 partì come milite per l’Armata rivoluzionaria. 6. D. Giuseppe Franzese, da Cerzeto, Germano del Sacerdote D. Vincenzo Franzese che fu arrestato per gli affari di Luglio. Ha raccolto i sediziosi e nella sera del 14 mosse cogli altri alla volta di Cosenza. 7. D. Giov. Felice Petrassi, da Cerzeto, Cugino materno di D. Federico Franzese segnato sotto il N. 53. Riunì altri perturbatori, e la sera del 14 mosse per Cosenza. Fu pure del novero di coloro che si riunirono nella Taverna di Finita negli ultimi giorni di Luglio scorso insieme col fratello Giuseppe e col nipote Federico Franzese per mandare ad effetto proponimenti rivoltosi. 8. D. Raffaele Camodeca, da Castroreggio. In Castroreggio sua patria vien denominato Raffaele Camodeca de Lazzaro. Quando chiese di essere Guardiadi Onore, il Sottintendente del Distretto di Castrovillari somministrò favorevoli osservazioni sul conto suo per cui venne ammesso nello Squadrone delle guardie suddette. Ora ha fatto rilevare essersi saputo di aver commesso un piccolo furto in Napoli allorchè vi dimorava nella qualità di studente, e che ritornato in patria ebbe in Ottobre ultimo un alterco col sacerdote D. Francescantonio Basile, e se ne istruì il processo di cui s’ignora l’esito. Venuto in Cosenza a studiare legale, si è distinto tra i primari attori delle ultime tristi vicende. 9. Achille De Filippis, da Gesuiti, rione di S. Vincenzo. È uno di quelli che venne implicato negli affari del 1837. 10. Gaetano Tocci, da S. Benedetto Ullano. Per la sua condizione, e per la sua poca influenza non faceasi rimarcare. 11. Antonio Pinnola, da S. Bened. Ull., Idem. 12. Giovanni Manes, Idem, Idem. 13. Saverio Fullone, Idem, Idem. 14. Angelo Mazzuca, Idem, Idem. 15. Gaetano Barci, Idem, Idem. 16. Giuseppe Tavolaro Costa, Idem, Idem. 17. Pasquale De Luca, Idem, Idem. 18. Francesco Tavolaro di Dom., Idem, Idem. 19. Orazio Fullone, Idem, Idem. 20. Carlo Maria Mosciaro, Idem, Idem. 21. D. Francesco Stella, sacerdote di Rende. È stato per qualche tempo nel Ritiro di Rende. In S. Maria la Castagna, Rione di Montalto, ove fece per cinque anni da Economo Curato si distinse per incontinenza ed immoralità. Ha sofferto un giudizio qual fautore di latitanti e qual detentore di armi vietate. Ritornato in Rende sua patria non vi fece permanente dimora essendo andato girovagando. 22. Gaetano Filice, di Cosenza, dimorante nel territorio di Rende, figlio di Pietro segnato al N. 51. Pernicioso per indole e per relazioni equivoche. È sospettato anche di furti. 23. Giuseppe Bruno Galluzzo, di Rende. Sulla sua vita anteatta non si soffrono osservazioni contrarie. È un miserabile ed ignorante che venne sedotto sotto la speme di lucro a far parte de’ sediziosi dal suocero Pietro Filice segnato al N. 51: dal cognato Gaetano Filice segnato al N. 52. 24. Antonio Pellegrino Lise, di Marano Marchesato. Dimorando per lo più ne’ boschi ed in campagna, si ha per uomo selvaggio, sospetto di furti e di criminose relazioni colla maggior parte dei suoi parenti, i quali sono circondati di cattiva opinione. 25. Alessandro Pellegrino Lise, da Marano Marchesato. Figlio del sopradetto Antonio. Simile per costumi, contatti e sospetti al padre. 26. Pasquale Allevato, di S. Fili, dimorante in Marano Marchesato. Di condotta riprovevolissima. Si ha per un vagabondo disperato. Sospetto di furti e contatti con malfattori e riputato capace di ogni scelleraggine. Ha sofferto più volte gli arresti. 27. Alessandro Caira, di Marano Marchesato. È circondato da una pessima opinione per i suoi pravi costumi, per le sue relazioni, per le sue malvagità e per i sospetti di furti ed altri reati. 28. Antonio Ruffo, di Marano Marchesato. È pessima la di lui opinione per furti e criminosi contatti. Ozioso, uomo di armi e misero, e quindi pericoloso alla pubblica quiete. 29. Pietro Scola al. Cibarro, di Marano Marchesato, domiciato in Rende. Misero bracciale e rissoso per indole. La miseria e la speranza di saccheggio l’han potuto spingere alla ribellione. 30. Gennaro Rovella, di Rende, domiciliato in Castelfranco. Rosso, scapestrato, vagabondo e dedito alle delinquenze ha sofferto arresti e condanne. Si ha sospetto di aver tenuto relazioni criminose in materia di furti. 31. Antonio Tarsitano, di Castelfranco. Uomo dedito alle armi ed al vino. Pria del 15 Marzo la sua condotta non avea offerto osservazioni contrarie. 32. Santo Cesario, di S. Fili, domiciliato in Castelfranco. Dopo la morte del padre spiegò animo atroce e costume perverso. Si vuole che abbia avuto parte all’omicidio in persona del genitore, ed il pubblico lo reputa uccisore del suo compaesano D. Paolo Curto, quantunque fosse stato liberato dalla Gran Corte Criminale col non costa. Consumata la pinguefortuna che gli avea lasciato il padre, da disperato si è ricoverato in Castelfranco, ov’erasi ammogliato. 33. Giuseppe Mazzei, di Casole. Trovasi gravato di mandato di arresto di questa Gran Corte Criminale per imputazione di bestemmia esecranda, ed esportazione di armi vietate. 34. Saverio Ajello al. Casavino, di Castelfranco. La sua condotta anteriore al 13 Marzo non offriva osservazioni in contrario. 35. Giacinto Lento al. Cosna, di Castelfranco. È stato sempre un miserabile, ed ha vissuto rubando. 36. Francesco Perri, di Castelfranco. Idem. 37. Giovanni Stellato, di Rende. Per la sua condizione non si faceva rimarcare. 38. Raffaele Spadafora, di Cosenza. Giovane calzolaio che seguiva da domestico il rivoltoso D. Francesco De Simone segnato al n.1. 39.Giuseppe Fazio, di Cerzeto, domiciliato in Torano. Non si hanno osservazioni in contrario sulla condotta. Si vuole che avesse seguito i cospiratori di Cerzeto in Cosenza la sera del 14 marzo. 40. Antonio Tancredi, di Regina, rione di Lattarico. Nulla si nota in contrario sulla di lui condotta anteatta. 41. Domenico Sarro, di S. Giacomo Tione, di Cerzeto. È un soldato congedato, per l’addietro non avea dato luogo ad osservazioni in contrario. 42. Scandarbec Franzese, di Cerzeto. Cugino di D. Vincenzo Franzese, e la sera dei 14 mosse per Cosenza. 43. Domenico Glioscifu Pietro, di Cerzeto. Era al servizio di D. Federico Franzese segnato al n. 52 e la sera de’ 14 Marzo mosse con altri per Cosenza. 44. D. Giuseppe Messinetti, di Cerzeto. La di lui condotta anteatta non offriva osservazioni in contrario. Era amico de’ Franzese. 45. Michele Candreva, di Cerzeto. Amico della famiglia Franzese, e la sera de’ 14 Marzo seguì i medesimi in Cosenza. 46. Giuseppe Pollera, di Cerzeto. Soldato congedato. Sulla sua vita anteatta non si offrono osservazioni in contrario. 47. Francesco Parise, di S. Fili, domiciliato in Cerzeto. Congiunto de’ Petrassi, e la sera suddetta mosse con gli altri per Cosenza. 48. Raffaele Matrangolo, di Cerzeto. La mattina de’ 13 portò colla sua vettura in Cosenza D. Domenico Franzese, e la notte seguente condusse un ignoto in casa di D. Federico Franzese che si crede essere stato Camodeca segnato al n. 8, o Villacci segnato al n. 2. 49. Vespasiano Fazio, di Cerzeto. Anteriormente al 15 Marzo non avea dato motivo di osservazioni in contrario sul conto suo. Si vuole che venendo in Cosenza cogli altri rivoltosi abbia portato per istrada la bandiera tricolore. 50. D. Giovan Battista Tucci di Cosenza. Figlio del fu Pasquale. In tempo dell’occupazione militare fece da fornitore alle Truppe. In tutte le vicende si è distinto per effervescenza di principi e per pessima condotta. Era sotto la sorveglianza della Polizia per gli affari del 1837. 51. Pietro Filice, di Cosenza, domiciliato nel territorio di Rende. Pernicioso per indole, per attacchi sospetti, e per inclinazione ai furti. 52. Federico Franzese, di Cerzeto. Di morale e costumi non buona, imputato di un omicidio avvenuto in S. Sosti, e gravato di debiti. È nipote del sacerdote D. Vincenzo Franzese ed è congiunto a qualche rivoltoso del suo paese. Fu del numero dei galantuomini che si assembrarono nella Taverna di Finita attendendo lo zio D. Vincenzo Franzese che faceva ritorno da Napoli con disegni criminosi. 53. Bruno Renzelli, di Cosenza. Figlio di Andrea. Era in Cosenza addetto al negozio e facea il sensale. La sua morale non è stata lodevole. 54. Francesco Renzelli, di Cosenza. Idem. 55. Filippo Ferrari al. Zampelli, di Cosenza. Figlio del fu Raffaele. La sua condotta per lo passato non ha offerto osservazioni in contrario. Era impiegato nella Procura Generale. 56. D. Raffaele del Pezzo, di Cosenza. Figlio del fu Antonio. Eras’incaminato per lo Notariato. La di lui condotta passata non offre cosa in contrario. È stato arrestato come uno di quelli che convenivano nella farmacia detta di Salfi ove si adunavano i faziosi. 57. Francesco Giordano, di Cosenza. Colono misero, che per la bassezza della sua condizione non si facea rimarcare. 58. Pasquale Perrelli, di Cosenza. Idem. 59. Filippo Perrelli, di Cosenza. Idem. 60. Vincenzo Tavolaro Bellocchio, di S. Bendetto Ullano. Per la sua condizione non si faceva rimarcare. 61. Antonio Cribaro, di S. Bendetto Ull. Idem. 62.Pasquale Salerno, di Sartano, rione di Torano. Il contro scritto come Capo Sezione la sera de’ 14 Marzo riunì diversi Urbani col pretesto di rendere un servizio, i quali avendo poi compreso per istrada il vero oggetto della riunione, ritornarono alla spicciolata in patria. Fu d’intelligenza con D. Federico Franzese implicato ne’ tentativi di Luglio scorso anno. 63. Vincenzo de Rose, di Sartano, rione di Torano. Idem, meno l’ultima parte. 64. Biase Bilotta, di Sartano, rione di Torano. Per la bassezza della sua condizione non si facea rimarcare. 65. Gennaro Pentacora, di Morano, domiciliato in Torano. Reo di due omicidi avea ottenuto la grazia del Re (N.S.). Fin da’ primi giorni del corrente anno si riunivano in sua casa, ove tenevano abboccamenti segreti, D. Federico Franzese n. 52, Arcangelo Siciliano n. 66, Pasquale Salerno n. 62, D. Pietrangelo Migliano n. 87. Il Pentacora uomo di morale e costumi pessimi, venne arrestato in Cosenza la sera de’ 13 Marzo in casa di Petrassi per disposizione dell’Intendente come sospetto di essersi recato in Cosenza con altri suoi compaesani che figurano sotto i n. 66, 67, 68, 69, 70 ed 89 per favorire la rivolta. 66. Arcangelo Siciliano, di Cerzeto. È un miserabile a cui poco piaceva la fatica. È uno di quelli che conveniva in casa di Pentacora e che venne arrestato la notte de’ 13 marzo per disposizione dell’Intendente come sospetto di essersi recato in Cosenza con altri suoi paesani che figurano sotto i numeri 65, 67, 68, 69, 70 ed 85 per favorire la rivolta. 67. Domenico Matrangolo, di Cerzeto. Idem. Fu pure emissario di D. Vincenzo Franzese per esortare delle persone a seguirlo in Cosenza pe’ tentativi rivoltosi macchinati nell’epoca di Luglio ultimo ed accompagnò esso Franzese in Finita. 68. Michele Matrangolo, di Cerzeto. È un miserabile a cui poco piaceva la fatica. È uno di quelli che conveniva in casa di Pentacora e che venne arrestato la notte de’ 13 marzo per disposizione dell’Intendente come sospetto di essersi recato in Cosenza con altri suoi paesani che figurano sotto i n. 65, 66, 67, 69, 70, ed 83 per favorire la rivolta. 69. D. Ferdinando Franzese, di Cerzeto. Cimentoso, di cattiva morale e pessimi costumi. È cugino degli altri Franzese. È uno di quelli che venne arrestato in Cosenza la sera del 13 Marzo in casa di Petrassi per dispozione dell’Intendente come sospetto di essersi recato in Cosenza con altri suoi paesani che figurano sotto i numeri 65, 66, 67, 68 e 70 per favorire la rivolta. 70. D. Domenico Franzese, di Cerzeto. Fratello del sacerdote D.Vincenzo Francese, zio di D. Federico Francese e congiunto degli altri cospiratori. Uomo dedito al vino, carico di debiti, di morale e costumi non buono. Venne arrestato in Cosenza la sera del 13 Marzo in casa di Petrassi per disposizione dell’Intendente come sospetto di essersi recato in Cosenza con altri suoi paesani che figurano sotto i n. 65, 66, 67, e 69 per favorire la rivolta. 71. Pietro Lata, di Cerzeto. Per la sua condizione non si facea rimarcare. È un soldato congedato. 72. D. Domenico Furgiuele, di Cosenza. È figlio di D. Ignazio, ed ha esercitato da Patrocinatore presso questi Collegi Giudiziari. Per lo passato non vi sono state osservazioni a fare sul conto suo. Nell’ultime emergenze è stato indicato come uno de’ principali promotori del disordine. 73. D. Antonio Plutino, di Reggio. Essendo forestiere si ignora la biografia. Passando per Cosenza nello scorso Febbraio assicurò, a dire del rivoltoso Camodeca, che il giorno 15 di Marzo sarebbe seguita una sommossa in quattro Provincie del Regno, e tenne confabulazione con delle persone attendibili in linea di Polizia.74. Conte Zambettari, di Bologna. 75. Figlio di Puerio, di Napoli. 76. De Agostinis, di Napoli. 77. D. Gaetano al. D. Ninno Parise, di Cosenza. Figlio del defunto medico D. Pasquale. Consumati per i vizi le sostanze ereditate dal padre e da un zio, menava vita oziosa. Era uno di quelli che conveniva nella farmacia detta di Salfi ove si riunivano i novatori. 78. D. Raffaele Laurelli, di Cosenza. Vice Capo di Ufficio dell’Intendenza. Uomo strano e visionario, ed utopista d’innovazioni politiche. Arrestato in Napoli per disposizione di S.E. il Ministro della Polizia Generale. 79. D. Pietro Salfi, di Cosenza. Per la sua cattiva condotta passata è sottoposto a stretta vigilanza di Polizia. 80. D. Luigi Giordano, di Cosenza. 81. D. Giuseppe Valentini, di Cosenza. Guardia di Onore. Sospetto per conosciuto modo di pensare, ed intime relazioni colla famiglia Mosciaro, e per avere espresso delle minacce per le operazioni che si stavano praticando. Il medesimo fu del novero dei galantuomini che assembraronsi nella Taverna di Finita del sig. Mosciaro al finir di Luglio 1843 per mandare ad effetto de’ proponimenti rivoltuosi. 82. Raffaele Bozzo, di Cosenza. Per la sua condizione di colono nulla facea rimarcare sul conto suo. 83. Michele Citrigno, di Donnici. Nel 1806 scorse la campagna. Amnistiato ritornò in Donnici sua patria, e poi servì nelle Compagnie scelte per poco tempo. Dedito alle delinquenze, gli sono stati addebitati spesso de’ reati comuni. Recentemente ha terminato di espiare la pena di prigionia riportata per detenzione di arma vietata. La di lui morale non è buona. 84. D. Luigi De Simone, di Cosenza. Nella sua farmacia detta di Salfi si adunavano diversi cospiratori. Per lo addietro essendo giovane non avea dato motivo di giudicarsi in di lui sfavore. 85. D. Biagio Miraglia, di Cosenza. Figlio di D. Giov: Battista. Impiegato nella Cancelleria Criminale. Conveniva nella farmacia detta di Salfi. 86. D. Luigi Puntieri, di Cosenza, domiciliato in Spezzano Albanese. Figlio di Pasquale, orefice. È agrimensore. Sula di lui condotta passata non si offre cosa in contrario. 87. D. Giuseppe Stinca, di Cosenza. Figlio del fu Francesco negoziante. Dopo i rovesci di fortuna di sua famiglia menava una vita ritirata, e non si faceva rimarcare pria degli ultimi casi. 88. D. Vincenzo Serpa, di Rogliano, domiciliato in Cosenza. Facea da scritturale, ed era in comunanza coi giovani più risentiti del paese. 89. D.Giuseppe Petrassi, di Cerzeto. Stava in Cosenza per causa di studio. Era uno degli amatori di novità. Venne arrestato la sera del 13 Marzo nella cui casa si sorpresero i sei individui segnati sotto i n. 65. 66, 67, 68, 69, e 70, per disposizione dell’Intendente come sospetti di essersi recati in Cosenza per favorire la rivolta. Fu pure egli del numero di coloro che si riunirono nella Taverna di Finita come si è detto per D. Federico Franzese al 52°. 90. D. Cesare Migliano, di S. Benedetto Ullano. Giovane di mal costumi ed ubbriaco. 91. D. Pietrangelo Migliano, di S. Bendetto Ullano. Fu del novero de’ molti galantuomini che assembraronsi nella Taverna di Finita del Sign. Mosciaro al finir di Luglio 1843 per menare ad effetto de’ proponimenti rovoltuosi, e fu compagno di Mosciaro, D. Michele Musacchio e D. Francesco Salfi: questi due ultimi estinti nel combattimento ch’ebbe luogo il 13 Marzo ultimo, i quali andavano allora suscitando disordini in S. Benedetto. 92. D. Pasquale Conforti, di S. Benedetto Ullano. Indicato dal giudice di Montalto come quello che solo aveva pouto somministrare danaro ai Rivoltuosi. È cognato di D. Giovanni Mosciaro. Quando costui rimpatriato da Napoli negli ultimi giorni di Luglio 1843 spargeva voci allarmanti, e concertava molti disordinati il Conforti fu avvertito dalla madre e zio di non seguiire i consigli di lui perché trattavasi di affare di testa. 93. D. Agesilao Mosciaro, di S. Benedetto Ullano. Giovane discolo e facinoroso. fratello di D. Giovanni Mosciaro. L’Intendente B. Di Battifarano Cosenza, 7 Giugno 1844 [Giuseppe Storino, La sommossa cosentina del 15 marzo 1844, Cosenza, Aprea, 1898, pp. 99-111]
Posted on: Mon, 08 Jul 2013 21:35:09 +0000

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