Reazioni di Napoleone[modifica | modifica sorgente] Stampa - TopicsExpress



          

Reazioni di Napoleone[modifica | modifica sorgente] Stampa francese del 1806 che illustra Napoleone mentre emancipa gli ebrei. LItalia nel 1810 Tra le prime scuole ad adottare i progetti di riforma didattica di Hartwig Wessely[17] furono quelle di Trieste, Venezia e Ferrara. Sotto linfluenza della politica religiosa liberale di Napoleone I, gli ebrei dItalia, come quelli di Francia, furono emancipati. Il potere supremo dei papi era spezzato: non avevano così più tempo per preparare decreti antiebraici e non crearono quindi più leggi canoniche contro gli ebrei.[6] Al Sinedrio riunito da Napoleone a Parigi (1807), lItalia inviò quattro deputati: Abraham Vita da Cologna; Isaac Benzion Segre, rabbino di Vercelli; Graziadio Neppi, medico e rabbino di Cento, e Jacob Israel Karmi, rabbino di Reggio. Dei quattro rabbini assegnati al comitato che doveva rispondere alle dodici domande proposte dallAssemblea dei Notabili, due – Cologna e Segre – erano italiani e furono eletti rispettivamente primo e secondo Vice Presidente del Sinedrio. La libertà acquistata dagli ebrei sotto Napoleone durò poco, scomparendo con la sua caduta. Papa Pio VII, riacquisendo i suoi reami, installò nuovamente lInquisizione, privando inoltre gli ebrei di qualsiasi libertà e confinandoli ancora nel ghetto. Tale divenne, in misura più o meno estesa, la loro condizione in tutti gli Stati in cui lItalia venne successivamente divisa; a Roma furono di nuovo costretti ad ascoltare i sermoni di proselitismo. Nellanno 1829, a seguito di un editto dellimperatore Francesco I, si aprì a Padova, con la collaborazione di Venezia, Verona e Mantova, il primo Collegio Rabbinico Italiano, in cui insegnarono Lelio della Torre e Samuel David Luzzatto. Luzzatto era uomo di grande intelletto e scrisse in ebraico puro trattati di filosofia, storia, letteratura, critica e grammatica. Molti illustri rabbini furono alunni del collegio rabbinico di Padova. Mosè Tedeschi, Zelman e Castiglioni seguirono a Trieste le finalità ed i principi della scuola di Luzzatto. Allo stesso tempo, Elia Benamozegh, studioso molto erudito e autore di numerose opere, si distinse nella vecchia scuola rabbinica di Livorno. XIX secolo[modifica | modifica sorgente] Sinagoga di Firenze, eretta negli anni 1874–1882 La lapide a Salomone Fiorentino, via delle Oche, Firenze Il ritorno alla servitù medievale dopo la restaurazione italiana non durò a lungo, e la rivoluzione del 1848 che sconvolse tutta lEuropa, portò grandi vantaggi agli ebrei. Sebbene questa fase fosse seguita da un ripristino dello Stato Pontificio solo quattro mesi più tardi nei primi mesi del 1849, le persecuzioni e le violenze del passato erano in gran parte scomparse. Lultimo oltraggio contro gli ebrei dItalia fu collegato con il caso di Edgardo Mortara, che si verificò a Bologna nel 1858. Nel 1859 la maggior parte degli Stati papalini furono annessi al Regno dItalia sotto re Vittorio Emanuele II. Eccetto a Roma e dintorni, dove loppressione papale durò fino alla fine del dominio pontificio (20 settembre 1870), gli ebrei ottennero la piena emancipazione. In nome del loro Paese gli ebrei con grande ardore sacrificarono vita e possessioni nelle campagne memorabili del 1859, 1866 e 1870. Dei molti che meritano di essere menzionati in tale ambito, si può citare Isacco Maurogonato Pesaro, che fu ministro delle finanze della Repubblica di Venezia durante la guerra del 1848 contro lAustria, e successivamente senatore del Regno dItalia nella XVII legislatura: in perenne riconoscenza il Paese gli ha eretto un memoriale in bronzo.[18] Eretto nel palazzo dei dogi di Venezia si trova un busto di marmo di Samuele Romanin, celebre storico ebreo di Venezia. Anche Firenze commemora un poeta ebraico moderno, Salomone Fiorentino, con una lapide di marmo presso la casa in cui è nato. Amico e fedele segretario del Conte di Cavour fu il piemontese Isacco Artom, mentre Salomone Olper, in seguito rabbino di Torino e anche amico e consigliere di Giuseppe Mazzini, fu uno dei sostenitori più coraggiosi dellindipendenza italiana. I nomi dei soldati ebrei che morirono per la causa della libertà italiana sono stati messi insieme a quelli dei loro commilitoni cristiani nei monumenti eretti in loro onore. Busto del Senatore Isacco Artom XX secolo[modifica | modifica sorgente] Il Regno dItalia nel 1919 Inizi del XX secolo[modifica | modifica sorgente] Il Presidente del Consiglio dei ministri italiano Luigi Luzzatti, entrato in carica nel 1910, fu uno dei primi ebrei (non convertiti al Cristianesimo) nel mondo a divenire capo di governo. Un altro ebreo, Ernesto Nathan servì quale sindaco di Roma negli anni 1907-1913. Papa Giovanni Paolo II ha dato accesso ad alcuni archivi precedentemente segreti della Santa Sede, fornendo quindi informazioni agli studiosi, uno dei quali, David Kertzer, le ha utilizzate per scrivere il libro I papi contro gli ebrei. Il ruolo del Vaticano nellascesa dellantisemitismo moderno (ed. it. BUR 2004).[19] Secondo questo libro, tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX, i papi e molti vescovi cattolici e le pubblicazioni cattoliche hanno costantemente fatto una distinzione tra buon antisemitismo e cattivo antisemitismo – ma pur sempre antisemitismo hanno fatto. Il tipo cattivo istigava lodio diretto contro gli ebrei per il solo fatto della loro discendenza. Questo veniva considerato poco cristiano, in parte perché la chiesa affermava che il suo messaggio era per tutta lumanità indistintamente, e qualsiasi persona di qualsiasi discendenza poteva diventare cristiana. Il tipo buono denunciava presunti complotti ebraici per ottenere il controllo del mondo mediante il controllo di giornali, banche, scuole, commercio ecc., o altrimenti attribuiva diverse iniquità agli ebrei. Il Libro di Kertzer specifica molti casi in cui tali pubblicazioni cattoliche denunciavano presunti complotti e poi, quando venivano criticate per incitamento allodio degli ebrei, ricordavano ai lettori che la chiesa cattolica condannava il tipo cattivo di antisemitismo.[19] Durante lera fascista[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Fascismo e questione ebraica. Durante il fascismo, lantisemitismo fu associato a politici e scrittori come Paolo Orano, Roberto Farinacci, Telesio Interlandi e Giovanni Preziosi, sebbene, almeno inizialmente, gli ebrei avessero partecipato ad impostare il Partito Nazionale Fascista e a farne parte; un numero ristretto di ebrei, in particolare Aldo Finzi, ottenne una certa importanza fino al momento delle leggi razziali del 1938.[20] Inoltre Giuseppe Volpi, Conte di Misurata, servì come Ministro delle Finanze dItalia negli anni 1925-1928, e come governatore della Tripolitania nel periodo 1921-1925. Fu anche il fondatore del Festival Internazionale del Cinema di Venezia. Le leggi razziali fasciste (1938)[modifica | modifica sorgente] Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Leggi razziali fasciste. Frontespizio del primo numero della rivista La difesa della razza dell8 agosto 1938 La svolta in senso razzista del regime fascista avvenne nel 1938.[21] Un documento fondamentale, che ebbe un ruolo non indifferente nella promulgazione delle cosiddette leggi razziali è il Manifesto degli scienziati razzisti (noto anche come Manifesto della Razza), pubblicato una prima volta in forma anonima sul Giornale dItalia il 15 luglio 1938 con il titolo Il Fascismo e i problemi della razza, e poi ripubblicato sul numero uno della rivista La difesa della razza il 5 agosto 1938 firmato da 10 scienziati. Tra le successive adesioni al manifesto pubblicate con risalto sulla stampa fascista spiccano quelle di personaggi illustri – o destinati a diventare tali.[22] Al Regio decreto legge del 5 settembre 1938 – che fissava «Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista» – e a quello del 7 settembre – che fissava «Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri» – fa seguito (6 ottobre) una «dichiarazione sulla razza» emessa dal Gran Consiglio del Fascismo. Tale dichiarazione viene successivamente adottata dallo Stato sempre con un Regio decreto legge che porta la data del 17 novembre dello stesso anno. Sono dunque molti i decreti che, tra lestate e lautunno del 1938, sono firmati da Benito Mussolini in qualità di capo del Governo e poi promulgati da Vittorio Emanuele III. Tutti tendenti a legittimare una visione razzista della così detta questione ebraica. Linsieme di questi decreti e dei documenti sopra citati costituisce appunto lintero corpus delle leggi razziali. La legislazione razzista ebbe un impatto immediato e traumatico sulla vita degli ebrei italiani che dai tempi del Risorgimento mai avevano fatto esperienza di discriminazioni ed erano vissuti in libertà ed eguaglianza di diritti con gli altri cittadini italiani. La legislazione antisemita comprendeva: il divieto di matrimonio tra italiani ed ebrei, il divieto per gli ebrei di avere alle proprie dipendenze domestici di razza ariana, il divieto per tutte le pubbliche amministrazioni e per le società private di carattere pubblicistico – come banche e assicurazioni – di avere alle proprie dipendenze ebrei, il divieto di trasferirsi in Italia a ebrei stranieri, la revoca della cittadinanza italiana concessa a ebrei stranieri in data posteriore al 1919, il divieto di svolgere la professione di notaio e di giornalista e forti limitazioni per tutte le cosiddette professioni intellettuali, il divieto di iscrizione dei ragazzi ebrei – che non fossero convertiti al cattolicesimo e che non vivessero in zone in cui i ragazzi ebrei erano troppo pochi per istituire scuole ebraiche – nelle scuole pubbliche, il divieto per le scuole medie di assumere come libri di testo opere alla cui redazione avesse partecipato in qualche modo un ebreo. Fu inoltre disposta la creazione di scuole – a cura delle comunità ebraiche – specifiche per ragazzi ebrei. Gli insegnanti ebrei avrebbero potuto lavorare solo in quelle scuole.[23] Alcuni degli scienziati e intellettuali ebrei colpiti dal provvedimento del 5 settembre (riguardante in special modo il mondo della scuola e dellinsegnamento) emigrano negli Stati Uniti. Tra loro ricordiamo: Emilio Segrè, Achille Viterbi (padre di Andrea Viterbi), Bruno Pontecorvo, Bruno Rossi, Ugo Lombroso, Giorgio Levi Della Vida, Mario Castelnuovo-Tedesco, Camillo Artom, Ugo Fano, Roberto Fano, Salvatore Luria, Renzo Nissim, Piero Foà, Luigi Jacchia, Guido Fubini, Massimo Calabresi, Franco Modigliani. Altri troveranno rifugio in Gran Bretagna (Arnaldo Momigliano, Elio Nissim, Uberto Limentani, Guido Pontecorvo); in Palestina (Umberto Cassuto, Giulio Racah); o in Sud America (Carlo Foà, Amedeo Herlitzka, Beppo Levi). Con loro lasceranno lItalia anche Enrico Fermi e Luigi Bogliolo, le cui mogli erano ebree. Chi decide di rimanere in Italia è costretto ad abbandonare la cattedra.[24] Tra questi: Tullio Ascarelli, Walter Bigiavi, Mario Camis, Federico Cammeo, Alessandro Della Seta, Donato Donati, Mario Donati, Marco Fanno, Gino Fano, Federigo Enriques, Giuseppe Levi, Benvenuto Terracini, Tullio Levi-Civita, Rodolfo Mondolfo, Adolfo Ravà, Attilio Momigliano, Gino Luzzatto, Donato Ottolenghi, Tullio Terni e Mario Fubini. Tra le dimissioni illustri da istituzioni scientifiche italiane ci sono quelle di Albert Einstein, allora membro dellAccademia dei Lincei. La chiesa e le leggi razziali[modifica | modifica sorgente] Il 28 luglio 1938, Papa Pio XI tenne un discorso presso il Collegio Missionario di Propaganda Fide, esprimendo lopinione che il genere umano tutto il genere umano, è una sola, grande, universale razza umana (...) Ci si può chiedere come mai lItalia abbia avuto bisogno di andare a imitare in Germania (...) e lAlleanza Israelitica Universale lo ringraziò per tale discorso.[25] Nel settembre dello stesso anno, in un discorso ai pellegrini belgi, Pio XI proclamò: «Ascoltate attentamente. Abramo è definito il nostro patriarca, il nostro avo (...). Lantisemitismo è un movimento odioso, con cui noi cristiani non dobbiamo avere nulla a che fare (...). Lantisemitismo è inammissibile. Spiritualmente siamo tutti semiti.»[25][26] Il Ministero della Cultura Popolare fascista allora proibì a tutti i giornali dItalia, ai periodici e alle riviste, di riprendere dallOsservatore Romano articoli contro il razzismo e di pubblicare anche altri articoli di propria iniziativa, sia pure contro il razzismo tedesco. Pio XI si adirò moltissimo ed esclamò (testualmente) a Padre Tacchi Venturi (un gesuita responsabile dei rapporti tra il Vaticano ed il governo fascista): Ma questo è enorme! Ma io mi vergogno... mi vergogno di essere italiano. E lei, Padre, lo dica pure a Mussolini! Io, non come Papa, ma come italiano mi vergogno! Il popolo italiano è diventato un branco di pecore stupide. Io parlerò, non avrò paura. Mi preme il Concordato, ma più mi preme la coscienza. Non avrò paura! Preferisco andare a chiedere lelemosina. Neppure chiedo a Mussolini che difenda il Vaticano. Anche se la piazza sarà piena di popolo, non avrò paura! Qui sono diventati tutti come tanti Farinacci. Sono veramente amareggiato, come Papa e come italiano![25] Mentre alcuni prelati cattolici cercavano di trovare compromessi col fascismo, molti altri si dichiararono apertamente contro il razzismo.[25] LArcivescovo di Milano, Cardinal Schuster, che aveva sostenuto lassociazione Opus sacerdotale Amici Israël,[27] condannò il razzismo come eresia e un pericolo internazionale (...) non meno del bolscevismo nella sua omelia del 13 novembre 1938 presso il Duomo di Milano.[28] La seconda guerra mondiale (I): LItalia alleata della Germania nazista (1940-1943)[modifica | modifica sorgente] La prima conseguenza dellentrata in guerra dellItalia nel giugno 1940 al fianco della Germania nazista fu listituzione di una fitta rete di campi di internamento riservati in primo luogo ai profughi ebrei stranieri, ma anche a quegli ebrei italiani ritenuti pericolosi perché antifascisti.[29] Per la prima volta si verificarono anche episodi di violenza antebraica, che a Trieste e Ferrara sfociarono nel saccheggio delle locali sinagoghe. La maggior parte dei campi di internamento (e tra loro i più grandi, quelli di Campagna, vicino a Salerno e di Ferramonti di Tarsia in Calabria) furono situati nel Sud Italia, un elemento questo che nel seguito della guerra si mostrerà decisivo per la salvezza degli internati. La vita nei campi fu difficile, ma il modello adottato fu piuttosto quello dei campi di confino; agli internati era concessa una certa libertà di movimento e autonomia organizzativa, e la possibilità di ricevere aiuti e assistenza dallesterno. Da parte ebraica si rispose con listituzione della DELASEM (Delegazione per lAssistenza degli Emigranti Ebrei), una società di assistenza per i profughi creata dallUnione delle comunità israelitiche in Italia il 1 dicembre 1939.[30] Durante tutto il primo periodo bellico fino all8 settembre del 1943 la DELASEM poté svolgere legalmente unopera fondamentale nellassistenza dei profughi ebrei, rendendo meno dure le condizioni di vita nei campi, favorendo lemigrazione di migliaia di internati e quindi sottraendoli di fatto allo sterminio. Le rete di rapporti stabiliti dalla DELASEM, specialmente con vescovi e ambienti cattolici, sarà decisiva per la continuazione delle sue attività in una condizione di clandestinità dopo l8 settembre 1943. Per tutto il primo periodo bellico il regime fascista e lesercito italiano si attennero alle politiche discriminatorie messe in atto con le leggi razziali, le quali non contemplavano lo sterminio fisico degli ebrei sotto giurisdizione italiana o la loro consegna allalleato tedesco, favorendo piuttosto soluzioni alternative quali lemigrazione in paesi neutrali.[31] Così nel 1942 il comandante militare italiano in Croazia si rifiutò di consegnare gli ebrei della sua zona ai nazisti. Nel gennaio del 1943 gli italiani rifiutarono di collaborare con i nazisti nel rastrellare gli ebrei che vivevano nella zona occupata della Francia sotto il loro controllo, e nel marzo impedirono ai nazisti di deportare gli ebrei dalla loro zona. Il Ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop presentò un esposto a Benito Mussolini protestando che i circoli militari italiani ... mancano di una corretta comprensione della questione ebraica. La seconda guerra mondiale (II): Loccupazione tedesca e la Repubblica Sociale Italiana (1943-1945)[modifica | modifica sorgente] Memoriale dellOlocausto nel Ghetto di Roma Con loccupazione tedesca successiva allarmistizio siglato dallItalia nel settembre 1943 e con la costituzione della Repubblica Sociale Italiana si mette in moto anche in Italia la macchina di morte dellOlocausto, con lintento di applicare la soluzione finale allintera popolazione ebraica in Italia.[32] Le truppe tedesche già presenti in Italia si ritirano sulla Linea Gustav tra Roma e Napoli allaltezza di Cassino, abbandonando il meridione dItalia ritenuto indifendibile dopo lo sbarco in Sicilia degli Alleati. Ciò significò la quasi immediata liberazione per tutti gli ebrei presenti nei maggiori campi di internamento nel Sud Italia. A Ferramonti di Tarsia e a Campagna, con laiuto della popolazione locale, gli internati si dispersero nelle campagne circostanti al passaggio delle truppe tedesche in ritirata e poterono così festeggiare la liberazione allarrivo degli Alleati. Per gli ebrei del centro-nord (per quelli internati nei campi ma ora anche per gli ebrei italiani, nella quasi totalità residenti nelle zone di occupazione tedesca), la situazione si fece drammatica. Non mancarono gli eccidi e le stragi in loco: sul Lago Maggiore, a Meina, a Ferrara, per culminare a Roma il 24 marzo del 1944 con lEccidio delle Fosse Ardeatine, dove 75 delle 335 vittime furono ebrei. Ma la persecuzione si realizza in primo luogo attraverso larresto e la deportazione degli ebrei verso i campi di sterminio dellEuropa centrale. A tale opera si dedicano le truppe di occupazione tedesca che nellottobre del 1943 fecero irruzione nel ghetto ebraico di Roma e nel novembre 1943 deportarono gli ebrei di Genova, Firenze e Borgo San Dalmazzo. A partire dal 30 novembre 1943, anche le autorità di polizia e le milizie della Repubblica Sociale Italiana furono impegnate in prima persona e in modo sistematico nelle deportazioni. Ai tedeschi venne lasciata la gestione dei trasporti ferroviari, mentre ai repubblichini furono affidate le operazioni di polizia per la ricerca e la cattura dei fuggitivi. Dai campi di internamento si passò ad un sistema integrato di campi di concentramento e transito, finalizzato allorganizzazione di trasporti ferroviari verso i campi di sterminio, in primo luogo Auschwitz. Il Campo di transito di Fossoli e quello Bolzano diventarono i perni in Italia delle deportazioni, mentre la Risiera di San Sabba fungeva da principale luogo di raccolta per gli ebrei del Friuli e della Croazia. Gli ebrei daltro lato furono aiutati da una vasta rete di solidarietà. La DELASEM poté proseguire la sua opera nella clandestinita forte del supporto decisivo di non ebrei (in primo luogo il vescovo di Genova Card. Pietro Boetto), che ne tennero in vita le centrali operative a Genova e Roma.[33] Privati cittadini, ma anche istituti religiosi, orfanotrofi, parrocchie aprirono le loro porte ai fuggitivi. La geografia dei luoghi di rifugio offre una mappa impressionante delle dimensioni del fenomeno, che interessò praticamente tutto il territorio italiano, da Milano, Torino, Firenze, Genova, fino a Roma. Tra gli episodi più significativi sono laiuto offerto su vasta scala dai conventi romani agli ebrei della capitale, il salvataggio dei ragazzi di Villa Emma a Nonantola, che tra il 6 e il 17 ottobre 1943 furono portati in salvo in Svizzera, e la salvezza degli ebrei rifugiatisi ad Assisi sotto la protezione della Assisi Underground guidata da don Aldo Brunacci e dal vescovo Giuseppe Placido Nicolini. Questi ed altri episodi sono stati oggetti di pubblicazioni, film e documentari. Sono oltre 500 gli italiani non-ebrei riconosciuti dallIstituto Yad Vashem di Israele come Giusti tra le nazioni per il loro ruolo in aiuto degli ebrei; fra di essi vi sono vescovi, sacerdoti, suore, pastori protestanti e semplici cittadini.[34] Si stima che 7.500 ebrei italiani furono vittime dellOlocausto; l80% degli ebrei italiani sopravvisse alla prova forse più dura della loro storia.[35] Alcune delle persone coinvolte negli eccidi fu condannata nel dopoguerra. Il generale Kurt Malzer, il comandante nazista a Roma che ordinò leccidio delle Fosse Ardeatine, morì in prigione nel 1952. Laustriaco Ludwig Koch, capo della Gestapo e della polizia neofascista italiana di Roma, fu condannato a 3 anni di carcere dopo la guerra.[36] Il dopoguerra[modifica | modifica sorgente] Dopo la guerra, le Comunità ebraiche italiane si sono riorganizzate, grazie anche allaiuto dei correligionari americani: si sono ricostruite quelle sinagoghe devastate dai fascisti o distrutte dai bombardamenti; all’esterno delle sinagoghe o nei cimiteri ebraici sono state poste le lapidi col triste elenco delle vittime della deportazione. Sono inoltre state aperte nuove scuole ebraiche, con alcune notevolmente ingrandite (per es. Roma e Milano). La gioventù ebraica riceve una preparazione più approfondita di quella avuta dalla generazione passata, e nelle scuole ebraiche si studia l’ebraico moderno. Il numero degli ebrei italiani è diminuito notevolmente in seguito a emigrazioni (specialmente verso le Americhe e Israele), defezioni, deportazioni e antisemitismo, ma la vita ebraica in Italia continua.[16] XXI secolo[modifica | modifica sorgente] Al 2007 la comunità ebraica in Italia contava poco meno di 29.000 persone.[1] Si sono verificati alcuni incidenti antisemitici negli anni recenti: Il 18 novembre 2012 a Parma (Emilia-Romagna), vernice rossa gettata contro la porta principale della sinagoga. Il 24 novembre 2012 a Genova (Liguria), Israele Stato Nazista graffito sulla porta della sinagoga centrale, e su un muro vicino la scritta Palestina libera. Il 10 dicembre 2012 a Catania (Sicilia), viene divelta menorah montata in Piazza Università, in modo da impedire laccensione della terza candela.[37], tuttavia dopo appurate indagini ad opera della DIGOS si è potuta accertare la natura incidentale del fatto, infatti il candelabro fu abbattuto da una maldestra manovra effettuata da un autocompattatore[38]. Chabad in Italia[modifica | modifica sorgente] Nellambito dellEbraismo ortodosso, Chabad-Lubavitch[39] è uno dei più grandi movimenti religiosi del Chassidismo. Il movimento ha il suo centro principale nel quartiere di Crown Heights a Brooklyn, ma ha basi in tutto il mondo e si è ben sviluppato anche in Italia, con centri nelle principali città. Ghetto di Venezia: pannelli commemorativi delle vittime veneziane della Shoah. Chabad (חבד) è un acronimo ebraico di Chochmah, Binah, Daat (in ebraico חָכְמָה, בִּינָה, דַּעַת) che significano Saggezza, Comprensione e Conoscenza.[40] Lubavitch è lunica branca esistente di una famiglia di sette chassidiche conosciute un tempo collettivamente come Movimento Chabad: i nomi vengono ora usati in maniera intercambiabile. Un membro dello Chabad può venir chiamato sia Chabadnik (in ebraico חבדניק) o anche Lubavitcher (in yiddish ליובאוויטשער). Chabad a Venezia[modifica | modifica sorgente] Il Chabad di Venezia è una Casa Chabad sita appunto a Venezia, con una sua yeshivah nella piazza principale dellantico Ghetto, una pasticceria a un ristorante dal nome Gam Gam allentrata del ghetto stesso. I pasti dello Shabbat vengono serviti ai tavoli esterni del ristorante, lungo il Canale di Cannaregio con vista del Ponte delle Guglie vicino al Canal Grande.[41][42][43][44] Nel romanzo Much Ado About Jessie Kaplan (Molto rumore per Jessie Kaplan), il ristorante è centro di un mistero storico con richiami shakespeariani.[45] Ogni anno, per il festival di Sukkot, una sukkah viene eretta su una barca del canale che fa il giro della città, e una grande Menorah viene portata lungo i calli durante Hanukkah.[46] Voci correlate[modifica | modifica sorgente]
Posted on: Fri, 08 Nov 2013 21:06:33 +0000

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