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Roberto Farinacci Da Wikipedia, lenciclopedia libera. Questa voce non è neutrale! Questa voce o sezione sugli argomenti storia e politici è ritenuta non neutrale. Motivo: Tono generale piuttosto apologetico, ottenuto mediante un uso selettivo e discutibile delle fonti Per contribuire, correggi i toni enfatici o di parte e partecipa alla discussione. Non rimuovere questo avviso finché la disputa non è risolta. Segui i suggerimenti del progetto di riferimento. Roberto Farinacci Stemma del Regno dItalia Parlamento del Regno dItalia Camera del Regno dItalia Farinacci 1925 b.jpg Luogo nascita Isernia Data nascita 16 ottobre 1892 Luogo morte Vimercate Data morte 28 aprile 1945 Professione giornalista Partito Partito Nazionale Fascista Legislatura XXVI-XXVII-XXVIII-XXIX-XXX del Regno dItalia Roberto Farinacci (Isernia, 16 ottobre 1892 – Vimercate, 28 aprile 1945) è stato un politico e giornalista italiano. È stato segretario del Partito Nazionale Fascista. Indice [nascondi] 1 Biografia 1.1 La giovinezza socialista e linterventismo 1.2 Ladesione ai Fasci 1.3 La breve stagione parlamentare 1.4 Il Ras di Cremona 1.4.1 La lotta contro le leghe 1.4.2 Lo scontro con le amministrazioni socialiste 1.4.3 La presa di Cremona 1.5 La segreteria nazionale 1.6 Il ritorno a Cremona 1.6.1 Lo scandalo Belloni 1.7 Il ritorno in politica 1.7.1 Lantisemitismo di Farinacci 1.8 La guerra 1.9 La Repubblica Sociale 1.9.1 La fucilazione 2 Onorificenze 3 Curiosità 4 Opere 5 Note 6 Bibliografia 7 Altri progetti 8 Voci correlate 9 Collegamenti esterni Biografia[modifica | modifica sorgente] La giovinezza socialista e linterventismo[modifica | modifica sorgente] Figlio di un commissario di pubblica sicurezza, a otto anni seguì la famiglia al nord, a Tortona in Piemonte prima, quindi a Cremona. Lasciò presto la scuola per cercarsi un lavoro, che trovò alletà di 17 anni nelle ferrovie di Cremona[1]; restò ferroviere per 12 anni. Si avvicinò giovanissimo alla politica e si occupò della riorganizzazione del sindacato contadino socialista di cui divenne molto esperto[1]. Iniziò a scrivere sul giornale locale LEco del Popolo e nel 1913 fondò il circolo giovanile Roberto Ardigò[1]. In questo periodo militò nella corrente riformista di Leonida Bissolati[1]. Nel 1914 passò al settimanale socialista La Squilla che si caratterizzava per la battaglia a favore dellinterventismo[1][2]. Leloquenza di Farinacci affascinava i giovani, i grezzi, gli umili, per le sue umili origini, il suo cipiglio aggressivo, la sua eloquenza imperfetta (i fogli satirici lo chiamavano lantigrammatico)[3]. La battaglia interventista nel cremonese, sostenuta unicamente da una parte dei socialisti riformisti, ebbe scarsa eco e il 24 novembre 1914 un comizio interventista fu disperso dai neutralisti guidati dai cattolici e dagli stessi socialisti[4], uguale risultato si ebbe il 14 maggio 1915 quando un corteo interventista venne nuovamente disperso dai socialisti[5]. Dal settimanale La Squilla Farinacci accusò di connubio i socialisti e i cattolici di Guido Miglioli[5]. Miglioli che allepoca guidava le leghe bianche della provincia divenne a breve uno dei suoi principali avversari[3][2][6] e nel 1919 aderì poi Partito Popolare Italiano. Allo scoppio della guerra fu esonerato dal servizio militare poiché le ferrovie non intendevano sguarnire il personale viaggiante sui treni e anche le continue richieste di partire volontario per il fronte furono respinte[7][3][8][9]. Le difficoltà ad arruolarsi gli attirarono lilarità degli avversari politici come il Becco Giallo che in una vignetta satirica lo salutò come il pluridecorato di guerra. Solo nel 1916 riuscì a farsi assegnare come volontario[10][6][11] al fronte nel 3º Reggimento Genio Telegrafisti[12] dove restò un anno venendo decorato con una croce di guerra e ottenendo la promozione sul campo a caporale[12][3]. Nel marzo 1917, a causa di una legge che richiamava in servizio il personale viaggiante sui treni fu congedato e riassegnato alle Ferrovie dello Stato[13][3]. Intanto i circoli socialisti autonomi cui Farinacci aveva aderito, caratterizzatisi per le posizioni interventiste e creati dalla precedente dirigenza socialista composta dal professore Alessandro Groppali e dal pastore metodista Paolo Pantaleo e che nel cremonese erano stati soppiantati dalla corrente rivoluzionaria[14] erano diventati diciassette in tutta la provincia rimanendo largamente minoritari[15]. Alla fine della guerra iniziò a collaborare con Il Popolo dItalia di Benito Mussolini come corrispondente da Cremona, poi abbandonò il gruppo socialista di Bissolati figura di politico che ancora anni dopo Farinacci definirà anima nobile di apostolo, non di politico[16]. Ladesione ai Fasci[modifica | modifica sorgente] Roberto Farinacci con Mussolini a convegno agrario a Cremona Vicino a Mussolini, come esponente dellUnione socialista italiana[17], nel marzo 1919 prese parte alla riunione di piazza san Sepolcro[2][6][18] e l11 aprile 1919, con un gruppo di arditi, fondò il Fascio di Combattimento di Cremona[19]. Intanto riprese gli studi e riuscì a conseguire in breve tempo la licenza liceale grazie a sessioni di esami apposite per reduci di guerra[8][19] e si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Modena[8]. Accantonata, per opportunità politica, la tesi di laurea che aveva scritto[20], si laureò in Giurisprudenza con una tesi Le obbligazioni naturali dal punto di vista della filosofia del diritto e del diritto civile acquistata da un altro studente[21]. Il 5 gennaio 1920, il vecchio battagliero foglio socialista La Squilla, di cui nel frattempo Farinacci era divenuto direttore, cambiò nome in La voce del popolo sovrano e cambiò area di riferimento rivolgendosi alle forze della nazione equilibrate e sane[19] e il neocostituito sindacato fascista dei ferrovieri di Cremona, controllato da Farinacci, ottenne alte adesioni tanto che già nel gennaio 1920 fu in grado di far fallire i primi scioperi nella provincia[19]. Il 5 settembre 1920 al teatro Politeama Verdi di Cremona Mussolini indisse il congresso regionale dei Fasci di combattimento come segno di apprezzamento per lattività svolta da Farinacci[22][23]. Alla manifestazione partecipò lo stesso Mussolini che giunse in città dopo un viaggio avventuroso dovendo eludere i picchetti degli scioperanti[19]. Sempre il 5 settembre a Cremona, vi fu una manifestazione pro-Russia con tremila socialisti[24] e una contromanifestazione con 800 fascisti[25] che giunsero allo scontro. La sera del giorno seguente in piazza Roma, si verificò uno scontro armato dove si registrarono due morti, il fascista Vittorio Podestà e il reduce Luciano Priori (cinque i feriti). Secondo la Questura laggressione era da imputare agli affiliati del Psi[26] e Farinacci avrebbe dovuto essere il bersaglio[26]. Farinacci e Sigfrido Priori, fratello dellucciso furono trattenuti in stato di arresto per alcuni giorni[27] e ad essi si aggiusero altri socialisti i giorni seguenti[26]. Ai funerali di Podestà e Priori parteciparono circa 10.000 persone[28]. La breve stagione parlamentare[modifica | modifica sorgente] Alle elezioni politiche italiane del 1921 fu eletto alla Camera dei deputati insieme ad altri trentaquattro fascisti[19]. Alla prima seduta della Camera il 13 giugno Farinacci prese parte allaggressione contro il deputato comunista Francesco Misiano, particolarmente inviso ai fascisti per aver disertato la chiamata alle armi ed essere fuggito allestero. Farinacci gli strappò la pistola che portava sotto la giacca e la consegnò a Giovanni Giolitti il quale però argomentò: Non posso prenderla, non ho il porto darmi[19]. Operò, insieme ad Achille Starace per una massiccia campagna di propaganda nel Trentino-Alto Adige. Lanno seguente però la sua elezione fu invalidata, insieme a quella di Grandi e Bottai, poiché al momento dellelezione essi erano sotto letà minima di trentanni[19][29]. Dal suo giornale Cremona Nuova, fondato proprio nel 1922, minacciò gli avversari politici che ne avevano provocato lallontanamento dal Parlamento: Voi mi cacciate da questaula, ma io vi caccerò dalle piazze dItalia![19]. Il Ras di Cremona[modifica | modifica sorgente] La lotta contro le leghe[modifica | modifica sorgente] Squadra dazione di Cremona, Farinacci al centro Nonostante linteresse che i Fasci riscossero presso le organizzazioni agrarie, Farinacci operò in modo che lo squadrismo almeno inizialmente non ne apparisse mai come il braccio armato[30] criticando invece il Fascio di Padova troppo vicino alle posizioni agrarie[31]. Pur perdurando lostilità nei confronti di Guido Miglioli che guidava le leghe bianche, almeno per tutta la prima metà del 1921, le squadre dazione non parteciparono agli scontri con i leghisti cattolici che erano concentrati presso Soresina[31]. Farinacci infatti preferì occuparsi principalmente della diffusione capillare dei Fasci in tutti i centri[31]. Al 31 maggio 1921 risultavano attivi 16 Fasci con circa cinquemila iscritti[31]. Secondo Farinacci, la caratteristica predominante delle azioni squadriste era la rappresaglia, secondo il seguente schema tipico: uccisione proditoria di un fascista, rappresaglia dei fascisti, funerali solenni del caduto, conflitto durante i funerali, nuove rappresaglie[32]. In realtà, il più delle volte la pretesa provocazione che gli squadristi adducevano a motivo delle loro violenze era un mero pretesto, e appariva chiaro che la reazione squadrista non era affatto proporzionata alloffesa[33]. Per esempio a Rivarolo l8 aprile 1921 membri delle leghe rosse distrussero i vigneti (tagliandone le viti) dei proprietari simpatizzanti del Partito Nazionale Fascista; la notte stessa le squadre dazione occuparono la sede della cooperativa rossa, la incendiarono, sequestrarono un impiegato della cooperativa e (utilizzando le liste degli iscritti colà rinvenute) lo costrinsero a guidarli nelle abitazioni dei dirigenti; poi devastarono tali abitazioni e percossero tutte le persone che vi trovarono[32]. Lo stesso Farinacci riconobbe che la denuncia delle violenze squadriste da parte socialista era giustificata: Certo, gli eccessi dei fascisti furono molti e molto dolorosi; e noi possiamo accettare per vera anche la fosca amplificazione che delle spedizioni punitive fu fatta dai capi del partito socialista ufficiale[34]. Gli agguerriti leghisti bianchi di Miglioli che avevano il proprio feudo a Soresina il 10 marzo 1922 stipularono unintesa con i ben più tiepidi massimalisti socialisti della provincia[35] con lobiettivo di difendere e riconquistare i diritti dei lavoratori organizzati[36]. Una delle prime azioni della nuova intesa fu quella di celebrare la festività del 1º maggio. Farinacci, conosciuto a questo punto anche come il ras di Cremona ne impedì lo svolgimento in diverse località e a Cremona pretese di poter parlare dal palco organizzato dalle due leghe unite così le forze dellordine per evitare disordini preferirono spostare la manifestazione al 7 maggio[37]. La celebrazione riuscì soltanto a Soresina e a Crema, in questultima località il corteo si snodò fin davanti alla chiesa nello sventolio di bandiere rosse associate a quelle bianche[36]. La fusione tra le due leghe rimase un fatto isolato e fu vista però con molto disagio dal Partito Popolare e dal Partito Socialista[38]. Farinacci nello scontro con le leghe fu facilitato anche dalle imposte fiscali che molte amministrazioni socialiste imponevano in modo spesso vessatorio nei confronti del contado[39]. Contro queste, nella primavera 1922, indisse uno sciopero che secondo le relazioni di Pubblica Sicurezza ottenne un certo successo[38]. Le squadre dazione, che nel 1922 si erano nel frattempo alleate con gli agrari, dato anche lalto numero di adesioni, erano avvantaggiate nel favorire i propri tesserati. Infatti, fortemente indebolite le altre organizzazioni sindacali, solo i sindacati fascisti erano in grado di garantire la pace sociale[38]. Nel frattempo al maggio 1922 il numero dei Fasci era salito a 107, mentre i tesserati erano oltre trentunomila[38]. Secondo una relazione dellIspettore Generale di Pubblica Sicurezza Paolo Di Tarsia, datata 28 maggio 1922, sotto la guida di Farinacci il fascio della provincia di Cremona, organizzazione che ora sta trasmodando per la sua violenza, era divenuto espressione e difensore della locale Associazione dei datori di lavoro (lassociazione degli agrari e dei proprietari fondiari, che aveva preso il posto della disciolta Federazione agraria); secondo voci, riportate come affidabili da Di Tarsia, in quel periodo lon. Farinacci (eletto deputato) riceveva finanziamenti dagli agrari; comunque, per la direzione e la redazione del periodico Cremona Nuova, Farinacci riscuoteva dallAssociazione dei datori di lavoro un compenso di 15.000 lire annue; nel suo rapporto, lispettore Di Tarsia conclude al riguardo che il fascio è, se non perfettamente al servizio dei proprietari, certamente da essi sostenuto[40]. Lo scontro con le amministrazioni socialiste[modifica | modifica sorgente] Ottenuto il controllo delle campagne Farinacci si rivolse alle città e il primo obiettivo divennero le amministrazioni socialiste, in particolare Cremona dove i socialisti avevano unampia maggioranza. Lattacco allamministrazione socialista di Cremona fu preceduto da intimidazioni ai rappresentanti politici i quali erano così impossibilitati a svolgere le proprie funzioni e disertavano quindi laula[41]. Il 3 luglio 1922, constatata lassenza del pro-sindaco Giuseppe Gandolfi che lanno precedente, dopo le dimissioni di Tarquinio Pozzoli aveva rifiutato di ricoprire la carica[42] Farinacci richiese al prefetto di rimuoverlo[41]. Non ottenuta risposta, il 6 luglio 1922 le squadre dazione, composte da circa un migliaio di squadristi[41], occuparono la città. Le forze dellordine, che pur avevano ordine di reprimere i moti altresì avevano esplicito divieto di ricorrere alle armi da fuoco e furono impossibilitate a reagire[41]. La camera del lavro fu facilmente occupata, così come il Municipio e alcune abitazioni private come quella di Guido Miglioli che fu distrutta[41]. Farinacci si autoproclamò sindaco[8] facendo issare sul balcone il gagliardetto fascista[37]. Loccupazione della città durò fino al 18 luglio quando gli squadristi, dietro un espresso ordine di Mussolini si ritirarono[43]. Lamministrazione comunale fu commissariata dal prefetto[6][43]. Nel giro di una settimana tutti gli amministratori pubblici della provincia di Cremona, sia socialisti, sia popolari decisero di dimettersi[43][44]. Questa scelta dei socialisti e dei popolari nella provincia di Cremona fece guadagnare consensi al fascismo e fece poi fallire lo sciopero legalitario proclamato alcuni mesi dopo[45]. Sempre alla guida delle squadre dazione[8], il 3 e il 4 agosto 1922 le squadre di Farinacci presero parte a Milano alloccupazione di Palazzo Marino da cui fu cacciata lamministrazione socialista e poi alla fallita azione a Parma[37]. Intanto il patto di pacificazione a Roma, sottoscritto da fascisti e socialisti ai primi di agosto fu contestato da Farinacci che lo definì un oltraggio alla memoria dei nostri morti e dal quel momento assunse la leadership dello squadrismo più intransigente[37][8] e dal vecchio settimanale fondò un nuovo quotidiano Cremona nuova[8]. Gli assalti contro le cooperative rosse, nonostante che Mussolini ricercasse più moderazione, continuarono[46] e le stesse forze dellordine in data 16 settembre lo avessero ufficialmente diffidato dal contestare i deputati Garibotti e Miglioli[47]. Il 3 ottobre 1922 Farinacci, con le proprie squadre si spostò a Trento dove assunse il comando di tutti gli squadristi che erano confluiti laggiù per pretendere le dimissioni del commissario civile Luigi Credaro che era accusato di scarso impegno nella difesa della minoranza italiana in Alto Adige[48]. Credaro, anche su consiglio delle autorità militari, si dimise il 5 ottobre[49]. Il 17 ottobre 1922 il governo italiano soppresse la figura del commissario civile e al suo posto fu nominato un prefetto con giurisdizione anche sullAlto Adige[50] La presa di Cremona[modifica | modifica sorgente] La notte tra il 27 ottobre e 28 ottobre 1922, ancora prima che iniziasse ufficialmente la Marcia su Roma, le squadre cremonesi di Farinacci si mossero per occupare i punti strategici della città[6][2][51]. Davanti alla Prefettura, durante lassalto gli squadristi furono accolti a fucilate dal palazzo ma Farinacci ordinò di non retrocedere e di non rispondere al fuoco: Fermi, non sparate, sono colpi a salve[52] ma lo squadrista Antonio Vicini, fondatore del Fascio di Vicomascano, che era al suo fianco cadde colpito a morte[53][51][54]. In tutto vi furono una decina di caduti tra gli squadristi[6][52]. Il giorno seguente lassalto fu rinnovato e gli squadristi penetrarono nella Prefettura, Farinacci raggiuse lufficio del colonnello Petrini il quale gli comunico lintenzione di rassegnare i poteri. Dal balcone del palazzo Farinacci annunciò la vittoria[55][51] e il colonnello Petrini, che comandava il locale presidio, gli consegnò ufficialmente la città[51]. Nelle giornate tra il 27 e il 31 ottobre in tuttItalia i fascisti caduti furono complessivamente trenta di cui 10 nella provincia di Cremona[56][57]. Lo squadrismo, del resto, ben si addiceva al carattere sanguigno di Farinacci, che pur essendo indubbiamente più che portato per la politica, la interpretava comunque con riferimenti di fisicità che sollecitavano il lato violento del regime. Non soddisfatto del fascismo al potere, numerosi furono i suoi richiami ad una seconda ondata rivoluzionaria[58][51] che avrebbe dovuto spazzare immediatamente i residui dello Stato liberale[59]. In questa sua critica non esitò ad attaccare anche i simboli del costituito regime che a suo avviso avevano imborghesito il fascismo come Gabriele DAnnunzio il quale rispose dandogli del goffo turiferario[51]. Le prese di posizioni di Farinacci, che marcavano una netta distanza da Mussolini[59], lo resero inviso al Duce che lo allontanò dal Gran Consiglio del Fascismo, allora Farinacci si dimise da console generale della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale[60]. Infatti, con lintento di istituzionalizzarle e di porle sotto stretto controllo dal 1º febbraio 1923 nella Milizia erano confluite tutte le squadre dazione. Farinacci iniziò a guidare la corrente più intransigente legata alle squadre, chiamata anche dei terribilisti[51]. Il quadrumviro Emilio De Bono lo avvertì che rischiava laccusa di ammutinamento e il deferimento al tribunale[60][51]. Lo storico Giordano Bruno Guerri distinse tra due anime, quella di sinistra del fascismo che solitamente faceva capo ai leader dello squadrismo, che voleva portare a termine la Rivoluzione fascista[58] e lanima di destra che invece puntava ad un ristabilimento dellordine secondo i dettami conservatori[58]. La segreteria nazionale[modifica | modifica sorgente] Farinacci fu eletto nuovamente il 6 aprile 1924 nelle elezioni politiche italiane del 1924[61]. Il 30 maggio, allapertura della Camera, fu tra i parlamentari che più volte interruppero il discorso di Giacomo Matteotti[62] nel corso del quale accusò i fascisti di aver vinto le elezioni con brogli elettorali. Nel periodo in cui Matteotti sparì e ancora nulla si sapeva sulla sua reale fine fu tra coloro che maggiormente sostennero Mussolini[60][62]. Farinacci, nel momento in cui Mussolini si sentiva perso passò al contrattacco contro lopposizione[61] che ne richiedeva le dimissioni come più tardi rievocò: « Solo, dico, ti ripeto, solo, ero al tuo fianco in quelle indimenticabili giornate di palazzo Chigi, quando io, per alleviare la pressione avversaria su di te, incominciai a strepitare contro tutto e contro tutti, sì da riuscire nellintento: quello di attirare su di me tutti gli odi e tutte le minacce. I pavidi, i senza fede e gli opportunisti del fascismo si schierarono contro di me; essi furono allora vinti . » (Roberto Farinacci in una lettera inviata a Mussolini dell8 luglio 1926[62]) Quando verso settembre la situazione iniziò a stabilizzarsi e Mussolini senti di aver ripreso le redini invitò Farinacci a moderare i discorsi: Devi agitare non un ulivo, ma unintera foresta di ulivi[62]. Per Farinacci, auspicante una nuova ondata rivoluzionaria[61], però la sfida con le opposizioni aventiniane andava chiusa se non è sufficiente la scopa, si adoperi la mitragliatrice[59] e appoggiò il 31 dicembre i trentatre consoli della MVSN che incontrarono Mussolini garantendo la propria fedeltà ma reclamando una svolta politica. Fu la vittoria dellestremismo farinacciano, infatti il 3 gennaio 1925 Mussolini in Parlamento si assunse la responsabilità morale dellomicidio Matteotti e varò le cosiddette leggi fascistissime con cui avvio il nuovo Regime. Il 12 gennaio Farinacci fu nominato segretario nazionale del Partito Nazionale Fascista e, soddisfacendo gli estremisti[59], pose un freno allassalto alle cariche che era avvenuto negli anni precedenti[63]. Nel frattempo il suo giornale Cremona Oggi cambiò nome diventando Il Regime Fascista, lunico giornale fascista insieme al Popolo dItalia, e spesso in dissenso, a raggiungere la tiratura nazionale[61][63]. Ebbe inoltre la direzione della Cassa di Risparmio Lombarda; in un affare di concessioni pubbliche riguardante le terme di Salsomaggiore favorì una cordata di suoi amici, ottenendone in cambio sostanziosi emolumenti[61]. Roberto Farinacci alla cerimonia di fondazione di Predappio Nuova La strategia di Mussolini dopo la marcia su Roma prevedeva, fra laltro, leliminazione di ogni margine di autonomia politica del Partito Nazionale Fascista, vale a dire che Mussolini intendeva sottoporre totalmente alle sue direttive il PNF[64]. Su questo punto si ebbe, durante la segreteria di Farinacci, il principale motivo di contrasto fra lui e Mussolini; Farinacci avrebbe voluto, infatti, porre la figura del segretario del partito sullo stesso livello dimportanza politica del capo del governo, mantenendo il partito autonomo rispetto al governo e alimentando così una situazione di dualismo di potere tra Farinacci e Mussolini, situazione che era ovviamente inammissibile per questultimo[65]. Il 30 agosto 1925, Farinacci, accompagnato da Italo Balbo, si recò a Forlì per compiere un gesto di grande importanza propagandistica: la fondazione di Predappio Nuova, allo scopo di celebrare il luogo natale di Benito Mussolini. Tutto questo non sanava una contrapposizione che sempre avrebbe diviso Farinacci dal suo Duce, che egli riconosceva come capo, stimava e amava, ma cui rimproverava (anche pubblicamente, e non solo per propaganda) di essere eccessivamente liberale e morbido, costantemente ponendoglisi in controscena nel produrre proposte più decise ogni volta che Mussolini gli pareva poco incisivo. Farinacci divenne così la figura di riferimento del fascismo intransigente e venne ad assumere in qualche modo un ruolo di opposizione interna al regime, ruolo che riuscì negli anni a mantenere (grazie al suo prestigio personale), nonostante i ripetuti tentativi da parte di Mussolini di liquidarlo politicamente e anche di ottenere la sua espulsione dal partito[66]. Tuttavia, né Farinacci né lintransigentismo fascista tentarono mai di portare la loro opposizione alle sue logiche conseguenze, vale a dire mai cercarono di impossessarsi del potere scalzandone Mussolini, e questo per vari motivi: perché lintransigentismo fascista riscuoteva scarso consenso nel paese, e in particolare godeva di ben scarso consenso nellesercito; perché si trattava di una componente poco coesa, che Mussolini riuscì sempre a dividere, cooptando nel regime individui e gruppi; perché gli intransigenti erano dotati perlopiù di scarso carattere e avevano idee politicamente piuttosto confuse, e, al dunque, posti di fronte al rischio di perdere quel poco di potere che il regime comunque assicurava loro (soprattutto a livello locale), si tiravano indietro[67]. Tutto ciò permise a Mussolini, dopo il 1925, di estromettere Farinacci dalla segreteria del partito e di procedere inoltre, negli anni successivi, ad una graduale epurazione, emarginando ed espellendo dal partito i più vivaci fra i quadri e gli iscritti intransigenti[68]. Linizio dellirreversibile declino politico di Farinacci si ebbe allindomani delleccidio di antifascisti che fu perpetrato in Toscana dagli squadristi nei giorni fra il 3 e il 5 ottobre 1925, espressione di ciò che uno storico autorevole ha definito bestiale violenza del fascismo toscano (che confermò il suo triste primato di più feroce tra quelli della penisola)[69]. Preoccupato per leco negativa che questi tragici fatti stavano suscitando nellopinione pubblica italiana e internazionale, Mussolini, nella riunione del Gran Consiglio del fascismo del 5 ottobre 1925, fece approvare un ordine del giorno riservato, che disponeva fra laltro lo scioglimento immediato di qualsiasi formazione squadristica e lespulsione dal partito di chiunque non ottemperasse a tale ordine[70]. Di fronte alla riluttanza di Farinacci a far applicare questo ordine del giorno (che segnava per lui una grave sconfitta politica), Mussolini inviò a Farinacci stesso, il 13 ottobre 1925, un durissimo telegramma, nel quale, dopo aver riaffermato il proprio potere assoluto e la natura autocratica del suo regime, Mussolini accusava tra le righe Farinacci di proteggere dei criminali in seno al partito: « Non ammetto squadre di nessuna specie e non ammetto che si revochi in dubbio esistenza ordine giorno Gran Consiglio che non fu votato perché i miei ordini non si votano, si accettano e si eseguiscono senza chiacchiere aut riserve perché Gran Consiglio non è parlamentino e nel Gran Consiglio non si è mai - dico mai - proceduto a votazioni di sorta. [...] Mio ordine è preciso tutte le formazioni squadristiche a cominciare dai corsari neri del troppo loquace Castelli saranno sciolte a qualunque costo dico a qualunque costo. E gran tempo di fare la separazione necessaria: i fascisti coi fascisti; i delinquenti coi delinquenti; i profittatori coi profittatori e soprattutto bisogna praticare intransigenza morale dico morale. » (Benito Mussolini[71]) Nel marzo 1926, dopo larresto degli assassini di Matteotti, nonostante che Mussolini non volesse che al processo di Chieti venisse dato ampio risalto[63], Farinacci assunse la difesa di Amerigo Dumini. Farinacci, rendendo il processo politico, dichiarò: Il processo non si farà al regime, si farà alle opposizioni[72]. Gli assassini di Matteotti furono condannati a pene lievi ma già il 30 marzo 1926 Farinacci fu costretto alle dimissioni[72]. Il ritorno a Cremona[modifica | modifica sorgente] Roberto Farinacci nel 1930 Dopo le dimissioni da segretario ritornò a Cremona dove svolse lattività di avvocato ottenendo notevoli guadagni[73] grazie probabilmente anche alla posizione che ricopriva[74], e scrivendo numerose lettere a Mussolini dove lanciava critiche ai più svariati aspetti del regime[73][75], cui Mussolini solitamente o non rispose o rispose con poche righe[73]. Intanto Il Regime Fascista cui si dedicò attivamente arrivò a vendere 150mila copie[72] e le posizioni intransigenti espresse coagularono intorno a Farinacci le simpatie dei fascisti più intransigenti che sognavano un ritorno al fascismo delle origini[72]. Nacque anche la tentazione di fare di Farinacci una sorta di antiduce da contrapporre al moderato Mussolini[60][72], tanto che quando il 31 ottobre 1926 Mussolini subì a Bologna un attentato dallanarchico Anteo Zamboni si diffuse la notizia che Farinacci potesse esserne stato lispiratore[72]. Lipotesi del complotto farinacciano allorigine del caso Zamboni ha tuttora diversi sostenitori.[76] Le critiche che Farinacci riportava sul giornale nei confronti di numerosi gerarchi gli valsero il nomignolo di suocera del regime[73]. Gli articoli sul giornale gli alienarono le simpatie degli altri gerarchi e provocarono non poche tensioni[73]. Farinacci in visita allomonima colonia fluviale Le sue posizioni anticlericali[72] crearono anche alcuni intoppi nel lavoro diplomatico che il regime andava intessendo con la Chiesa cattolica per lelaborazione del Concordato che sarebbe stato poi sottoscritto nel 1929. Il suo giornale fu successivamente di tanto in tanto oggetto di censure, sequestri, ammonimenti. E forse anche per gli attacchi ad Arnaldo Mussolini, fratello del Duce, del quale insinuò senza prove che avesse ottenuto finanziamenti occulti per il Popolo dItalia. Lo scandalo Belloni[modifica | modifica sorgente] Nel 1928, dalle colonne de Il Regime Fascista, dopo aver acquisito un memoriale scritto da Carlo Maria Maggi, precedente federale di Milano accusò Ernesto Belloni, podestà di Milano, come responsabile di pubbliche malversazioni. Insieme al podestà fu accusato anche il federale fascista Mario Giampaoli, la cui vita di lussi era ulteriormente impreziosita dalla passione per il gioco dazzardo. Secondo le accuse Belloni aveva costruito una fitta rete di rapporti privilegiati con industriali e affaristi sino al punto di essersi garantito una maxi-tangente ritagliata da un colossale prestito erogato al comune di Milano (circa 30 milioni di dollari degli anni venti). La vicenda suscitò immediatamente un certo nervosismo da parte di Mussolini, che la seguiva attentamente, conscio della potenziale grave lesione allimmagine del nuovo stato fascista inviò Achille Starace per condurre le indagini e risolvere la situazione. La pubblicazione delle notizie aveva destato anche lattenzione della magistratura che aprì nel settembre 1930 un pubblico processo (che avrebbe confermato le accuse). Mussolini nel frattempo destituì Giampaoli prima del processo, ma anche Maggi fu allontanato. Il ritorno in politica[modifica | modifica sorgente] Rappresentanza PNF capodanno 1935, Farinacci sulla destra Con la nomina a segretario nazionale del PNF di Achille Starace Farinacci terminò la propria opposizione a Mussolini dedicandosi esclusivamente allattività forense e allo sport come la scherma e le Mille Miglia[72]. Con la battaglia del grano Cremona fu una delle provincie italiane ad ottenere i migliori risultati[72]. Curiosamente in questo periodo Farinacci si caratterizzò per la propria opposizione al Nazionalsocialismo di Adolf Hitler che di lì a poco assunse in Germania il potere[72]. Nel gennaio 1935 Mussolini decise di riportare Farinacci nella politica e lo reintegrò nel Gran Consiglio del Fascismo[72]. Il tenente Roberto Farinacci in Africa Orientale Con la guerra dEtiopia, il selvaggio Farinacci (comera affettuosamente chiamato dai suoi fedelissimi) il 7 febbraio 1936 partì volontario come tenente dellaviazione[77] con la squadriglia La Disperata di Galeazzo Ciano. Durante un volo aereo perse la rotta e dovette atterrare in territorio nemico restandovi finché non fu recuperato da Bruno Mussolini[72]. Come aviatore fu decorato con la medaglia dargento al valor militare[72] citando le 32 missioni di guerra e le 112 ore di volo[78]. Il 4 maggio, un giorno prima della fine della guerra, durante il lancio di una bomba a mano che esplose in anticipo, perse la mano destra: si pensò inizialmente durante una esercitazione bellica ma poi si seppe che in realtà fu per un incidente occorsogli mentre pescava con le bombe a mano in un laghetto presso Dessiè[78][72]. La mutilazione fu comunque considerata come ferita bellica e ne ottenne un vitalizio (devoluto però in opere di beneficenza)[senza fonte]. Rientrato in Italia la sua fama ne fu accresciuta[78], ma fu comunque soprannominato da Ettore Muti il martin pescatore[79][72]. Nel 1937 fu inviato presso Francisco Franco direttamente da Mussolini come osservatore militare in Spagna durante la guerra civile spagnola, le sue relazioni furono tecnicamente assai lucide, delineando un quadro prospettico alquanto critico[80]. Lantisemitismo di Farinacci[modifica | modifica sorgente] Durante la guerra di Spagna, dove aveva avuto un confronto diretto con i tedeschi e lideologia nazionalsocialista, aderì in parte alle teorie razziste tanto che rientrato in Italia entrò in contatto con Giovanni Preziosi e la sua rivista La vita italiana[80] con la quale a breve, con larticolo Matrimonio damore, formalizzò ununione con Il Regime Fascista[81]. Farinacci rilevò come le battaglie sostenute dai due fogli fossero sempre state le stesse e nelle sue intenzioni il giornale di Preziosi si sarebbe trasformato in una rivista esclusivamente politica di approfondimento destinata ad un ristretto numero di lettori[82]. Posizioni antisemite si erano già rilevate su Il regime fascista a partire dal 1934, per la prima volta su un importante quotidiano nazionale[83]. Larresto avvenuto l11 marzo 1934 di alcuni ebrei italiani che dalla Svizzera stavano rientrando in Italia con stampati e libelli antifascisti provocò a partire dal 30 marzo una dura campagna stampa che presentò tutti gli ebrei come elementi non nazionali[84]. Levento creò una frattura fra gli stessi cittadini ebrei italiani dei quali alcuni, come il presidente della comunità milanese, presero posizione contro gli arrestati ribadendo la propria fedeltà allItalia[85]. Negli anni successivi in Italia la polemica antiebraica si attenuò[86] per ritornare sporadicamente come il 12 settembre 1936 quando un corsivista anonimo del quotidiano di Farinacci fece proprie le teorie antisemite di Joseph Goebbels esposte al congresso nazista di Norimberga in cui indicava trecento esponenti dellUnione Sovietica come di origine ebraica[87]. Nel 1938 su Il Regime Fascista ricominciò una intensa campagna antisemita e Farinacci stesso prese posizione contro situazione politica di Trieste, città in cui i cittadini di religione ebraica erano numerosi e spesso ricoprivano incarichi di potere[88]. Il Piccolo di Trieste, diretto da Rino Alessi, prese le difese degli ebrei sostenendo che la città rappresentava un caso speciale in cui costoro avevano sempre ricoperto posizioni di prestigio[89]. Ladesione alle teorie razziali tedesche da parte di Farinacci non è totale, infatti nei tedeschi lui vede principalmente gli apportatori di una nuova ideologia più pura da contrapporre al fascismo italiano ormai imborghesito[90][91] e il razzismo diventa il pegno da pagare[92]. Cionostante continuò a tenere al proprio fianco la sua segretaria Jole Foà che era ebrea[73][93]. La sottoscrizione del Patto dAcciaio nel maggio 1939 rappresentò una vittoria per la corrente farinacciana, il cui leader era ormai soprannominato Il tedesco[93]. Lintroduzione delle leggi razziali fasciste nel 1938 fu seguita con interesse dal Regime fascista[94] e nel novembre dello stesso anno, presso lIstituto di Cultura fascista di Milano, Farinacci prese parte ad una conferenza relativa ai rapporti tra Chiesa cattolica ed ebrei tenuta insieme allarcivescovo Schuster. Lalto prelato, trattando della tradizione cattolica e rifacendosi allapostolo Paolo aveva sottolineato che tutti i popoli discendenti dallo stesso Dio avrebbero dovuto riconoscersi tutti fratelli[95]. Farinacci, prendendo spunto dalle parole dellarcivescovo, sostenne che erano stati proprio gli ebrei a volersi sottrarre dalla comune fratellanza e li definì quindi come una razza inconfondibile e inassimilabile[95]. Nei mesi successivi Farinacci assunse un atteggiamento fortemente polemico nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche, richiamandosi allantisemitismo storico della Chiesa per sottolineare come la politica razzista del Fascismo non facesse altro che proseguire nella stessa tradizione e soprattutto ammonendo la Chiesa a non interferire in questioni politiche, in relazione al progressivo avvicinamento del Partito Fascista alla Germania hitleriana[96]. Secondo alcuni, Mussolini avrebbe deciso di sfruttare queste aperture di Farinacci per affidargli i ruoli impopolari dellintroduzione delle leggi razziali fasciste nel 1938. Secondo altri Farinacci, che era stato tra i firmatari del Manifesto della razza, avrebbe premuto per potersene occupare, convinto della loro opportunità politica. La guerra[modifica | modifica sorgente] Farinacci a fine anni Trenta, si nota in primo piano il braccio sostituito con un moncherino di cuoio « Io ho la sensazione che la Germania in brevissimo tempo metterà in ginocchio la Polonia e procederà contro la linea Maginot che, sotto lurto di mezzi ultrapotenti, cederà, lasciando ai tedeschi di arrivare in brevissimo tempo a Parigi. La Germania deve vincere in pochissimi mesi, altrimenti, se la guerra dovesse durare qualche anno, la vittoria arriderebbe sicuramente, sebbene dopo sacrifici enormi, allInghilterra e alla Francia, a cui gli Stati Uniti non negheranno in seguito il loro appoggio » (Roberto Farinacci allo scoppio della seconda guerra mondiale[97]) Farinacci fu un convinto sostenitore della necessità di entrare in guerra[73][93], tesi che sostenne anche il 7 dicembre 1939 nella penultima riunione del Gran Consiglio del Fascismo attirandosi linimicizia di Balbo, Grandi, Ciano e Badoglio[93]. Quando poi la guerra fu dichiarata, Farinacci prese parte agli ultimi scampoli della campagna di Francia. Il 22 febbraio 1941 fu inviato in Albania, come Ispettore generale della Milizia: qui, appoggiato anche da Pietro Cavallero, accusò Pietro Badoglio di essere il principale responsabile della pessima campagna bellica in Grecia[98][93] risultando determinante nel fargli perdere il ruolo di Capo di Stato Maggiore[98]. Caduto nuovamente in disgrazia, anche perché non rinunciava mai ad eccedere nei giudizi, fece ritorno a Cremona dove dal suo giornale ricominciò a lanciare critiche alla gestione della guerra e a Mussolini provocando così ripetuti sequestri del quotidiano[93]. Passò gran parte del periodo bellico a Cremona muovendosi poi per recarsi a Roma al Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943. Venuto in giugno a conoscenza di un complotto ordito da ambienti filo-monarchici per sostituire Mussolini, avvertì il Duce il quale però non reagì[99]. La mancanza di reazione di Mussolini lo convinse che fosse necessario provvederne alla sostituzione, opinione che confermò lo stesso 16 luglio ad altri gerarchi[99]. Il 21 luglio mostrò a Mussolini un ulteriore foglietto in cui il generale Cavallero gli confermava le manovre dei congiurati: Caro Farinacci, fai sempre maggiore attenzione. Grandi e C. congiurano per scalzare Mussolini ma il loro gioco sarà in qualche modo vano, perché la Real Casa, con Acquarone, conduce la lotta per conto proprio e li giocherà tutti[99]. Il 25 luglio 1943, nel corso della riunione del Gran Consiglio del Fascismo si oppose allordine del giorno Grandi e presentò una propria mozione in cui sostanzialmente proponeva le medesime cose contenute nella mozioni Grandi ma con lobiettivo, invece di consegnare il comando delle forze armate al Re, ma in ununione materiale di Comando con i tedeschi[100][99]. Pronunciò quindi il proprio discorso in cui riaffermò la propria fedeltà a Mussolini e al fascismo[99] e respinse anche la proposta di Ciano di unificare le due mozioni[99]. La vittoria con ampia maggioranza della mozione Grandi rese inutile la proposta di Farinacci in quanto ormai superata[99]. La stessa sera, venuto a conoscenza dellarresto di Mussolini, si rifugiò nellambasciata tedesca e il giorno successivo fu trasferito a Monaco. La Repubblica Sociale[modifica | modifica sorgente] Novembre 1943 Farinacci in visita al distretto militare di Cremona Probabilmente i tedeschi, prima di insediare Mussolini alla guida della Repubblica Sociale Italiana pensarono a Farinacci come capo della Repubblica Sociale Italiana ma poi lo lasciarono in disparte[101] e non ricoprì alcun incarico[98][73]. Pertanto ritornò al proprio giornale a Cremona dove riprese ad attaccare i propri avversari[99] e difendendo senza esitazione[102] la causa della Germania nazista[97]. Confidando quasi fino alultimo nella vittoria finale, sul suo giornale diede ampio spazio a teorie relative ad una ripresa militare tedesca e al ricorso delle armi segrete[103]. Il 29 settembre 1943, con larticolo Eccomi di ritorno pubblicato sul Regime fascista si ripresentò in Italia nelle consuete vesti di leader dellestremismo fascista in cui accusò lantifascismo di persecuzioni inumane verso i fascisti e denunciando lomicidio di Ettore Muti[104]. In previsione del congresso di Verona il suo programma politico si ispirò ad un ritorno al fascismo delle origini[105]. Nel corso della fase istruttoria del processo di Verona Farinacci fu indicato da Galeazzo Ciano come testimone a favore ma la sua testimonianza non fu ammessa[106]. Per tutta la durata della Repubblica Sociale la situazione a Cremona rimase tranquilla[107] e Farinacci non subì alcun attentato partigiano anche se dagli stessi fu spesso additato come un nemico da colpire[108] essendo chiaro che, pur non avendo alcuna influenza sul governo di Mussolini, non avrebbe mai rinnegato il fascismo[108]. Esperto giornalista favorì la nascita del giornale La Crociata Italica di don Tullio Calcagno che fu stampato nella stessa tipografia del Regime Fascista[109][110] ed arrivò alla tiratura record di centocinquantamila copie[110]. Già nellagosto 1943, dopo la caduta del fascismo nel centro-sud, il nuovo governo Badoglio lo pose sotto inchiesta con laccusa di illeciti arricchimenti[111], laccusa che lo seguì anche dopo linsediamento della Repubblica Sociale e per il qual fatto fu insediata una commissione apposita presieduta dal ministro della Giustizia Piero Pisenti che era un suo vecchio avversario[111]. La questione si concluse nel settembre 1944 con una serie di proscioglimenti[112]. La fucilazione[modifica | modifica sorgente] Il 25 aprile 1945 il vecchio avversario Guido Miglioli volle incontrarlo per offrirgli la resa[113], ma Farinacci si rifiutò: Non siamo ancora alla fine[114]. In seguito allo sfaldarsi della Repubblica Sociale per lavanzata degli alleati, Farinacci lasciò Cremona il 27 aprile 1945 diretto in Valtellina[115][114][116][117] insieme a un manipolo di fedeli, ma giunto nei pressi di Bergamo decise di staccarsi dalla colonna per recarsi a Oreno insieme alla marchesa Carla Medici del Vascello[114] segretaria dei Fasci femminili[97]. Il cambio di percorso fu fatale poiché a Beverate la macchina fu investita dal fuoco di una pattuglia partigiana e Farinacci fu catturato[118][119]. Lautista rimase fulminato mentre la marchesa morì alcuni giorni dopo per le ferite riportate[114]. Fucilazione di Roberto Farinacci il 28 aprile 1945 a Vimercate, in nessun momento dimostrò paura[120] Il giorno dopo, il 28 aprile, Farinacci fu sommariamente processato in una sala del Comune di Vimercate[121][118][122] in cui anche alcuni colpi di fucile furono esplosi in aria[114]. Farinacci tentò una difesa: Portatemi a Cremona. Là vi diranno che ho fatto del bene e che bisogna liberarmi[114] e contestò ogni singola accusa[97]. I giudici esitarono nel pronunciare la condanna a morte[114], infatti i rappresentanti della Democrazia Cristiana e del Partito Liberale Italiano propendevano per consegnarlo agli Alleati[123][124] mentre ebbero un peso decisivo i rappresentanti del Partito Comunista Italiano e del Partito Socialista Italiano[125]. Portato nella piazza principale di Vimercate[124] consegnò a don Attilio Bassi una forte somma che si era portato dietro da Cremona da devolvere ai poveri[97]. Rifiutò di farsi bendare e pretese di essere fucilato al petto come i militari[97][114], ma ciò gli fu rifiutato. Nonostante fosse stato posto fronte al muro Farinacci riuscì a divincolarsi e a girarsi, così i partigiani spararono in aria. Alla seconda scarica, riuscì nuovamente a girarsi, venendo colpito al petto. Prima di morire le sue ultime parole furono Viva lItalia[115][118][126][127]. Roberto Farinacci fu sepolto inizialmente a Vimercate e solo nel 1956 la famiglia ottenne di farne trasferire le spoglie nella tomba di famiglia a Cremona nel Cimitero Civico. Onorificenze[modifica | modifica sorgente] Medaglia dargento al valore militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia dargento al valore militare Medaglia di Bronzo al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di Bronzo al Valor Militare Ordine Civile di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria Ordine Civile di Savoia Cavaliere di Gran Croce dellOrdine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dellOrdine dei Santi Maurizio e Lazzaro Cavaliere di Gran Croce dellOrdine della Corona dItalia - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dellOrdine della Corona dItalia Cavaliere di gran croce dellOrdine coloniale della Stella dItalia - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di gran croce dellOrdine coloniale della Stella dItalia Cavaliere di Gran Croce dellOrdine di Skanderbeg - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dellOrdine di Skanderbeg 2 Croci al Merito di Guerra - Concessione per Valore Militare - nastrino per uniforme ordinaria 2 Croci al Merito di Guerra - Concessione per Valore Militare Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria Croce al merito di guerra Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa orientale (ruoli combattenti) - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia commemorativa delle operazioni militari in Africa orientale (ruoli combattenti) Medaglia di benemerenza per i volontari della Campagna in Africa Orientale (1935 – 1936) - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di benemerenza per i volontari della Campagna in Africa Orientale (1935 – 1936) Medaglia commemorativa nazionale della Guerra 1915-1918 - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia commemorativa nazionale della Guerra 1915-1918 Medaglia commemorativa dellUnità dItalia - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia commemorativa dellUnità dItalia Medaglia Commemorativa Italiana della Vittoria - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia Commemorativa Italiana della Vittoria Medaglia di Benemerenza per i Volontari della Guerra Italo-Austriaca 1915-1918 - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di Benemerenza per i Volontari della Guerra Italo-Austriaca 1915-1918 Croce di anzianità (10 anni) nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale - nastrino per uniforme ordinaria Croce di anzianità (10 anni) nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale Medaglia commemorativa della Marcia su Roma - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia commemorativa della Marcia su Roma Medaglia Commemorativa della Guerra di Spagna (1936-38) - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia Commemorativa della Guerra di Spagna (1936-38) Medaglia Commemorativa della Spedizione in Albania - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia Commemorativa della Spedizione in Albania Medaglia ai Benemeriti delle Arti - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia ai Benemeriti delle Arti Cavaliere di Gran Croce Ordine dellAquila Tedesca - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce Ordine dellAquila Tedesca Gran Ufficiale dellOrdine del Gran Duca Gediminas (Lituania) - nastrino per uniforme ordinaria Gran Ufficiale dellOrdine del Gran Duca Gediminas (Lituania) Curiosità[modifica | modifica sorgente] Broom icon.svg Questa sezione contiene «curiosità» da riorganizzare. Contribuisci a migliorarla integrando se possibile le informazioni nel corpo della voce e rimuovendo quelle inappropriate. Nel 1915 Farinacci fu iniziato alla massoneria nella loggia Quinto Curzio di Cremona, aderente allobbedienza del Grande Oriente dItalia di Palazzo Giustiniani[128] dopo che laccettazione della sua domanda aveva portato ad una piccola scissione interna[129]. Espulso per indegnità, aderì allobbedienza della Gran Loggia di Piazza del Gesù[130]. Il 28 settembre 1924 fu ferito in duello dal principe Valerio Pignatelli. Nella città di Crema in ambienti antifascisti circolò una canzone goliardica che accusava Farinacci ormai inviso alla dirigenza del partito, di cercare un riconoscimento di status allinterno dello stesso, per arricchirsi nei territori di sua competenza. Il 10 maggio 2011 nel Cimitero di Cremona si suicida, sulla tomba di Roberto Farinacci, suo nipote Pietro Ercole Mola[131][132] molto noto a Cremona per il suo lavoro al Pronto Soccorso dellOspedale Civile di Cremona. Opere
Posted on: Thu, 07 Nov 2013 19:13:20 +0000

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