SALENTO - 5 I cento metri della vita non sono uguali per tutti, - TopicsExpress



          

SALENTO - 5 I cento metri della vita non sono uguali per tutti, ma per tutti possono essere infiniti , come infinito è il Salento . Ricordo l’uomo dei treni , un angelo pensoso dai capelli bianchi, e dal sorriso timido, che incontrai nel quartiere antico de Lu Rraona più di trent’anni fa. E’ uno di quelli che non si lasciano sfuggire l’infinito , e l’infinito era nei treni. “Quei treni – scrive Luigi Scorrano - che passavano anche a Natale, coi radi passeggeri nella luce fuggente dei finestrini ,quando l’allegra distrazione sembrava l’unico bene di tutti, nei falò con la loro bella fiamma di sarmenti , rapida a levarsi col suo mobile firmamento di scintille , e altrettanto rapida a crollare in quieta brace presto velata di cenere” ; l’infinito era ,(“è”) nell’uomo che “guarda ancora le stelle” e nella sua capacità di stupirsene: l’infinito è scritto nelle parole come amore amicizia fedeltà che oggi finiscono con i resti dei pranzi pasquali o natalizi ,dei panettoni o colombe, con i piatti e i bicchieri di carta , con il superfluo delle feste di tutti i giorni, nelle reliquie dello spreco , nei cassetti dell’immondizia che tappezzano la nostra civiltà attuale. Lui , Gigi Scorrano, è uno che si esalta se vede un orizzonte, non si dispera se deve smontare e rimontare una speranza, e non sparisce se deve lottare , anche se parte in svantaggio riesce a recuperare , anche se si sente a pezzi sa che non deve mollare , perché sta lì, ad un incollatura , anche se è stramorto anche se non ha più le gambe e il fiato, ma continua a scrivere, scrivere ricuperando il treno dell’antiveggenza , della memoria, della proezia , delle visioni , degli incubi e delle speranze. Fa parte anche lui di quei pattugliatori dell’ immaginazione , immerso nella meraviglia del silenzio, nell’esilio del silenzio, e riesce ad infiltrarsi , di soppiatto, nel corpo della poesia, e lotta strenuamente perché la grande battaglia della civiltà contadina non sia perduta, definitivamente sommersa. L’infinito lo rivedo in Mesciu Ninu Russu, che assomiglia ad una nuvola in calzoni grigi, davanti alla chiesa matrice , dedicata a Maria Maddalena , e che mi dice , Sto qui da un tempo immemorabile , ma nessuno mi vede , e in effetti per vedere quest’artigiano raffinato , che costruisce giocattoli con fili di spago, pezzetti di legno e turaccioli di sughero , con mani magiche ed enciclopediche , che accarezza atmosfere , e , nei suoi quarantasei chili scarsi , si muove come in assenza di gravità, bisogna avere occhiali particolari. Mesciu Ninu è sempe avvolto in un velo di malinconiosa immaginazione . Sto “in un infinito vuoto, un infinito niente , tutto è vuoto niente… e una fame di vento” ; ma mo’, non sai, mi faccio un goccetto , non sai , il vino era importantissimo per noi salentini , praticamente era tutto, lu mieru era il nostro piccolo infinito , ti dissetava e ti toglieva la fame , non sai , ti faceva ballare e ti curava le ferite del cuore , non sai , ed era poi un rifugio estremo alla nostra disperazione quasi insuperabile, non sai.
Posted on: Mon, 21 Oct 2013 22:11:24 +0000

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