SALVIAMO I “POVERI VECCHI” Chi è di Viareggio conosce i - TopicsExpress



          

SALVIAMO I “POVERI VECCHI” Chi è di Viareggio conosce i “Poveri Vecchi”, ovvero l’Istituto Sacro Cuore di Gesù, Associazione Onlus per l’assistenza agli anziani bisognosi. Non tutti sono però al corrente della difficile situazione in cui si trova: il destino di 48 assistiti, dei quali molti non autosufficienti, è segnato dalla mancanza dei fondi necessari perché possa continuare la quotidiana opera di assistenza diretta a queste persone e non pronosticare la chiusura dell’attività a fine anno, con conseguenze drammatiche per gli assistiti. La storia recente ha visto l’Associazione impegnare tutte le proprie risorse materiali nella ristrutturazione dell’immobile sede dell’Istituto, cosa che si era resa necessaria per adempiere agli obblighi delle vigenti Leggi in materia di RSA (residenze sanitarie assistite) e poter così aprire la strada alla convenzione con la Azienda Sanitaria Locale, e comunque per mettere a norma i vecchi impianti e rendere la struttura sicura e idonea a svolgere la propria attività. Uno sforzo notevole, riuscito in gran parte grazie ai fondi europei e alla vendita di immobili del patrimonio sociale frutto di vecchie donazioni. L’immobile si è dotato delle attrezzature sanitarie necessarie all’ assistenza, ogni impianto è a norma, gli ospiti sono assistiti da personale qualificato, medici, infermieri,fisioterapisti e animatori, affiancati da numerosi volontari che operano in un ambiente moderno e accogliente. Ciò nonostante, la ASL ha riconosciuto la convenzione solo per 10 anziani non autosufficienti anziché per tutti quelli effettivi, e le numerose richieste agli Enti Pubblici per avere maggiori contributi hanno avuto la stessa risposta: al momento non è possibile, vedremo nei prossimi anni. E allora: CHE FINE FARANNO I POVERI VECCHI? Che ne sarà di coloro che i prossimi anni non li hanno? Che succederà loro se nessuno interviene? E’ vero che esistono altri Istituti che operano nel Sociale, ma quanti non chiedono una retta ben più alta di un alto stipendio? I Poveri Vecchi si chiamano così proprio perché si fanno carico dei vecchi più poveri, quelli che non hanno una casa e che vivono unicamente della loro pensione, che è quella minima per la maggioranza degli ospiti attualmente residenti al Sacro Cuore. AIUTIAMO I POVERI VECCHI Anche tutti noi possiamo dare il nostro piccolo contributo (un piccolo aiuto da tanti fa tanto!), un euro al mese sono 12euro l’anno, è veramente poca cosa per noi giovani …..basta sacrificare uno o due aperitivi (in un anno!) Invito chi è vicino ad andare a trovare gli anziani, e tutti a versare un piccolo contributo utilizzando i seguenti riferimenti: MONTE DEI PASCHI DI SIENA - IBAN IT90Y0103024800000002923532 C/C POSTALE N. 10175552 Intestati all’Istituto Sacro Cuore di Gesù – via Pucci 65 Viareggio RIFLESSIONI SULLA SOCIETA’ Le Istituzioni portano i loro buoni motivi, è vero che le risorse finanziarie sono ai minimi termini, ma tutti hanno i loro motivi. Ci sono famiglie che non possono lasciare i loro anziani a casa da soli senza nessuno che li assista e ci sono famiglie che non hanno i mezzi economici per farlo. Il problema però rimane e mi chiedo se a fronte di tutti questi bei motivi per i quali non si può far niente di più non ci sia una causa diversa che sta al di sopra di tutto e di tutti, e che per questa causa alla nostra società “evoluta e moderna” conviene lasciare indietro i più deboli. RIFLESSIONI SULL’UMANITA’ Perché ignoriamo di avere tutti lo stesso destino? Perché privilegiamo i nostri giorni da giovani dimenticando che anche noi stiamo invecchiando? Un giorno saremo più deboli, più bisognosi e più indifesi. Ma se i giovani di oggi non si prendono cura dei loro vecchi, chi si curerà di loro domani? Perché è scontato che i giovani di oggi saranno i vecchi di domani, alcuni malati, i più fortunati solo vecchi, ma con i problemi dei vecchi e sarà difficile compiere da soli tutte quelle azioni quotidiane oggi così semplici,… quanti avranno una famiglia che si occuperà di loro, che darà loro l’amore e le coccole che meritano, o che invece non voglia sbarazzarsi di loro perché sono un ingombro, un peso troppo gravoso? Quanti avranno alle spalle una famiglia degna? E’ giusto pensare: “ci penserò quando sarò vecchio”? Ma se vengono a mancare i fondamenti della vita umana e la famiglia, al pari della società, diventa un ambiente per non-vecchi, dove l’anziano non è più un componente attivo, un punto di riferimento, un faro che illumina, bensì un problema da risolvere, come potremo un giorno pretendere che qualsiasi altro si occupi della nostra vecchiaia? E là dove la famiglia non c’è, che succede se viene a mancare anche l’opera del Sociale? Forse una parte del problema sta qui: se allontaniamo i nostri figli dagli anziani si creerà un vuoto tra generazioni, si alzerà un muro tra di esse e ignorandosi non potranno conoscersi. I vecchi saranno solo quelli che non servono, che danno noia, puzzano, sono scorbutici e brontoloni; i giovani saranno quelli che vanno troppo in fretta, troppo moderni, quelli che i vecchi non capiscono. Ecco, nessun dialogo, nessuno che parla, nessuno che ascolta … inevitabilmente ci si allontana, come si allontana la capacità di comprensione. Non è possibile capire l’evoluzione della nostra vita solo sulla base di nozioni e teorie se non la vediamo con i nostri occhi, attraverso la proiezione di noi stessi nei nostri “nonni”. Rimarrà qualcosa che non ci appartiene, qualcosa di cui non è importante occuparci. E gli anziani si sentiranno sempre più inutili, rifiutati e soli. Forse la colpa è anche nostra perché non sappiamo infondere nei nostri figli l’ottimismo che la vita merita, sempre, anche in mezzo alle difficoltà. Forse è colpa nostra se si sentono insicuri e preferiscono vivere la loro vita giorno per giorno, senza curarsi del loro domani. E la mancanza di fiducia in loro stessi e nel futuro li rende incapaci di concepire, programmare e costruire una vita che va oltre l’oggi, e così non saranno pronti ad affrontare con serenità la loro esistenza futura in ogni età, compresa la vecchiaia, quando invece non dovrebbero mai smettere, a qualunque età, di avere l’entusiasmo, la curiosità e la voglia di arrivare sempre un po’ più in là, a migliorarsi sempre più. Tutto questo mi fa immaginare un’umanità che non è unita, ma è divisa in tante razze diverse: la razza giovane e la razza vecchia; la razza uomo e la razza donna; la razza ricca e la razza povera, e quante altre ancora …. Invece di sentirci uniti nello stesso destino puntiamo l’obiettivo delle nostre piccole vite solo su noi stessi, o comunque troppo vicino a noi, tracciando una linea di confine che ci gira intorno. Cercando solo le nostre piccole felicità non riusciremo ad alzare lo sguardo dall’orizzonte del nostro basso confine e guardare al di là, ma così le nostre vite non potranno che rimanere piccole. Sono ancora pochi che riescono a fare grande la loro vita uscendo dai loro confini: sono più sensibili? Più disponibili? O hanno capito il vero senso della vita?
Posted on: Thu, 29 Aug 2013 15:07:10 +0000

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