SEL …..VERSO RIFIUTI ZERO La sintesi di un documento nazionale - TopicsExpress



          

SEL …..VERSO RIFIUTI ZERO La sintesi di un documento nazionale presentato a Napoli nel dicembre del 2011 Per Sel i capisaldi di un corretto ciclo dei materiali sono le cosiddette 4 R : Riduzione, Riuso, Recupero e Riciclaggio. Purtroppo ancora oggi la politica di gestione dei rifiuti è fortemente orientata alle discariche dove viene stoccato circa il 65% del totale, mentre circa il 10% viene incenerito con le enormi e pesanti conseguenze ambientali che queste soluzioni comportano. Solo il 25% circa dei rifiuti viene avviato a riciclaggio o compostato. Noi crediamo, che sia possibile lavorare per fermare la crescita dei rifiuti e che sia possibile anche iniziare a lavorare, non solo per ridurla, ma anche per modificarne la composizione merceologica al fine di favorire strategie di raccolta differenziata, recupero, riutilizzo e riciclaggio. O si brucia o si ricicla I rifiuti solidi urbani hanno composizione molto variabile da città a città, nelle varie stagioni dell’anno, nei vari quartieri di una stessa città. Tali rifiuti contengono carta e cartoni, residui di cibo, vari tipi di plastica, vetro, i metalli delle “lattine” di ferro e alluminio; e poi stracci, polveri, materiali organici, materiali di demolizione degli edifici, beni durevoli come mobili, elettrodomestici, computer, eccetera. Noi sottraiamo prodotti vegetali e animali, minerali, pietre, combustibili, eccetera, dalla natura e le trasformiamo in merci e poi successivamente trasformiamo queste merci in rifiuti gassosi, che finiscono nell’atmosfera, liquidi che finiscono nelle acque, e solidi che rappresentano i rifiuti di cui stiamo parlando. I rifiuti solidi, in quanto merci usate, non sono cose morte: la carta contiene ancora cellulosa, sia pure insieme a collanti e inchiostri, la plastica è ancora costituita dalle macromolecole originali, sia pure addizionate con coloranti e agenti vari, il vetro è tale e quale, anche quando le bottiglie vengono buttate via, le lattine contengono ancora ferro, alluminio, eccetera. In via di principio è possibile farli resuscitare, ottenendo carta nuova dalla carta usata, nuovi oggetti di plastica dalla plastica usata, nuovo vetro e ferro e alluminio dai rispettivi rottami. Invece, per decenni, ma ancora oggi, lo smaltimento dei rifiuti è avvenuto per lo più con la loro sepoltura indiscriminata in discariche, una soluzione inaccettabile. La combustione dei rifiuti solidi urbani negli inceneritori, il cui nome è stato nobilitato a quello di “termovalorizzatori”, genera prodotti gassosi e volatili, e non si tratta solo delle diossine, ma di moltissimi altri composti tossici e nocivi prodotti dal trattamento ad alta temperatura, e poi scorie e ceneri (un quarto della massa bruciata) di cui nessuno conosce la composizione. Cambiare direzione di marcia E’ necessario cambiare immediatamente direzione di marcia, avviare una vera e propria rivoluzione industriale per attivare processi di innovazione nella produzione e nel sistema di distribuzione e commercializzazione dei beni di consumo, è altrettanto urgente e indispensabile sviluppare la ricerca, saperla valorizzare per produrre innovazione dei cicli produttivi, per far crescere e potenziare una filiera industriale del riciclaggio per la produzione di beni e prodotti realizzati con materie prime seconde raccolte in modo differenziato, per recuperare il massimo della materia possibile dai rifiuti, per produrre occupazione e nuova ricchezza sociale. Sel chiede che siano aboliti gli incentivi economici per gli inceneritori favorendo ed incentivando processi alternativi più virtuosi pianificati e finalizzati a soppiantare la pratica dell’incenerimento e dello smaltimento in discarica con quelle del riciclo/riuso . Noi vogliamo creare le condizioni per liberarci progressivamente dalla necessità degli inceneritori. Nella nostra prospettiva la raccolta differenziata il recupero e il riciclaggio non rappresenta un aspetto marginale ed integrativo di un altro sistema impiantistico, per noi rappresenta il sistema, il nostro futuro. Chiediamo ai nostri amministratori di essere coerenti con questa impostazione. Se le scelte che vengono attuate oggi sono tutte sbilanciate verso l’incenerimento ci precluderemo qualsiasi alternativa nel prossimo futuro e in questa prospettiva la raccolta differenziata e il riciclaggio non potranno che essere del tutto marginali. Le buone pratiche virtuose di minimizzazione della produzione dei rifiuti Un ulteriore fattore che determina il rallentamento della crescita della produzione dei rifiuti urbani è sicuramente l’attivazione di misure di prevenzione, attraverso buone pratiche virtuose di riduzione dei rifiuti che si vanno estendendo in diversi territori per iniziativa di diverse amministrazioni comunali e che hanno attivato un sistema integrato di gestione dei rifiuti, con azioni che tendono ad incentivare la prevenzione e la minimizzazione della produzione di rifiuti. Sel deve essere capace di pensare globalmente, per un nuovo mondo possibile, e di agire localmente con un “saper fare”, che costruisce oggi azioni e relazioni, per responsabilizzare, creare nuovo senso civico e consapevolezza. Le buone pratiche virtuose e innovative sono positivamente contagiose e difficilmente rimangono prigioniere nel proprio ristretto ambito come memoria esclusiva della comunità che ha saputo realizzarle. Si diffondono grazie alla forza dell’esempio e si possono facilmente trasformare in una efficace strategia comunicativa che può riuscire a innescare processi culturali di cambiamento, possono diventare seme da cui possono germogliare tante altre esperienze in tante altri luoghi e situazioni diverse. Le buone pratiche non sono mai un punto di arrivo, ma l’inizio di un percorso culturale comunicativo ed educativo. E’ necessario promuovere la riduzione dei rifiuti anche attraverso piccoli ma significativi comportamenti virtuosi da parte di ciascuno di noi come: utilizzare per la spesa le borse di tela al posto degli shopper in plastica tradizionale; • acquistare prioritariamente verdura e frutta di stagione sfusa ai mercati contadini di filiera corta; • bere l’acqua del rubinetto per ridurre i rifiuti di bottiglie in plastica; • evitare i prodotti usa e getta; • preferire detersivi, detergenti e alimenti distribuiti alla spina, o le ricariche per riutilizzare lo stesso contenitore; • sviluppare una rete di distributori del latte fresco crudo degli allevatori locali; • promuovere l’uso dei contenitori a rendere, la diffusione dell’utilizzo di imballaggi secondari riutilizzabili; • abolire l’usa e getta da tutte le mense aziendali, scuole e aziende pubbliche ed eliminare i distributori di cibo industriale preconfezionato; • intercettare “rifiuti” domestici ingombranti che ancora hanno un loro valore d’uso, per avviarli alla riparazione e al riuso; • riduzione della TIA e dell’ICI a quegli esercizi che consentono una drastica riduzione degli imballaggi e si attrezzano per la vendita di prodotti alla spina (detersivi, acqua, latte, olio, vino, farine, zucchero, pasta, ecc.); • Sagre paesane e mercati ad impatto zero, mediante la messa a disposizione di lavastoviglie industriali mobili per l’uso di stoviglie in coccio o in subordine l’uso di stoviglie biodegradabili. Sono tante le buone pratiche che si stanno diffondendo e che iniziano a sottrarre, all’enorme montagna di rifiuti, piccole quantità di materiali ma la sfida è quella di generalizzarle, portarle a sistema, perché in quel modo potrebbero dare un contributo significativo e decisivo. In diversi contesti territoriali, inoltre, è ormai diffuso, da diversi anni, il compostaggio domestico che sta andando peraltro incontro a rapida diffusione. Tale pratica consente di intercettare e di allontanare dai circuiti della raccolta, quantità non trascurabili di frazione organica, che rappresenta la percentuale più grande e una delle matrici di più difficile gestione. Chiediamo che il compostaggio domestico sia promosso ovunque è possibile ed incentivato con un riconoscimento di uno sconto sulla tariffa. La transizione: dal Cassonetto alla rivoluzione della raccolta differenziata integrale “porta a porta” Questo processo, non può assolutamente essere sminuito riducendolo ad una semplice modalità organizzativa di raccolta dei rifiuti che si integra al sistema tradizionale esistente, deve essere e rappresentare un’idea progettuale più grande e ambiziosa: l’inizio di una graduale transizione da un sistema consolidato e dominante su quasi tutto il territorio nazionale ad un sistema alternativo, radicalmente diverso, che investe sulla fiducia, sulla testa e sulle braccia degli uomini e delle donne, sulla loro intelligenza, sul loro senso di responsabilità e su alti livelli di partecipazione. Questo deve diventare il nuovo sistema, il futuro dell’Italia. Questo processo per modificare radicalmente l’attuale sistema vigente e scardinare l’attuale cultura dominante, deve essere inserito in una strategia culturale complessiva:“verso rifiuti zero”, che oltre a rivoluzionare la modalità della raccolta dei rifiuti prova a modificare comportamenti e stili di vita per affermare una nuova cultura fondata sulla partecipazione responsabile e consapevole dei cittadini, con l’obiettivo di realizzare le condizioni per soddisfare i bisogni umani e sociali impiegando meno risorse, consumando meno energia, riducendo le emissioni in atmosfera e, soprattutto producendo meno rifiuti. SEL deve contribuire ad aprire processi culturali e percorsi di acquisizione di consapevolezza essenziali per recuperare senso critico, autonomia culturale, per liberarci dalla moderna schiavitù del consumo. Verso “Rifiuti zero” In questo quadro SEL assume come orizzonte della propria azione di politica ambientale la strategia “rifiuti zero” un viaggio verso quella che a tutti oggi appare come un’utopia, sicuramente una efficace e rivoluzionaria provocazione culturale e politica che costringe ogni amministratore a muoversi, a vincere la pigrizia, a non accontentarsi dell’ordinaria amministrazione dell’esistente, sprona tutti ad andare avanti anche a piccoli passi, dritti, verso questo ambizioso traguardo fissato davanti a noi. Non è importante come e quando lo raggiungeremo, ma quello che siamo stati in grado di costruire strada facendo, lungo questo viaggio, e se qualora, non riuscissimo a raggiungerlo, basterà solo guardarsi indietro per vedere quanta strada abbiamo fatto e che valeva comunque la pena iniziarlo. Cambiare il sistema di gestione dei rifiuti è necessario ma non sufficiente per chi come noi aspira a cambiare questo paese e ad affermare una nuova idea di società. Il sistema della raccolta domiciliare “porta a porta” (PaP), rappresenta l’unico modo efficace per raggiungere percentuali di raccolta differenziata estremamente elevate. Ma questo sistema, deve rappresentare molto di più, diventare una grande opportunità educativa, uno strumento straordinario per costruire senso civico, responsabilità e consapevolezza sull’insostenibilità del nostro attuale modello di consumo e di sviluppo fondato sullo spreco e sull’inciviltà dell’usa e getta. Una delle barriere e delle difficoltà più difficili da rimuovere per uno sviluppo sostenibile, riguarda proprio il cambiamento degli stili di vita e delle abitudini della famiglie. Questa strategia si è dimostrata uno strumento di educazione, di responsabilizzazione straordinario, perché entra in ogni casa, chiede a tutti di cambiare qualcosa nelle proprie abitudini nei confronti dei rifiuti domestici, chiede di modificare comportamenti individuali e familiari consolidati da anni, richiede una piccola rivoluzione culturale. Costringe a porre attenzione nel maneggiare i rifiuti. Nessuno di noi è consapevole di quello che gli passa per le mani tanto è scontato e istintivo il gesto del buttare via dentro il sacco nero indifferenziato. Quando si toglie questa possibilità si impone un cambiamento profondo di comportamenti individuali, si costringe il cittadino, che ha davanti a sé contenitori di colori diversi per diverse tipologie di rifiuti, a fermarsi un attimo a guardare e soprattutto a pensare in quale dei diversi contenitori e di quale colore deve buttare il rifiuto, in quel momento prende coscienza di quello che ha in mano, lo seleziona e di conseguenza sceglie dove metterlo. Una semplice banale, elementare azione, che cambia però in tutti noi il modo di rapportarsi con i rifiuti che non è più solo un problema di altri, del Comune, ma comincia ad essere anche un problema nostro, di tutti e, in questo modo, la gestione del rifiuto inizia dalle nostre case. Attraverso questo processo culturale, democratico e partecipato, possiamo riuscire a coinvolgere categorie sociali altrimenti irraggiungibili, invisibili, fuori da ogni circuito di partecipazione. Possiamo riuscire a portare, in luoghi abbandonati dalla politica, le complesse problematiche che stanno dietro a questo nostro insostenibile modello di sviluppo e di consumo. Cosa dà in cambio al cittadino questo sistema? Tanto. Libera finalmente spazi pubblici, vie e piazze dal degrado dei cassonetti spesso sommersi da rifiuti abbandonati e sparpagliati dappertutto, ci restituisce un po’ di decoro urbano, costruisce nuovi posti di lavoro, ci rende un po’ più civili e consapevoli, contrasta in modo efficace la deresponsabilizzazione insita nel sistema usa e getta, costruisce senso civico e ci rende tutti un po’ più civili. Nell’ambito di questo percorso, ogni realtà locale, deve necessariamente tracciare, con la necessaria gradualità, gli obiettivi, le tappe intermedie, le modalità e stabilire i tempi della transizione, dal sistema ordinario e tradizionale di gestione dei rifiuti, al nuovo sistema che si fonda sulla raccolta porta a porta, sulla differenziazione spinta e sul recupero e riciclaggio di quanta più materia possibile.
Posted on: Thu, 19 Sep 2013 10:25:21 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015