SICUREZZA, MENO CARTA PIÙ CONTROLLI LA LEZIONE ARRIVA DAI PARTNER - TopicsExpress



          

SICUREZZA, MENO CARTA PIÙ CONTROLLI LA LEZIONE ARRIVA DAI PARTNER EUROPEI Maggiore coinvolgimento del responsabile della sicurezza in fase di progettazione, approccio semplificato per i cantieri di piccole dimensioni, meno documenti, ma con qualche contenuto in più. Sono le indicazioni che arrivano al sistema della sicurezza dei cantieri in Italia, guardando agli esempi di quattro grandi Paesi europei: Gran Bretagna, Francia, Germania e Spagna. Il monitoraggio arriva da una ricerca effettuata dalla commissione sicurezza della federazione degli ordini degli ingegneri dell’Emilia Romagna, sotto l’egida del Consiglio nazionale. E spiega dove il nostro Testo unico (Dlgs n. 81/2008) potrebbe cambiare in meglio. Alcuni provvedimenti attuativi del decreto Fare (Dl n. 69/2013) avvieranno il lavoro a breve. La speranza dei progettisti è che percorrano la direzione da loro indicata. LE AFFINITÀ IN GERMANIA Stefano Bergagnin, coordinatore della commissione sicurezza che ha effettuato la ricerca, parte dai dati più rilevanti che emergono dal confronto con i quattro Paesi analizzati. «La Germania ha un sistema molto simile al nostro. Come noi sono stati molto rigorosi nel seguire il testo della direttiva». Il riferimento è alla direttiva cantieri (92/57/Ce). «L’unica grande differenza sta nel maggiore coinvolgimento che i responsabili della sicurezza hanno già in fase progettuale». Il committente ha, infatti, l’obbligo di assicurare lo scambio di informazioni tra progettista e coordinatore. E questo scambio, a differenza che in Italia, avviene praticamente sempre. Il sistema più diverso dal nostro, invece, è quello spagnolo. Qui si registrano alcune criticità che noi non abbiamo. «Hanno perso per strada – racconta Bergagnin – alcune indicazioni della direttiva che troviamo invece nel nostro ordinamento». Ad esempio, il coordinatore della sicurezza non viene quasi mai nominato durante la fase di progettazione. L’ESEMPIO FRANCESE Ma gli spunti più interessanti arrivano dagli altri due Paesi. La Francia ha aggiunto diversi elementi interessanti alla direttiva. «C’è una declinazione del ruolo del coordinatore in funzione dell’importanza del cantiere. Questo comporta che per i cantieri di minore importanza c’è un approccio semplificato». In pratica, esistono tre tipologie di responsabile della sicurezza, con una formazione differente e un’esperienza graduata a seconda delle responsabilità. L’altra differenza sta nel ruolo degli istituti assicurativi. Per gli appalti pubblici, infatti, è obbligatoria una polizza decennale che è molto diffusa anche negli appalti privati di grande importanza. Le compagnie hanno, così, un ruolo di verifica preliminare di tutto il sistema della sicurezza: dispongono, infatti, di periti specializzati che possono chiedere qualsiasi tipo di modifica, pena la negazione della copertura. «È un fattore che porta un livello di qualità molto elevato». Infine, ci sarebbe da imparare anche qualcosa su come viene utilizzato il fascicolo tecnico. È un documento che serve a dare tutte le informazioni relative alla sicurezza dell’opera e può essere redatto anche in forma semplificata. «In Francia – dice Bergagnin – va allegato al contratto che viene sottoscritto con il notaio, mentre da noi è un documento che passa in secondo piano. Spesso, addirittura, le amministrazioni dimenticano di farlo predisporre». LE DIFFERENZE DI LONDRA Il sistema britannico è completamente diverso dal nostro. «Qui la burocrazia passa in secondo piano». Di fatto, non c’è produzione di documenti e verifiche. Il principio, invece, è che il committente ha la responsabilità di rivolgersi a soggetti con i requisiti necessari a compiere le diverse operazioni, che si assumono la responsabilità delle loro affermazioni. Le sanzioni, se qualcuno attesta il falso, sono pesantissime. «Tutto il mercato si muove per premiare la qualità», spiega Bergagnin. LE RICETTE Da tutte queste osservazioni derivano alcune ricette da applicare nel nostro sistema. A partire dai documenti che è necessario approntare. Una prima mossa potrebbe essere la predisposizione di piani di sicurezza semplificati, disposta anche dal decreto Fare: «Bisogna vedere, però, se si tratterà di una facilitazione reale. L’esperienza del documento di valutazione dei rischi insegna: lì c’è stata la standardizzazione, ma il carico di lavoro è rimasto inalterato». Un altro cambiamento potrebbe riguardare la notifica preliminare, che all’estero viene solitamente fatta una sola volta mentre da noi va aggiornata se in cantiere arriva una nuova impresa. Infine, il piano operativo di sicurezza (Pos) potrebbe essere limitato alla sola impresa affidataria e non a tutti coloro che partecipano al cantiere. In fase di progettazione il tema chiave è, invece, l’immediato coinvolgimento del coordinatore della sicurezza. «In Italia – racconta Bergagnin – il coordinatore dovrebbe essere contattato dal committente prima possibile, ma questo non avviene perché la norma non è abbastanza stringente. All’estero, invece, c’è un obbligo più forte. In Germania, ad esempio, il coordinatore valuta come il progettista ha studiato la manutenzione del fabbricato». Al momento dell’esecuzione, invece, bisognerebbe aumentare la responsabilità del committente rispetto agli altri soggetti che sono in cantiere. «Anche se, in questo momento, sarebbe complicato farlo per ragioni di spesa». Giuseppe Latour, Il Sole 24 ORE – Edilizia e Territorio, 18 novembre, n. 45
Posted on: Tue, 03 Dec 2013 17:13:25 +0000

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