STORIA N.88: WE WILL NEVER FORGET. Io ero all’aeroporto di - TopicsExpress



          

STORIA N.88: WE WILL NEVER FORGET. Io ero all’aeroporto di London Stansted, ed era già pomeriggio. Mio fratello allora aveva solo sedici anni e per la prima volta volava sopra i cieli europei per raggiungermi nella City londinese. Allora io invece avevo ventidue anni e uscivo fresca fresca da un’educazione scolastica non proprio ai massimi livelli. Londra, era stata la mia fuga dall’università… Guardai sullo schermo degli arrivi e notai che l’aereo di mio fratello non era ancora atterrato e mi misi tranquillamente ad aspettare. Non feci molto caso a niente. A dir la verità, credo di aver girovagato per il terminal, forse devo aver comprato qualcosa da mangiare e forse devo aver ascoltato un po’ di musica nel CD player che andava tanto di moda in quegli anni. Mia madre iniziò a chiamarmi e ad avvisarmi che l’areo di mio fratello era partito in ritardo da Ancona e che c’erano stati dei problemi. Mi disse “Guarda alla tv!”, ma io non le diedi troppa attenzione e continuai a fare quello che stavo facendo. Un’ora dopo mi richiamò di nuovo con una voce sempre più ansiosa “Ma è atterrato?” ed io le risposi quasi seccata “Nooo mamma. Adesso arriverà tranquilla…”. Poco dopo mi telefonò anche mia sorella più grande, e capii che qualcosa di grosso doveva essere successo. Non stavo capendo bene di cosa parlassero lei e mia madre, ma iniziai a spaventarmi e a preoccuparmi per mio fratello. Quaranta minuti dopo lui mi apparì magicamente davanti, sorridente e felice, completamente ignaro di quello che, fuori dal suo aereo, era successo nel mondo. Era l’11 settembre 2001. E quello che mia sorella mi disse alla fine della telefonata e che mi fece preoccupare fu “Hanno abbattuto le Twin Towers a New York!”. Quando lo abbracciai, gli dissi subito “Dobbiamo chiamare la mamma che è rimasta all’aeroporto di Ancona tutte queste ore per assicurarsi che il tuo volo non tornasse indietro e che non chiudessero l’aeroporto di Stansted.”. Il traffico aereo quel giorno impazzì completamente… Sono passati dodici anni, e se mi chiedi cosa ho fatto l’anno scorso per il mio compleanno o a Natale, non me lo ricordo, ma se mi chiedi dov’ero l’11 settembre 2011, posso farti una descrizione dettagliata… Va così la vita... Va così l’amore, le cose che abbiamo, i ricordi e la speranza. Va così il potere, il mistero, il controllo e il denaro. Va così il mondo, il futuro, il progresso e il traffico. Va così la vita… Va veloce, viaggia su chilometri di destini che noi non possiamo spiegare. Va avanti a noi, quando noi pensiamo di sapere tutto e crediamo che “queste cose a me non possono succedere”. Va oltre i confini della comprensione, accende sensazioni che non sappiamo raccontare e non torna indietro per chiederci il perché. Va così la vita… Annulla i tempi, accorcia le distanze, cambia le prospettive. Quando prima era importante stare in fila a comprare l’ultimo modello di cellulare Apple per essere alla moda, ora diventa importante un sorriso, una stretta di mano, un ultimo sguardo. Crediamo di essere immuni al destino, di sapere cosa fare, di avere tutte le risposte. Poi un giorno la morte si sveglia e prende un gruppo di persone ramdomly. Quel giorno, precisamente, ne prese 2986. Così, a caso. Non ti chiede di che nazione sei, a quale ceto sociale appartieni, se sei gay o etero, se sei buono o cattivo. Non gli interessa se hai dei debiti, se hai rubato, se hai appena comprato un regalo costoso alla tua ragazza, o se stai andando fuori a cena con gli amici. Non ti chiede se vuoi lavorare, cosa vuoi fare da grande, quali sono i tuoi sogni o se per caso li hai già realizzati. Perché va così la vita… E anche la morte… E a volte quando siamo in fila davanti al negozio dell’Apple, o quando trattiamo male i nostri genitori, quando litighiamo con il nostro ragazzo perché non ha portato fuori il cane, o quando ci arrabbiamo con la gente perché cammina troppo lenta e noi siamo in ritardo, dovremmo alzare gli occhi al cielo un attimo e ricordarci che NOI possiamo ancora cambiare. Possiamo ancora fregarcene se il telefono non è alla moda e internet non va veloce; possiamo ancora dare un abbraccio ai nostri genitori; possiamo ancora fare l’amore con il nostro ragazzo; e possiamo ancora incrociare uno sguardo per strada e sorridere. Non passiamo il tempo a pensare a quello che non abbiamo, ma semmai, perdiamolo per ricordarci quello che, grazie al Cielo, abbiamo ancora. Non so dove ero ieri, dove era la mia famiglia una settimana scorsa, o dove erano i miei amici un mese fa… Quello che so, è che se faccio una precisa domanda a ogni persona che incontro, ognuna di esse avrà la risposta pronta. “Where were you on 9/11?”. Perché va così la vita… Non chiede i perché… G.P.
Posted on: Wed, 21 Aug 2013 05:02:44 +0000

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