STORIA N.91: LIBERTE’. Arrivata è arrivata. Sudata ce la siamo - TopicsExpress



          

STORIA N.91: LIBERTE’. Arrivata è arrivata. Sudata ce la siamo sudata. Festeggiato abbiamo festeggiato. Cos’altro rimane? Ah sì… Trasferirsi. New York è la più bella città al mondo, lo dirò sempre… Potete dirmi che Parigi è più romantica, che Roma ha più storia, che Londra è più europea, ma non mi direte mai che nessuna di queste città è più energica di New York… Questo è quello che ha, questo è quello che possiede, che la rende unica, e che la terrà sempre one step ahead. Quindi, quando arriva la green card, arriva anche il momento dei saluti. L’aspettavamo da sette mesi, o meglio da un anno e mezzo, o meglio ancora da sette lunghi anni. Un semplice documento, un pezzo di carta plastificato che tieni tra le mani e pensi di aver toccato il cielo con un dito. Quando è arrivata nella buchetta della posta a noi, mio marito era con un amico in un ristorante. L’ho chiamato e gli ho detto che la famosa busta magica era finalmente arrivata. L’ho salutato, e mi sono diretta in bagno. Ho aperto l’acqua calda nella vasca, ho versato dello shampoo e ho aspettato che si riempisse. Poi ho messo un po’ di musica e mi sono immersa. Un minuto dopo mi sono accorta che la musica, più che darmi ristoro mi stava dando fastidio, e così l’ho spenta. Ho chiuso gli occhi e ho iniziato a fare respiri profondi. In quel preciso momento ho perso ten pounds of stress, paure e nervosismo e ho inspirato solo aria positiva. Non lo facevo da tempo… Venti minuti dopo, mio marito è tornato a casa con una bottiglia di champagne, una di grappa, delle fragole, un mazzo di fiori enorme e un regalo di Tiffany. Sembravamo la famiglia Brambilla che deve festeggiare la vincita alla lotteria di capodanno. Beh, in un modo o nell’altro è stato così. Abbiamo aperto le buste, abbiamo rispettivamente guardato le proprie green card per qualche secondo e poi ce le siamo scambiate. Lui ha aperto lo spumante, io ho lavato le fragole. Qualche foto col cellulare e ci siamo abbracciati a lungo come due bambini. “Ora siamo liberi amore!”. Liberi di decidere, liberi di far qualsiasi lavoro, liberi di pagare le tasse, liberi di avere dei diritti, liberi di camminare per strada, liberi di applicare per qualsiasi cosa ci vada di fare. Liberi… Lo eravamo anche prima, ma con restrizioni che ci impedivano di sentirci come ci sentiamo oggi. Potevamo viaggiare ovunque, potevamo entrare e uscire dal paese ogni volta che ci andava, ma sapevamo che passare dalla dogana con un visto, non è una cosa che può durare per sempre. Ora passiamo dalla parte dei residents, come gli americani, ci controllano il passaporto e la green card e ci dicono addirittura “Welcome home!". Liberi capite? Liberi. Liberi di poter decidere tra questo paese e quell’altro, liberi di sapere che questa ricerca infinita della regolarità è finita. Io cammino per strada, volo forse, non cammino neanche. Sorrido, mi guardo intorno e sorrido. Vedo solo gente positiva e buona, vedo solo il sole, ovunque io guardi, anche nei giorni di pioggia, io ora vedo il sole. E’ una sensazione che non si può spiegare se non ci sei passato. E’ una libertà che ti sei guadagnato, per la quale hai pianto e sofferto, e per la quale ti guardi allo specchio e sai che te la sono meritata. E’ una sensazione, quella della green card, che ti fa tornare indietro di sette anni e ricordare una vecchia e sana verità: “Arrivare a New York è facile. E’ rimanerci che è difficile...”. “E’ finita amore, ora, è finita davvero…”. G.P.
Posted on: Fri, 27 Sep 2013 05:24:46 +0000

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