Sciùr padrùn da le bele braghi bianchi, fòra li palanchi! Come - TopicsExpress



          

Sciùr padrùn da le bele braghi bianchi, fòra li palanchi! Come potete leggere nell’articolo del Tirreno del 4 giugno (qui sotto riportato), a detta di Lorenzo Fazzi -Castagna Amiata IGP-, per la copertura integrale del territorio servirebbero 40 mila euro ed ha sollecitato le famiglie che coltivano e curano i castagneti a farsi avanti per pagare tale somma. Non sappiamo se il Fazzi abbia già richiesto alle istituzioni (locali, provinciali, regionali e nazionali) la coperture di tali spese, ma ci sembra veramente inaccettabile che a fronte di una tale modesta cifra non siano già stati stanziati i fondi e si tenti di far ricadere i costi su chi già dal cinipide ha avuto, e avrà, già molti danni e -ribadiamo- non per sua colpa! Riconfermiamo la nostra proposta e rilanciamo: non possiamo accettare dalle istituzioni giustificazioni di bilancio quando, ad esempio, comuni e regione ricevono milioni e milioni dall’Enel a cui hanno svenduto la montagna: che li usino almeno per una buona causa! Si faccia anche un programma per indennizzare i coltivatori che nei prossimi anni vedranno ridotti o annullati i raccolti affinchè non abbandoni i castagneti continuando l’indispensabile opera di cura della montagna e di prevenzione per dissesti idrogeologici che un territorio abbandonato inevitabilmente porta con se. Il Tirreno del 4 giugno 2013 Castagni malati, parte l’appello. Servono 40mila euro per l’insetto che uccide il parassita «Se tutti si associano, si spenderà meno» di Fiora Bonelli CASTEL DEL PIANO Mentre l’Associazione della castagna amiatina Igp sta distribuendo un vademecum per la lotta al cinipide del castagno, e mentre c’è chi piange sotto le fronde raggrinzite, il cinipide, l’insetto cinese che sta distruggendo il bosco castanicolo, sfarfalla. E ormai per quest’anno è andata. Il raccolto in capo a due anni sarà zero. «La portata di questo disastro – spiega Lorenzo Fazzi che da anni si occupa del problema – mette in discussione la stessa sopravvivenza di un ambiente e di una economia, di cui rivedremo qualcosa di positivo entro sette anni. Forse». Cosa devono fare i castanicoltori per fronteggiare la “peste cinese”? Siccome l’unico sistema di lotta disponibile è l’antagonista Torymus, bisogna spalmarlo in tutti i castagneti. I lanci che occorrono per coprire tutto il territorio sono 150 per un importo di spesa previsto di 40mila euro. Una coppia costa all’incirca 400 euro. L’associazione, dunque, invita chi fosse interessato e disposto a frugarsi in tasca a diventare socio dell’associazione (l’iscrizione costa solo 25 euro) e a prenotarsi per ospitare lanci nel suo castagneto. Dopo che il lancio sarà effettuato o subito prima, sarà possibile sapere la quota pro capite dei castanicoltori, che comunque spenderanno di certo meno rispetto a quanto spenderebbero se facessero tutto da soli. Infatti la quota finale da pagare dipenderà dall’importo che verseranno le istituzioni e anche da quanto contribuiranno i commercianti di castagne. «Ci serve un budget di 40mila euro. La parte dei privati dipende dalla cifra che impegneranno gli altri due soggetti, istituzioni e commercianti», spiega Fazzi. Le prenotazioni vanno fatte nella sede dell’associazione della castagna in località Colonia, entro il prossimo ottobre, perché a dicembre saranno acquistate le coppie di Torymus e poi lanciate. È questa, l’ultima chiamata alle armi per i castanicoltori che si vedono scippare da un insetto con gli occhi a mandorla un giro economico di circa 6 milioni di euro perduto per 7 anni e se tutto andrà bene – cioè se l’antagonista sarà comprato in numero di 150 lanci e se attecchirà – i proprietari potranno riparlare di raccolto fra 7-8 anni. Nel frattempo che fare? «Da quel che sappiamo – spiega Fazzi – il cinipide indebolisce tantissimo il castagno, ma non lo secca definitivamente. Dunque il castagneto va aiutato con buone pratiche di concimazione e di potatura; regole e pratiche sono descritte accuratamente nel vademecum distribuito ai soci. Alla questione sta lavorando anche il Cnr e bisogna muoversi tutti, istituzioni e privati». E sebbene questa tragedia dell’Amiata sia un disastro ambientale non discutibile, non è al momento quantificabile. «È per questo – conclude Lorenzo Fazzi – che non abbiamo potuto ancora chiedere la calamità naturale. Proveremo a chiedere dei contributi per chi non abbandona la proprietà, come accade, ad esempio, per altri tipi di coltivazioni. Ce la potremo fare solo tutti insieme». https://sosgeotermia.noblogs.org/2013/05/28/castagneti-amiatini-cronaca-di-una-morte-annunciata/
Posted on: Mon, 17 Jun 2013 14:44:48 +0000

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