Scriptor ti regala il primo capitolo. Scriptor eBookStore, il - TopicsExpress



          

Scriptor ti regala il primo capitolo. Scriptor eBookStore, il meglio della produzione italiana e non solo In Paradiso di Antonella Aigle Disponibile naturalmente anche in tutti gli altri ebookStore Prologo – Ti prego,ti prego,ti prego!!!! – esclamò Giorgia, letteralmente in ginocchio e con le mani giunte ai piedi di Francesca. – Non puoi dire sul serio – le rispose Francesca, scuotendo nervosamente la testa. Eccoci di nuovo: lei, alla sua migliore amica, non riusciva proprio a dire di no, ma quello che le stava chiedendo, o meglio stava proprio implorando, era unassurdità. Giorgia era la responsabile della reception dell Alberty Hotel: un hotel di lusso, che si trovava a ridosso di una porzione di spiaggia di un piccolo paese della costa abruzzese. Laveva chiamata la sera prima, chiedendole di correre da lei, Francesca aveva preso il primo treno dalla stazione di Bologna ed era appena arrivata a casa di Giorgia con la valigia nella mano destra e gli immancabili tortellini, fatti con la ricetta di nonna Elsa, la sua adorabile nonna paterna, nella sinistra. Laddetta alla suite Alberty, la signora Anna, era inciampata scendendo dalla scala e si era fratturata una caviglia, a tre giorni dallarrivo di un misterioso cliente americano, che sarebbe rimasto 3 settimane. – Francesca,non te lo chiederei, se avessi il minimo dubbio che tu non possa farcela. Non devi fare pulizie, preparare i pasti. Devi soltanto occuparti del misterioso cliente, controllare che sia tutto in ordine, assisterlo ed esaudire i suoi desideri! – Che tipo di desideri? – ammiccò lei con un sorriso sensuale. – Francesca sii seria! Sono nei guai se non trovo una degna sostituta della signora Anna e tu sei lunica che può aiutarmi. Daltronde la tua laurea in lingue e letterature straniere con indirizzo turistico-culturale deve pur servire a qualche cosa – la rimbeccò. – Giorgia, sei laureata nel mio stesso indirizzo, mi ricordo di te sai: nella cameretta in fondo al corridoio, a casa di nonna Elsa, nel banco a fianco al mio in facoltà, gli aperitivi da Mario in piazzetta, le feste da Sara, le cene con Carlo ed Enrica... fallo tu!!! – Non posso occuparmi di tutto, ti prego! – Va bene, va bene – esclamò, esausta, alla fine. – Bene. Sistemati, la tua camera è in fondo a destra – disse, mentre, velocemente, prendeva la borsa da sopra la sedia dellingresso, una cartella adagiata su una pila di riviste di moda e il cellulare. – Fatti una doccia, nel frigo cè del formaggio e le fragole che adori, sul tavolo trovi la copia delle chiavi di casa, lindirizzo dellHotel e il pass. Ci vediamo lì, io corro che sono in ritardo. – E così dicendo, la superò, uscì di casa e chiuse l’uscio dietro le sue spalle. Francesca sospirò e posò a terra la piccola valigia: di certo non si era preparata a rimanere per 30 giorni. Lappartamento di Giorgia era piccolo, ma arredato con gran gusto: tutto molto bianco, quasi immacolato, divani di pelle, tavolo ovale e sedie ultramoderne. Lunica nota di colore, tanto colore, era una fantastico dipinto a tutta parete di un artista locale. Mi avvicinai per osservarlo meglio:aveva inserito allinterno del dipinto sassi e ghiaia che venivano fuori a rendere ancora più veritiero il paesaggio rappresentato, una finestra aperta verso il mare azzurro, piccole imbarcazioni allorizzonte, fiori e cuori in rilievo a decorare il tessuto della tenda, impercettibilmente mossa dal vento, lo stesso che spiegava le vele delle imbarcazioni. Dopo la separazione dei suoi genitori, aveva chiesto ed ottenuto il trasferimento dallAlberty Hotel di Milano a quello abruzzese, convinta che un ambiente diverso lavrebbe aiutata a ricominciare. E così era stato. Attraversò il salone ed entrò nella camera indicatale da Giorgia: al centro un letto matrimoniale in pelle bianca, ai piedi una grande panca dello stesso materiale, tende bianche, comò, comodini e armadio anch’essi candidi e, a tutta parete, un altro meraviglioso dipinto a dare vita e colore: stavolta lartista aveva utilizzato la sabbia per realizzare un castello, con sassi in rilievo e una luna sorridente. – Giorgia non me la racconti giusta – esclamò a voce alta, mentre si dirigeva verso il terrazzo. La vista la fece sussultare, il blu del mare a fondersi con lazzurro del cielo. Fece una doccia, infilò il suo vestito preferito, un paio di sandali tacco 12, acquisto folle nel loro girovagare bolognese e andò dritta al frigo, dal quale estrasse il formaggio che sbocconcellò e le fragole che Giorgia aveva sistemato su un vassoio con una rosellina rossa adagiata di lato sotto ad un cartoncino écru con la scritta grazie amica mia. Prese le chiavi, il pass ed uscì. Lagitazione iniziale era svanita ed in cuor suo era convinta che sarebbe stata una bella esperienza. Mai parole sarebbero state più azzeccate. Capitolo I Lappartamento di Giorgia si trovava sul lungomare, a qualche centinaia di metri dallHotel. Ne approfittò perciò per sbirciare il paesaggio: le piacevano i paesi di mare, la sabbia ovunque e lodore della salsedine che riempiva le narici allimprovviso, non la infastidivano, anzi la facevano pensare a suo padre, capitano di corvetta ed istruttore a Livorno allaccademia militare. Cerano dei marinai che stendevano le reti lungo la battigia e con degli attrezzi di plastica ricucivano i buchi, dopo una giornata di pesca, la pelle scurita dal sole e le rughe profonde e che la salutarono educatamente. Lei passò oltre. La maestosità dellHotel Alberty la impressionò. Giorgia le aveva detto che larchitetto francese si era superato, ma lei non le aveva creduto: entrò quasi in punta di piedi nella hall, con gli occhi rivolti alle alte vetrate, che incorniciavano la reception, dove gli addetti in divisa sbrigavano le loro pratiche di routine; dal soffitto scendevano dritti fili di cristalli che proiettavano minuscoli fasci di luce ovunque e poi vasi trasparenti, colmi di gigli bianchi e di orchidee, e sedie, divani, tappezzerie, declinate in tutte le sfumature dellocra. Fece un bel respiro e si avvicinò. Giorgia si affacciò da una porta laterale e le fece cenno di entrare; appena richiuse la porta labbracciò e la tenne stretta. – Sapevo che non mi avresti abbandonata. – Mai – le rispose emozionata. Giorgia aveva sofferto per la separazione dei genitori, ma a farla stare male era stato soprattutto il fatto che la madre avesse aspettato che lei crescesse per lasciare definitivamente il padre e vivere la sua storia damore apertamente con il suo più caro amico. Donato era stato, negli anni, una presenza costante nella loro vita e a distanza di tanto tempo lei ancora non riusciva a perdonarli, per cui il rapporto bellissimo, che aveva avuto con la madre, era solamente un lontano ricordo. Dal canto suo, Francesca non aveva mai conosciuto la madre, morta dandola alla luce. Nonna Elsa era stata la sua mamma e aveva seguito lei e suo padre in giro per il mondo, durante i numerosi spostamenti di lavoro. Era poi rimasta a Bologna durante gli anni delluniversità e, dopo la morte di nonna Elsa, avvenuta improvvisamente a pochi mesi dalla sua laurea, aveva accettato lofferta della International inc.; tra qualche mese si sarebbe trasferita a Malibu, nella contea di Los Angeles, e sarebbe stata la responsabile di un team di giovanissimi, provenienti da ogni parte del globo, che si sarebbero occupati di programmare e organizzare meeting, fiere e congressi a livello internazionale, un sogno che stava per diventare una entusiasmante realtà. – Allora veniamo a noi – disse Giorgia con piglio professionale, – lamericano arriverà tra due giorni, non è dato di sapere il suo nome, sappiamo solamente che ha scelto il nostro Hotel, perché è molto discreto e la nostra suite allultimo piano gli permetterà di passare del tutto inosservato; ha tutti i confort, come la palestra, un ampio terrazzo con piscina idromassaggio, una zona cucina e un ascensore privato che gli permetterà, non solo di arrivarci in maniera anonima dallesterno, ma anche di scendere in spiaggia, direttamente in una caletta, solamente a lui riservata. Non vuole guardie del corpo intorno, per questo motivo sono state predisposte delle telecamere intorno al perimetro e allinterno della suite. Tu accederai da un corridoio, inserendo un codice sulla tastiera e userai un badge per entrare nelle sue stanze. I codici verranno cambiati ogni 3 giorni e si conteranno su una mano il numero delle persone che ne saranno a conoscenza. Di fronte alla suite cè un mini appartamento per te, collegato, con tutto loccorrente per essere daiuto al nostro ospite in qualsiasi momento e, come ti dicevo, soddifare tutti i suoi desideri. Ha dato istruzioni ben precise, non vuole incontrare nessuno, non vuole essere disturbato, le pulizie verranno fatte ad un’ora stabilita e tu entrerai e uscirai nellorario da lui indicato. Inoltre troverai ogni mattina un elenco di sue richieste, per pasti, necessità e quant’altro e sono convinta sarà l’unico modo in cui entrerai in contatto con lui. Facile, sicuro, veloce, una passeggiata insomma. – concluse ottimisticamente Giorgia, sorridendo. – Seguimi – le disse alzandosi, – ti faccio fare un giro panoramico. Francesca si alzò e lentamente la seguì. Giorgia stava reprimendo una risata, lo sguardo basito dell’amica la divertiva, mentre Francesca cominciava a pensare in quale guaio si fosse cacciata. Salirono con lascensore privato, inserirono il codice e si trovarono in un corridaio illuminato ed arredato con ampi specchi, quadri e tappeti preziosi. Sulla destra cera la porta che immetteva nel mini appartamento destinato a Francesca. – Carino – disse ad alta voce: una postazione di lavoro, computer, stampante, tablet ed un cellulare che avrebbe usato unicamente per lavoro; una zona cucina con un frigo attrezzato, un grande divano ad angolo che, alloccorrenza, poteva divenire un letto, un bagno e il terrazzino che dava sul mare. La porta a sinistra era tuttaltra cosa: la suite era impressionante, vetrate a tutta parete, divani, sedie e chaises longues in pelle giallo oro, in contrasto con lo scuro del legno di ciliegio, utilizzato per realizzare la cucina, il tavolo rotondo, il mobile bar, i tavoli bassi e le rifiniture dellintera enorme stanza. Specchi a parete, acciaio cromato per lampadari, ciotole portafrutta e vasi di vetro colmi di girasoli, su espressa richiesta dellamericano. La vista dal terrazzo poi era mozzafiato, il mare a perdita docchio e vasi di sulfirie bianche ad incorniciare il parapetto in ferro battuto, per non parlare della piscina con lidromassaggio. – Chiudi la bocca, Franci, potrebbero entrarci delle mosche! – disse Giorgia scherzosamente. – Sono senza parole Giorgia, mai vista una cosa del genere – le rispose. – Sapevo che ti sarebbe piaciuta. Ora io devo tornare al lavoro, fatti un giro, ambientati e quando scendi ti offro il pranzo. Conosco un posticino qui a fianco dove fanno degli ottimi spaghetti alle cozze e non arricciare il naso, siamo al mare, cosa vorresti mangiare? – e così dicendo, senza neanche attendere una risposta, uscì dalla suite. Francesca fece un paio di giri su se stessa e poi corse verso la camera, buttandosi sopra al letto: non poteva credere a tanto lusso, è vero non ci sarebbe proprio vissuta, però, in qualche modo, ne faceva parte. Era elettrizzata. Si girò sulla schiena e fu allora che notò il bellissimo letto a baldacchino, il suo cuore accelerò i battiti e un leggero fremito fra le cosce la costrinse a serrarle. Era stata, sin dall’ adolescenza, una delle sue fantasie erotiche più frequenti: essere legata mani e piedi ad un letto così, alla mercè di un uomo dalle fattezze di un dio greco, con occhi blu come il mare e capelli color miele da tirare. La bocca carnosa sul suo collo, che scendeva giù lentamente mordendo, succhiando, leccando tutta la carne nuda che incontrava nel suo discendere. E poi le sue mani forti che stringevano i capezzoli fino a farli diventare duri come piccole gemme rosse e la sua erezione impossibile da contenere negli slip e poi… Basta!, si impose di controllarsi con lunghi respiri e la mente altrove a pensieri più tristi. Scese dal letto, lo sistemò e tornò nel suo mini appartamento. Lavorò per un paio dore, organizzò la sua postazione, fece ricerche su internet, inviò qualche e-mail: una a suo padre per avvertirlo che a Bologna non lavrebbe trovata; una al responsabile della International inc. per tenersi in contatto e domandare come procedeva lassunzione degli ultimi due membri mancanti dello staff ed una a Michele, nella quale sinformava dello stato di salute di sua madre. Lei e Michele avevano chiuso sei mesi prima: si erano incontrati in ateneo a Bologna e si erano frequentati per quasi due anni. Era stato il suo primo ed unico amore e colui al quale si era concessa per la prima volta, convinta che sarebbe stato anche lunico. Michele però era dovuto correre a casa in Sicilia per aiutare nellattività di famiglia. Sua madre Teresa aveva problemi seri di salute e, per quanto Francesca volesse darle la colpa della fine della sua storia con Michele, in realtà non ci riusciva. Era stato lui a tornare a Messina senza voltarsi indietro e senza chiederle di seguirlo o raggiungerlo. Nonostante questo, la signora Teresa le aveva dimostrato affetto in quei due anni, accogliendola unestate in casa e trattandola come una figlia, facendola sentire benvoluta. Le dispiaceva sinceramente che non stesse bene e le augurava in cuor suo che tutto si sistemasse per il meglio. Sentì uno squillo ed alzò la cornetta del telefono della scrivania. – Amica, ti avevo detto di ambientarti, ma mi hai preso in parola, scendi giù che Nino e i suoi spaghetti alle cozze ci aspettano – le disse Giorgia – Arrivo, non mi ero resa conto che fosse così tardi ed in realtà ho proprio una gran fame – rispose massaggiandosi lo stomaco, che si era messo a brontolare. Prese la borsa chiuse la porta e raggiunse Giorgia che la aspettava nella hall. – Sono felicissima che tu sia qui Francesca, vedrai ci divertiremo come ai vecchi tempi, questo paesino non è Bologna ma ti assicuro che le persone sono gentili, il cibo è ottimo e qui vicino ci sono locali dove due ragazze graziose come noi possono rilassarsi. Ho tante, tantissime cose da raccontarti, vedrai non ti annoierai di certo – le disse prendendola sottobraccio e scortandola fuori, al sole caldo di un bellissimo primo pomeriggio di fine maggio.
Posted on: Wed, 06 Nov 2013 12:22:27 +0000

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