Signore … io sono Irish Ho avuto a che fare con la religione - TopicsExpress



          

Signore … io sono Irish Ho avuto a che fare con la religione cattolica la prima volta che avevo all’incirca sette anni. Fui iscritto alle elementari in un istituto di suore; la mia insegnante, suor Claudia, non se per indole o per errata convinzione educativa, era piuttosto manesca e quindi per quanto ricordi con affetto alcuni dei miei compagni di allora la memoria principe non è delle più positive e si associa ad un ricordo altrettanto infelice della religione. Un salto di anni fino ad arrivare a quelli del liceo in cui insegnante di religione era don Mario Milano, persona acuta, al quanto sui generis, disponibile al colloquio e dal quale venivo definito “ il filosofo”; credo sia ora vescovo da qualche parte in Campania. Don Mario diede della materia che insegnava una visione più ampia parlandoci dei principi che la ispiravano, di un dio non solo punizione, del rapporto con gli altri e, sorpresa … sorpresa, della vita vera, delle difficoltà dell’adolescenza, della differenza fra maschi e femmine sia nell’aspetto fisico che in quello psicologico: cercò di insegnarci il rispetto per il sé e quello per gli altri. Fu allora che cominciai a capire, convinzione mia per carità, quanto il cristianesimo fosse nato, ma anche morto con il Cristo o continuasse a vivere in certe persone e molto meno nelle strutture lo rappresentavano. Nonostante don Mario, però, non fu la religione a determinare la mia visone del mondo e della vita, ma l’esperienza diretta dell’uno e dell’altra e ben diversi furono i maestri, cattivi o buoni dipende dai punti di vista, a fare opera di insegnamento. Il rispetto per gli altri si impara partendo dal presupposto che gli altri intanto esistono, ci sono ed hanno un loro personale intorno, ognuno il suo. E’ banale?, no!, non lo è perché sin tanto che non si capisce questo, non si ha la corretta percezione di quanto il proprio essere sia libero solo e sin tanto che non va a ledere la libertà viciniore. Il termine libertà deve comprendere non solo quelle fisiche e materiali, ma anche quelle psicologiche, culturali, ambientali. La “pietas”, termine latino che sta ad indicare il “sentimento”, l’amore, la compliance, l’empatia con gli altri si acquisisce con la sofferenza in prima persona quando ci si accorge di quanto bisogno di aiuto si ha in quella situazione e quanto sia frustrante e dolorosa l’indifferenza o la falsa disposizione: chi non ha mai patito la fame non tiuscirà mai a capire cosa voglia dire soffrirne. Da qui ogni altra considerazione e la decisione di essere di sinistra, per quello che questo voleva dire un tempo, piuttosto che di destra: i concetti di libertò, uguaglianza, fraternità mal si sposano con chi è settario, razzista, padronale, tendente al dispotismo ed all’autoritarismo. L’abiura e l’odio per e della guerra non si imparano dai libri o dai film. Questi ultimi scatenano ribrezzo, a volte disgusto, sicuramente pena e partecipazione, ma se non hai visto il volto di un uomo che muore, se non conosci lo sguardo della vita che si spegne, se non hai ben chiara la devastazione che in un corpo compie un proiettile quando vi penetra ogni tuo atteggiamento contro ogni forma di violenza sarà, per quanto sentito e partecipato, solo di maniera e limitato al momento in cui di quell’argomento si parla o si discute per poi essere rimosso in attesa di un ulteriore sollecitazione. Ho letto stamane, era ancora buio, l’articolo di Adriano Sofri, un compagno di lotta continua, allora, ed oggi un opinionista condannato per un omicidio di cui si dice innocente e, comunque a distanza di anni dai fatti dalle contingenze e dalle situazioni, persona diversa e rispettabile avendo tra l’altro accettato ed in parte scontata la sua pena. Mi è piaciuta ed ho condiviso ogni parola; è un articolo che si dovrebbe leggere e che, forse, andrebbe immesso in qualche antologia per le scuole perché ci sono, più verità in quell’articolo di quante se ne trovino ogni domenica in un qualsiasi sermone in chiesa. Allo stesso modo bisognerebbe ogni tanto ascoltare le parole di una vecchia canzone dei New Trolls, quella a cui mi sono rifatto per il titolo sopra riportato, sono molto profonde e significative di quella che una condizione che a distanza di anni dall’uscita della stessa, si rivela essere sempre e di più attuale e profetica per il futuro. Ecco, bisognerebbe che ciascuno di noi facesse di ciò e di chi lo circonda ascolto e fonte di esperienza cercando, al contempo e con l’esempio, di esserlo per gli altri. Che altro?, Nulla!, il resto dovete farlo VOI!.
Posted on: Wed, 04 Sep 2013 05:43:37 +0000

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