Sono in piena fase di revisionismo storico, forse solo adesso elaboro il mio lutto da comunista (non mi vergognerò mai di usare questa parola) ed elettore di sinistra che ha deciso da tempo di voltare pagina. Rivaluto e osservo con attenzione da nuovi punti di vista i miti della mia adolescenza. Faccio autocritica, insomma. Una ad una sono venute giù in ordine sparso (tra giornalisti, politici e maître à penser) le teste mozzate di Serra, Scalfari, Lerner, Santoro, Gruber, Bertinotti, Prodi, Veltroni, Fazio e affini, personcine perbenino che amavo avere accanto sui banchi della parrocchia presso la quale era officiato il mio rito ideologico, non senza partecipazione attiva ed entusiastica del sottoscritto. Cambiare prospettiva aiuta a capire che il guinzaglio è un oggetto riservato anche alle persone (nessuna esclusa) e non solo agli amici animali: questi personaggi, così come quelli dellopposta fazione, agiscono in difesa di tette che hanno allattato le professioni di una vita, in difesa di una cerchia di amicizie importanti che determinano anche a sinistra il corso di una carriera e la differenza tra un successo e un insuccesso. In difesa del loro privato establishment. Non sono personaggi privi di talento o di spirito, anzi: si tratta spesso di professionisti straordinari, ma questo non cancella il sospetto di prostituzione intellettuale. Recentemente e con dolore ho ripensato anche a Nanni Moretti, il mio adorato Nanni. Luomo ineffabile che ha saputo raccontare le mie sensazioni in un diario che pareva scritto direttamente dal mio cuore. Nanni, quello dei girotondi, un movimento che voleva opporsi ad una dirigenza di partito fallimentare e dannosa, la stessa che fu accusata proprio dal regista romano in una celebre invettiva: Con questa dirigenza non vinceremo mai!. Quanta tristezza mi ha fatto vedere lo stesso Moretti normalizzato da quei dirigenti? Quanto mi è costato ammettere che i rottami sono in grado di rottamare chiunque, che questi onorevoli topi come li ha definiti Dario Fo sono in grado di corrompere anche i gatti che dovrebbero fustigarli? E salito sul palco di Bersani, Moretti, a prestarsi alla ridicola pantomima di smacchiare il giaguaro servita da un partito che per 20 anni aveva difeso tutte le sue macchioline, per poi addirittura allearsi con lui al governo. E salito, il vecchio leone che gridava le mie vendette, per dire però smacchiatelo il giaguaro, eh... un po svogliatamente, senza troppo crederci. Gli ho visto raccogliere uno striminzito applauso quasi dalla stessa platea di babbei inconcludenti che anni prima lui avrebbe voluto eliminare. Troppo dolore costa ammettere di aver fallito, ma è lunica strada da percorrere per voltare pagina. In Caro Diario una frase che adoravo (il mio migliore amico Esteban può confermare) era questa: Voi gridavate cose orrende e violentissime, e voi siete imbruttiti. Io gridavo cose giuste, e ora sono uno splendido quarantenne.. Quanto orgoglio, quanta sfrontatezza in questa frase: la pronunciava un Moretti incavolato ai vecchi compagni di partito che erano diventati proni al sistema. Lui no, lui gridava solo cose giuste. E come lui anche Vauro, la Littizzetto, i brillanti fenomeni della satira politica di sinistra, la Dandini eccetera. Sempre pronti con il loro talento ed il loro garbo a moralizzare a senso unico e a rassicurare tutti i fedeli: la vostra religione è quella giusta, lava più bianco. Se non ci credete siete fascisti. Cosa devo concludere, cosa devo cambiare di quella frase? Oggi la riscriverei così: Voi gridavate cose orrende e violentissime, e voi siete imbruttiti. Io gridavo cose giuste, ed ero uno splendido quarantenne. Poi sono passati altri 10 anni ed io queste cose giuste le ho solo gridate senza metterle mai in pratica, ed ora sono un pecorone ingrassato che non ammette di aver fallito e vuole il monopolio della morale, grazie alla parolina magica: Fascista, usato contro tutti e tutto ciò che non sia prono come me. Nanni, niente di personale.
Posted on: Tue, 03 Dec 2013 17:20:07 +0000
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