Sporadicamente i mezzi di informazione più seguiti, pubblicano un - TopicsExpress



          

Sporadicamente i mezzi di informazione più seguiti, pubblicano un articolo o fanno un servizio televisivo sulla situazione ambientale del nostro pianeta. Si discute del tempo residuo per evitare il peggio, delle misure da prendere per limitare l’effetto serra e altri argomenti più o meno accademici. Tutti si concentrano sugli effetti dell’inquinamento e della distruzione di risorse naturali, ma nessuno affronta il vero problema, ossia le cause. Quelle vere. L’argomento è tabù e nessun giornalista od esperto (ad eccezione di uno) è stato disposto a discuterne con me, come se vi fosse un divieto da parte di un’entità superiore o semplicemente la paura di guardarsi allo specchio. È la famosa politica dello struzzo, di mettere la testa sotto la sabbia per non vedere il problema, e che inevitabilmente risulta perdente. Se davvero si vuol perpetuare la vita sulla Terra così come la conosciamo, se davvero si vuole garantire un futuro alle nuove generazioni, allora occorre guardarsi allo specchio e chiamare le cose con il loro nome. Il nome di ciò che sta per distruggere gran parte della vita del nostro pianeta, compresa la presuntuosa scimmia tecnologica che ne è responsabile, è sovrappopolazione. Chiunque abbia minime conoscenze di biologia, o semplicemente del buon senso, sa bene che la differenza tra un veleno ed una sostanza innocua è solo la quantità, perciò tutte le ricerche volte a ridurre le emissioni nocive dei motori, del riscaldamento domestico o altro, sono solo esercizi senza alcuna utilità. Per fare un esempio, negli anni ’70 del secolo scorso, circolavano automobili e mezzi pesanti, che inquinavano almeno dieci volte più di quelli odierni, ma l’aria a Torino era migliore di oggi, nonostante le ZTL e le marmitte catalitiche. Qual è la differenza tra la Torino di 40anni fa e quella attuale? La differenza è una sola: la quantità di veicoli circolanti. Ma l’effetto serra non è dovuto solo all’inquinamento da combustibili fossili, c’è anche quello causato da fenomeni naturali, ma esasperati dall’uomo, come il metano prodotto dal processo digestivo di miliardi di capi di bestiame negli allevamenti e nelle praterie. Poiché non prende alla gola, poiché avviene lontano dai centri abitati, si sottovaluta il problema, ma il problema esiste ed è grave, perché il metano ha un effetto serra di gran lunga superiore a quello causato da CO2. Considerando che circa 1,5miliardi di persone hanno un tenore di vita pari al nostro o superiore, e considerando il consumo medio pro capite di carne, si fa in fretta a stimare la quantità di erbivori allevati, e moltiplicandone il numero per il consumo giornaliero di erba ed acqua, ed il numero di anni necessari per la crescita fino alla macellazione, scaturiscono cifre colossali in termini di metri cubi di metano immesso in atmosfera. Per non parlare delle superfici disboscate per la produzione di foraggio e dello smaltimento del letame, che non essendo più utilizzato in agricoltura (oggi vanno alla grande i concimi chimici, che uccidono il suolo) deve essere eliminato in qualche modo. Risulta evidente l’impatto ambientale causato dall’alimentazione umana, sia per l’inquinamento di acqua ed aria, sia per la distruzione della flora in grado di rigenerare l’ossigeno. Per non parlare della scomparsa di intere specie di animali, dagli invertebrati ai grandi mammiferi, che vivono nelle foreste sempre più ridotte di numero e dimensioni. Gli oceani ed i mari ci forniscono il pesce di cui ci nutriamo e che saccheggiamo senza pietà (non solo gli squali, ma anche tonni e merluzzi, aringhe ed alici sono a rischio estinzione) e che forniscono circa il 50% dell’ossigeno prodotto dalla Terra. Quando il saccheggio del mare, dovuto alla sempre maggior richiesta di pescato, avrà superato il limite, le specie ittiche non si riprenderanno più e gli oceani si desertificheranno, e se la temperatura media degli oceani dovesse superare la soglia di due o tre gradi in più, ci sarebbe uno sconvolgimento delle correnti oceaniche, che oltre a regolare la catena alimentare dei mari, influisce e non poco sul clima della terra ferma. Il problema dell’ uomo è quello di non percepire il pericolo finchè non si manifesta, il problema dell’uomo è la presunzione di pensare che tutto resterà immutato a prescindere dalle nostre azioni, che le risorse sono inesauribili e lo spazio a disposizione infinito. È inutile girarci attorno, c’è solo un modo per salvare il pianeta e noi stessi: ridurre la popolazione il più possibile e nel più breve tempo possibile, perché già ora è troppo tardi. Se non vogliamo che la prossima generazione possa assistere alle fantascientifiche guerre per l’acqua o i cereali, se non vogliamo che possano assistere all’apocalisse, occorrerà adottare politiche demografiche per il controllo delle nascite, o la riduzione della popolazione mondiale sarà causata dalle carestie, dalle siccità e dalle guerre per accaparrarsi le poche risorse alimentari e idriche disponibili. La specie che ci soppianterà milioni di anni dopo la nostra scomparsa, si chiederà come sia stato possibile per una civiltà tanto evoluta tecnologicamente, essere così stupida da causare la propria estinzione.
Posted on: Fri, 27 Sep 2013 20:28:28 +0000

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