Templari-Del Cav Antonio Valenti-PERCHE’ UN CATTOLICO NON PUO’ - TopicsExpress



          

Templari-Del Cav Antonio Valenti-PERCHE’ UN CATTOLICO NON PUO’ ESSERE, MASSONE Nel corso della sua storia la Chiesa cattolica ha condannato e scoraggiato i membri fedeli ad associazioni che dichiara ateo e anti-religione, o che potrebbe mettere in pericolo la fede. Tra queste associazioni è la Massoneria. Attualmente, la legge è disciplinata dal Codice di Diritto Canonico promulgato dal Papa Giovanni Paolo II il 25 gennaio 1983, che, nel suo canone 1374, ha detto: Una persona che entra a far parte di una associazione, che complotta contro la Chiesa sia punito con una giusta pena, che promuove o dirige lassociazione che sia punito con linterdetto. Questa nuova formulazione, però, due sviluppi dire per quanto riguarda il Codice del 1917, la sanzione non è automatica e non è menzionato esplicitamente come Massoneria associazione cospirano contro la Chiesa. Anticipando possibile confusione, il giorno prima dellentrata in vigore della legge nuova chiesa del 1983, è stata pubblicata una dichiarazione firmata dal cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede Essa rileva che il criterio la Chiesa non è cambiato affatto rispetto alle dichiarazioni di cui sopra, ed esprime la nomina della Massoneria aveva omesso di includere insieme ad altre associazioni. Esso indica inoltre che i principi della Massoneria restano in contrasto con la dottrina della Chiesa, ei fedeli che si iscrivono alle associazioni massoniche sono in grado di accedere alla Santa Comunione. Neo Templarismo Al di là dellatroce esecuzione dellultimo Gran Maestro dellOrdine Antico, i Templari sfuggirono in larga parte alle persecuzioni. Molti confluirono in altri Ordini quali i Gerosolomitani Ospitalieri, poi divenuti Cavalieri di Rodi e quindi di Malta e quali i Cavalieri Teutonici in Germania e nell Europa Centro- Orientale. Altri cambiarono semplicemente il nome, quali i Cavalieri di Gesù in Portogallo, forti del loro legame privilegiato con la Casa Regnante. La maggior parte però trovò rifugio in Paesi amici, quale ad esempio la Scozia. In altri luoghi furono semplicemente tollerati, come in Italia ed anche in Spagna, ove i processi andarono molto a rilento, tanto da suscitare le ire del Papa Avignonese e sovente non portarono ad alcuna condanna. Soppresso formalmente lOrdine dal Concilio di Vienne, tramite la Bolla Papale Avignonese del 22.03.1312, non fu invece possibile sopprimere i Templari che anzi, costretti a lasciare le loro Commende, le loro Magioni ed i loro Ospedali “sciamarono” per tutta lEuropa ed il Mediterraneo (qualcuno sostiene anche oltre Oceano Atlantico) provocando una maggiore diffusione dellIdeale e del Credo Templare invece della sua scomparsa. Esattemente lopposto di quello che era il fine della “soppressione” dellOrdine. Lautunno del 1993 è la stagione più crudele di Tangentopoli. Subito dopo i suicidi veri o presunti di Gabriele Cagliari e di Raul Gardini, la mattina del 4 ottobre arriva al presidente dello Ior una telefonata del procuratore capo del pool di Mani Pulite, Francesco Saverio Borrelli: Caro professore, ci sono dei problemi, riguardanti lo Ior, i contatti con Enimont.... Il fatto è che una parte considerevole della madre di tutte le tangenti, per la precisione 108 miliardi di lire in certificati del Tesoro, è transitata dallo Ior. Sul conto di un vecchio cliente, Luigi Bisignani, piduista, giornalista, collaboratore del gruppo Ferruzzi e faccendiere in proprio, in seguito condannato a 3 anni e 4 mesi per lo scandalo Enimont e di recente rispuntato nellinchiesta Why Not di Luigi De Magistris. Dopo la telefonata di Borrelli, il presidente Caloia si precipita a consulto in Vaticano da monsignor Renato Dardozzi, fiduciario del segretario di Stato Agostino Casaroli. Monsignor Dardozzi - racconterà a Galli lo stesso Caloia - col suo fiorito linguaggio disse che ero nella merda e, per farmelo capire, ordinò una brandina da sistemare in Vaticano. Mi opposi, rispondendogli che avrei continuato ad alloggiare allHassler. Tuttavia accettai il suggerimento di consultare durgenza dei luminari di diritto. Una risposta a Borrelli bisognava pur darla!. La risposta sarà di poche ma definitive righe: Ogni eventuale testimonianza è sottoposta a una richiesta di rogatoria internazionale. I magistrati del pool valutano lipotesi della rogatoria. Lo Ior non ha sportelli in terra italiana, non emette assegni e, in quanto ente fondante della Città del Vaticano, è protetto dal Concordato: qualsiasi richiesta deve partire dal ministero degli Esteri. Le probabilità di ottenere la rogatoria in queste condizioni sono lo zero virgola. In compenso leffetto di una richiesta da parte dei giudici milanesi sarebbe devastante sullopinione pubblica. Il pool si ritira in buon ordine e si accontenta della spiegazione ufficiale: Lo Ior non poteva conoscere la destinazione del danaro. Il secondo episodio, ancora più cupo, risale alla metà degli anni Novanta, durante il processo per mafia a Marcello DellUtri. In video conferenza dagli Stati Uniti il pentito Francesco Marino Mannoia rivela che Licio Gelli investiva i danari dei corleonesi di Totò Riina nella banca del Vaticano. Lo Ior garantiva ai corleonesi investimenti e discrezione. Fin qui Mannoia fornisce informazioni di prima mano. Da capo delle raffinerie di eroina di tutta la Sicilia occidentale, principale fonte di profitto delle cosche. Non può non sapere dove finiscono i capitali mafiosi. Quindi va oltre, con unipotesi. Quando il Papa (Giovanni Paolo II, ndr) venne in Sicilia e scomunicò i mafiosi, i boss si risentirono soprattutto perché portavano i loro soldi in Vaticano. Da qui nacque la decisione di far esplodere due bombe davanti a due chiese di Roma. Mannoia non è uno qualsiasi. E secondo Giovanni Falcone il più attendibile dei collaboratori di giustizia, per alcuni versi più prezioso dello stesso Buscetta. Ogni sua affermazione ha trovato riscontri oggettivi. Soltanto su una non si è proceduto ad accertare i fatti, quella sullo Ior. I magistrati del caso DellUtri non indagano sulla pista Ior perché non riguarda DellUtri e il gruppo Berlusconi, ma passano le carte ai colleghi del processo Andreotti. Scarpinato e gli altri sono a conoscenza del precedente di Borrelli e non firmano la richiesta di rogatoria. Al palazzo di giustizia di Palermo qualcuno in alto osserva: Non ci siamo fatti abbastanza nemici per metterci contro anche il Vaticano?. E mentre il Parlamento dorme e lascia fare ai “tecnici”, i freddi esecutori dei diktat impartiti da Bruxelles e Francoforte per devastare il sistema socio-economico europeo mettendo in salvo soltanto le banche e il loro capolavoro speculativo, la moneta “privata” chiamata euro, l’economista Grilli se la prende con l’ultimo declassamento di “Moody’s”, come se le agenzie di rating non fossero parte integrante del piano mondiale per spodestare i cittadini europei, retrocessi a sudditi da “punire” con selvaggi “sacrifici”, senza una sola contropartita ragionevole né un’idea di sviluppo per uscire dalla crisi. Grilli attacca addirittura i mercati, cioè i “mandanti” del governo Monti, perché «non riconoscono ancora la bontà degli sforzi compiuti dal nostro Paese per mettere in ordine i conti». E’ il copione mediatico del “risanamento”: i becchini si presentano come salvatori. «Il pareggio di bilancio è a portata di mano, le riforme strutturali sono avviate», si vantava Grilli: «Nessun altro Paese ha fatto tanto in così poco tempo». Record forse sfuggito ai mercati “distratti” ma non certo agli italiani, tragicamente ingannati e finiti nella trappola mortale del “rigore”. Sulle trame dello Ior cala un altro sipario di dieci anni, fino alla scalata dei furbetti del quartierino. Il 10 luglio dellanno scorso il capo dei furbetti, Giampiero Fiorani, racconta in carcere ai magistrati: Alla Bsi svizzera ci sono tre conti della Santa Sede che saranno, non esagero, due o tre miliardi di euro. Al pm milanese Francesco Greco, Fiorani fa lelenco dei versamenti in nero fatti alle casse vaticane: I primi soldi neri li ho dati al cardinale Castillo Lara (presidente dellApsa, lamministrazione del patrimonio immobiliare della chiesa, ndr), quando ho comprato la Cassa Lombarda. Mha chiesto trenta miliardi di lire, possibilmente su un conto estero. Altri seguiranno, molti a giudicare dalle lamentele dello stesso Fiorani nellincontro con il cardinale Giovanni Battista Re, potente prefetto della congregazione dei vescovi e braccio destro di Ruini: Uno che vi ha sempre dato i soldi, come io ve li ho sempre dati in contanti, e andava tutto bene, ma poi quando è in disgrazia non fate neanche una telefonata a sua moglie per sapere se sta bene o male. Il Vaticano molla presto Fiorani, ma in compenso difende Antonio Fazio fino al giorno prima delle dimissioni, quando ormai lo hanno abbandonato tutti. Avvenire e Osservatore Romano ripetono fino allultimo giorno di Fazio in Bankitalia la teoria del complotto politico contro il governatore. Del resto, la carriera di questo strano banchiere che alle riunioni dei governatori centrali non ha mai citato una volta Keynes ma almeno un centinaio di volte le encicliche, si spiega in buona parte con lappoggio vaticano. In prima persona di Camillo Ruini, presidente della Cei, e poi di Giovanni Battista Re, amico intimo di Fazio, tanto da aver celebrato nel 2003 la messa per il venticinquesimo anniversario di matrimonio dellex governatore con Maria Cristina Rosati. Naturalmente neppure i racconti di Fiorani aprono lo scrigno dei segreti dello Ior e dellApsa, i cui rapporti con le banche svizzere e i paradisi fiscali in giro per il mondo sono quantomeno singolari. E difficile per esempio spiegare con esigenze pastorali la decisione del Vaticano di scorporare le Isole Cayman dalla naturale diocesi giamaicana di Kingston, per proclamarle missio sui iuris alle dirette dipendenze della Santa Sede e affidarle al cardinale Adam Joseph Maida, membro del collegio dello Ior. Il quarto e ultimo episodio di coinvolgimento dello Ior negli scandali italiani è quasi comico rispetto ai precedenti e riguarda Calciopoli. Secondo i magistrati romani Palamara e Palaia, i fondi neri della Gea, la società di mediazione presieduta dal figlio di Moggi, sarebbero custoditi nella banca vaticana. Attraverso i buoni uffici di un altro dei banchieri di fiducia della Santa Sede dalla fedina penale non immacolata, Cesare Geronzi, padre dellazionista di maggioranza della Gea. Nel caveau dello Ior è custodito anche il tesoretto personale di Luciano Moggi, stimato in 150 milioni di euro. Al solito, rogatorie e verifiche sono impossi bili. Ma è certo che Moggi gode di grande considerazione in Vaticano. Difeso dalla stampa cattolica sempre, accolto nei pellegrinaggi a Lourdes dalla corte di Ruini, Moggi è da poco diventato titolare di una rubrica di etica e sport su Petrus, il quotidiano on-line vicino a papa Benedetto XVI, da dove lex diri gente juventino rinviato a giudizio ha subito cominciato a scagliare le prime pietre contro la corruzione (altrui). I segreti dello Ior rimarranno custoditi forse per sempre nella torre-scrigno. Lepoca Marcinkus è archiviata ma lopacità che circonda la banca della Santa Sede è ben lontana dallo sciogliersi in acque trasparenti. Si sa soltanto che le casse e il caveau dello Ior non sono mai state tanto pingui e i depositi continuano ad affluire, incoraggiati da interessi del 12 per cento annuo e perfino superiori. Fornire cifre precise è, come detto, impossibile. Le poche accertate sono queste. Con oltre 407 mila dollari di prodotto interno lordo pro capite, la Città del Vaticano è di gran lunga lo stato più ricco del mondo, come si leggeva nella bella inchiesta di Marina Marinetti su Panorama Economy. Secondo le stime della Fed del 2002, frutto dellunica inchiesta di unautorità internazionale sulla finanza vaticana e riferita soltanto agli interessi su suolo americano, la chiesa cattolica possedeva negli Stati Uniti 298 milioni di dollari in titoli, 195 milioni in azioni, 102 in obbligazioni a lungo termine, più joint venture con partner Usa per 273 milioni. Nessuna autorità italiana ha mai avviato uninchiesta per stabilire il peso economico del Vaticano nel paese che lo ospita. Un potere enorme, diretto e indiretto. Negli ultimi decenni il mondo cattolico ha espugnato la roccaforte tradizionale delle minoranze laiche e liberali italiane, la finanza. Dal tramonto di Enrico Cuccia, il vecchio azionista gran nemico di Sindona, di Calvi e dello Ior, la finanza bianca ha conquistato posizioni su posizioni. La definizione è certo generica e comprende personaggi assai distanti tra loro. Ma tutti in relazione stretta con le gerarchie ecclesiastiche, con le associazioni cattoliche e con la prelatura dellOpus Dei. In unItalia dove la politica conta ormai meno della finanza, la chiesa cattolica ha più potere e influenza sulle banche di quanta ne avesse ai tempi della Democrazia Cristiana. L’improvvisa morte di Papa Luciani, gli affari oscuri dello IOR di Paul Marcinkus con faccendieri e banchieri senza scrupoli, la fine di Michele Sindona, l’oscura morte di Roberto Calvi, l’attentato al Papa ed i suoi risvolti internazionali, la scomparsa di Emanuela Orlandi e anche di Mirella Gregori fino alla strage delle guardie svizzere, passando anche per gli angoli bui di istituzioni di prestigio come l’Opus Dei. Negli ultimi 30 anni di vita italiana il Vaticano ha accumulato un’infinità di segreti e misteri, difficilmente decifrabili. Sembra un gioco di scatole cinesi, perché alla fine tutto sembra tenersi e i nodi inestricabili sono sempre quelli della politica e dell’alta finanza vaticana. CASO ORLANDI, 3 PERSONE SENTITE IN PROCURA Lo annuncia il fratello di Emanuela. Pietro sarà allultimo Angelus del Papa nella speranza di sentir nominare il nome di sua sorella. E ora di arrivare alla verità su questa storia. Dalla Procura di Roma mi confermano che ci sono state delle persone interrogate, ma non so chi siano. Lo dice Pietro Orlandi, in merito alle indagini sulla sparizione di Emanuela Orlandi, avvenuta nel giugno del 1983. Domenica sarò lì allAngelus, in piazza San Pietro - prosegue - mi auguro che Benedetto XVI ricordi con una preghiera Emanuela e la necessità di arrivare alla verità su questa storia. Questo per me sarebbe un vero segnale di cambiamento e trasparenza della Chiesa. Ho fatto questa richiesta alla segreteria di Stato - fa sapere ancora Pietro Orlandi- e per conoscenza a padre Georg. Domani vorrei che il mio nome di mia sorella fosse pronunciato da quella finestra, come ha fatto altre volte Giovanni Paolo II. E conclude con unespressione del Vangelo: Non cè nulla di segreto che non debba essere rivelato. Le dimissioni di Papa Benedetto XVI sono circondate da tanti punti interrogativi. Ne emergono due, fra i temi su cui in questi anni mi sono focalizzato: il mistero Emanuela Orlandi e la nebbia che avvolge lo Ior, la banca del Vaticano. Tra le tante piste che si intrecciano attorno al caso Orlandi, una conduce anche allo Ior e passa per la controversa figura di mons. Paul Marcinkus, a capo dello Ior negli anni cruciali dell’attacco di Papa Giovanni Paolo II Wojtyla al comunismo polacco. L’uomo in questione è Raoul Bonarelli, sovrastante maggiore del Corpo della Vigilanza del Vaticano. Il suo nome nel programma televisivo viene fatto perché la madre di Mirella ha fatto sapere ai magistrati che l’uomo da lei visto spesso seduto al bar con sua figlia e con la sua amica Sonia si chiama appunto Raoul Bonarelli. La mamma di Mirella la segnalazione l’aveva fatta già alcuni anni prima, dopo avere visto tra gli uomini di scorta a Papa Wojtyla in visita alla parrocchia di S. Giuseppe nel rione Nomentano di Roma un individuo che le era parso fosse l’uomo del bar e del quale aveva saputo il nome informandosi nel vicinato. Ma il giudice istruttore dell’epoca, Ilario Martella, non diede alla segnalazione nessuna importanza perché i controlli fatti a insaputa di Bonarelli non avevano dato risultati. Le cose cambiano di colpo nel ’93, quando della vecchia segnalazione si accorge per caso il nuovo giudice istruttore, Adele Rando, che il 13 ottobre mette a confronto, con esito negativo, la signora Gregori e Bonarelli. Le notizie arrivano alla Raffai, che ne parla nel suo programma con corredo di filmati della visita del Papa. In quella occasione, come risulta dagli atti giudiziari del caso Orlandi, dal Vaticano intervennero direttamente sul direttore generale della Rai il Segretario di Stato, all’epoca Angelo Sodano, e il Segretario Generale del Governatorato e furono anche inviate varie raccomandate di diffida. Qualche potente del Vaticano ha remato da tempo contro il pontificato di Ratzinger. Il sospetto è stato legittimato dalla vicenda del “corvo” Paolo Gabriele, il maggiordomo del papa colto con le mani nel sacco della sottrazione di una enorme quantità di documenti riservati di papa Ratzinger per consegnarli alla stampa. Intanto il Pd si barcamena con scandali vari, come quello del Monte dei Paschi di Siena di dimensioni spaventosamente grandi. È fautore indefesso di cementificazione e opere devastanti come Tav e inceneritori. Fino a poco prima del referendum era favorevole al nucleare. Nella sua fede nel progresso inteso come distruzione del pianeta è se possibile anche più furioso dei cosiddetti conservatori. Sel professa la stessa fede negli inceneritori e finché era vivo, anche nei confronti di quel sant’uomo che era don Verzè, persona di cristallina onestà. Quale ruolo ha giocato il Vaticano nella complicata vicenda del Monte dei Paschi di Siena? La presunta “tangente” pagata da Mps per acquisire Antonveneta è davvero transitata per il Vaticano? Le relazioni fra Chiesa e potere finanziario italiano sono tanto opache quanto fitte. Cercherà di metterle in luce un convegno in programma a Roma il prossimo 16 febbraio. Quella del Monte dei Paschi di Siena è una intricatissima vicenda, i cui contorni cominciano ad emergere oggi (e forse non è un caso che ciò avvenga nel pieno della campagna elettorale), ma le cui linee di fondo saranno assai più difficile da far venire a galla. Uno scandalo nello scandalo sta poi nel fatto che nella crisi del colosso bancario italiano (terzo istituto finanziario italiano, almeno per numero di filiali) potrebbe aver giocato un ruolo anche il Vaticano. Questo, almeno, è quello che ha denunciato al Corriere della Sera del 4 febbraio scorso, in un articolo di Paolo Mondani, un testimone anonimo che lavora in Vaticano. Allo Ior, sostiene la fonte del Corriere, si sarebbero svolte «importanti e delicate riunioni per la costruzione delloperazione Antonveneta» tra il direttore dello Ior Paolo Cipriani, mons. Piero Pioppo, prelato dello Ior (una carica che non ha funzioni operative dirette, ma che ha per statuto ha accesso a tutti i documenti bancari) e Andrea Orcel, un «banchiere di area cattolica che – scrive il Corriere – nel 2007 seguiva banca Santander nella scalata ad Abn Amro e subito dopo venne nominato advisor di Montepaschi nella conquista di Antonveneta». Il testimone racconta: «Ho visto molto perché per quelloperazione furono aperti almeno quattro conti intestati a quattro organizzazioni religiose che coprono cinque personaggi che hanno avuto un ruolo chiave nella costruzione dellacquisto di Antonveneta». I conti dello Ior si sarebbero appoggiati ad una banca italiana, quella «del Fucino, sede di via Tomacelli a Roma». Uno dei quattro conti, il 779245000141, aperto il 27 ottobre 2008, «segnala il deposito di 100 mila euro in contanti avvenuto il 21 novembre 2009». In seguito, su quel conto «arrivano 1,2 milioni di euro in tre tranche da 400 mila luna che successivamente vengono interamente prelevati». Soldi che sarebbero serviti a pagare «le persone utilizzate nel 2007 per organizzare la seconda vendita di Antonveneta». Un filo giallo, un filo rosso e un filo nero. Snodandoli e riannodandoli attorno alla millenaria araldica vaticana potremmo forse formulare il colore più vero della bandiera della Santa Sede. Un filo giallo. I mille casi tra cronaca e storia che da Papa Alessandro Borgia a monsignor Marcinkus hanno segnato le vicende politico-finanziarie italiane, gettandole su uno sfondo di intrighi di corte e delibere di consigli di amministrazione, tesori nascosti e fondi neri, fughe repentine verso Castel Sant’Angelo o in paradisi fiscali semitropicali, complesse manovre internazionali, “banchieri di Dio” e sicari, giannizzeri e fondi neri, fruscii di tonache, passi felpati, incontri segreti. Un filo rosso. La teologia che si fa storia, che, carne della carne del pensiero, entra in rapporto di sviluppo critico con la modernità. È la tradizione filosofica occidentale che si fa storia dell’animo umano, e che, stando in contatto con le sue contraddizioni feconde, consente di interpretare la storia dell’umanità tutta. È l’universalismo che continuamente rompe il guscio del relativismo – e relativizza così l’assolutizzarsi dell’Occidente, e in particolare della sua espressione individualistica e capitalistica. Un filo nero. È come il sottofondo a tutto il resto, che vi si intreccia e rende la questione del mutamento nella Chiesa una questione politica, soggetta alle oscillazioni del ciclo politico-sociale: comunità di base, Chiesa del dissenso, dibattiti postconciliari e relativa divisione per fazioni ermeneutiche, quel “mordersi e divorarsi a vicenda” che San Paolo e lo stesso papa Benedetto XVI hanno sottolineato, e che oggi si gioca sullo sfondo di un processo di secolarizzazione che rimette in circolo l’anticlericalismo, reso ancora più viscerale dai terribili casi di abusi sessuali e di pedofilia emersi recentemente. La pubblicistica che in questo momento ho sottomano sembra concentrarsi sul filone giallo, che gode di un grande successo editoriale. Se a ciò si aggiunge, come sottolineano gli stessi esperti di parte cattolica, che la struttura della comunicazione vaticana non regge la concorrenza, in termini di postmoderna fascinazione mediatica, di altre centrali informative, è evidente che la domanda “che cosa accadrà mai li dietro?” diventa quasi obbligatoria per una lettura specialistica di tipo dietrologico. In pratica, per quel giornalismo di inchiesta la cui rinascita è stata a lungo evocata, per assumere alla fine le forme americanizzanti della personalizzazione e dello scandalismo e concentrare (in modo commercialmente rassicurante) il fuoco polemico, tra i mille e mille poteri economico-finanziari che avvolgono il mondo, su quello che fa capo allo Stato del Vaticano. Ma non vi è quasi autore che si occupi di questa rilettura revisionista della Chiesa senza rendere omaggio in qualche parte ad una “diversa Chiesa”, e che lo faccia contrapponendo a papa Benedetto XVI il predecessore Giovanni Paolo II. Ecco perché il “giallo” diventa automaticamente e sistematicamente “nero”. Se infatti guardiamo oltre all’ideologia, la scissione tra la carne e lo spirito del magistero della Chiesa viene impugnata con intenzioni chiaramente derisorie e, letteralmente, depredatorie. La Chiesa, infatti, dovrebbe spogliarsi dei propri beni terreni, ritornare alla purezza catacombale, lontana dal luccicante mondo terreno; essa sarà tanto più grande, quanto maggiormente vivrà nascosta nell’intimo delle coscienze. Il sarcasmo di una società borghese laica, pienamente mondana e weberianamente disincantata, che chiede alla Chiesa di farsi interiore e povera, è evidente. Il dichiarato utilizzo, da parte di alcuni intellettuali, dei gravissimi casi di pedofilia come “nuova crisi delle investiture” – quindi come caso scatenante di un neoriformismo anticattolico – mi pare pienamente in linea con l’idea di una neo-Chiesa secolarizzata, dissolta nell’esperienza coscienziale, senza mediazioni confessionali, e per ciò stesso meno autonoma rispetto alle manifestazioni del mondo moderno, e in definitiva più a immagine e somiglianza di un’ideologia soggettivistica radicale di rito laico e progressista. Insomma, uno strano animale, qualcosa a metà tra l’isolamento cenobitico e antimondano delle comunità esseniche e l’accettazione gallicana delle gerarchie e dei valori della società esterna. Ora, se è bene che la Chiesa postconciliare divenga motore di cambiamento e di rinnovamento del mondo, come è possibile che venga poi contemporaneamente contestata per essere troppo mondana? Forse il paradosso è tale, perché essa dovrebbe sì impegnarsi, ma solo in una direzione: quella appunto indicata dai “sacerdoti laici” che la vorrebbero al tempo stesso antagonista dei propri rivali e docile compagna di strada. In controcanto ad ogni vicenda di cronaca della microstoria vaticana (filo giallo), vi è quasi sempre questo abbaglio, questa grande illusione laicista, e il relativo risentimento e frustrazione (filo nero). Ma la lettura non può si fermare a questo tratto costante spiritualista e anticlericale. Anche perché nel frattempo gli attacchi al Vaticano hanno registrato un salto di qualità, indirizzandosi non più a questo o quel personaggio di contorno, ma al cuore stesso d’Oltretevere. Nell’età videocratica, la visibilità diventa metro di misurazione del potere: l’immagine di Giovanni Paolo II viene contrapposta a quella di Benedetto XVI. Il secondo finisce così per lo scontare la colpa di succedere “mediaticamente” al primo. Non solo, al papa polacco si attribuisce il merito di aver combattuto il comunismo nell’Est europeo – ciò che appunto ne giustifica l’utilità, se così si può dire, agli occhi degli attuali critici del papa tedesco, cui nulla viene perdonato! Dal discorso di Ratisbona del 2006, alla beatificazione di Pio XI, alle accuse pesanti ed infondate alle gestione dello Ior da parte di Ernesto Gotti Tedeschi (di cui tratta estesamente Gianluigi Nuzzi in queste pagine), fino alle insinuazioni dei rapporti tra la Chiesa e mafia – tutto viene ricondotto al vertice della Santa Sede. Con tutto ciò, l’attuale pontificato ha saldamente in mano il filo rosso: la piattaforma etico-politica più solida e ampia e il respiro strategico più lungo di qualsiasi ideologia borghese, proprio perché riflette alle fonti della crisi del moderno mondo capitalistico – e perché non ha bisogno di farne l’apologia, magari dopo aver “sbrigato” la pratica della distruzione del comunismo. Era forse inevitabile che ad un bavarese, cattolico nella patria della filosofia, spettasse fare la sintesi ontologica e teologica di Eckart, Hegel, Heidegger – e trovare in quella tradizione “profondo-occidentale” risposte illuminate dalla fede. Ciò ha accentuato le oscillazioni interne al Vaticano, specie dopo che l’incumbent Camillo Ruini, vero pilastro dell’establishment d’Oltretevere dagli anni Novanta, ha dovuto fare posto al new comer Tarcisio Bertone. Una dialettica interna, che noi ingenuamente risolveremmo tirando il filo giallo delle fisiologiche lotte di fazione, si colora di nero perché inevitabilmente i tifosi esterni vi attribuiscono una dimensione lacerante – spesso nel (non poi tanto segreto) auspicio di veder lacerata e finalmente “a disposizione” la stessa istituzione. Insomma, attacchi esterni e divisioni interne sono una morsa formidabile, anche per un papa dalla grande forza teologica e comunicativa come Benedetto XVI. Con una maggiore coesione interna, forse, questa morsa potrà essere allentata, e i fili colorati del magistero cattolico universale, oggi un po’ aggrovigliati, potranno essere meglio dipanati. Lipotesi, degli inquirenti, il procuratore aggiunto Nello Rossi e i sostituti Stefano Rocco Fava e Marco Pesci è che almeno una parte dei proventi della compravendita di Antonveneta da parte di Mps sia transitata nello Ior attraverso i 4 conti correnti di cui si parla sul Corriere, per finire poi su un conto della banca del Fucino (un istituto che ha forti legami con lo Ior e nelle cui casse furono trovati anche una parte dei 23 milioni di euro dello Ior sequestrati dalla Procura di Roma nel 2010), intestato allo stesso istituto vaticano, ma che ormai risulterebbe chiuso. La Procura capitolina, cui compete la parte delle indagini sulla compravendita di Antonveneta che riguarda il Vaticano, sarebbe perciò pronta ad avviare accertamenti (che saranno in ogni caso difficilissimi, per la resistenza prevedibile del Vaticano e per le stesse procedure con cui lavora lo Ior, che rendono pressoché impossibile risalire a nomi, date, operazioni, cifre) sui conti correnti dello Ior per capire se vi sia stato riciclaggio di denaro. La Banca Antonveneta fu ceduta al Monte dei Paschi nel 2009 dal Banco Santander, che l’aveva a sua volta acquisita nel 2006 dall’olandese Abn Amro, poi acquisita nel 2007 dal consorzio Royal Bank of Scotland-Banco Santander-Fortis, al prezzo di 6,6 miliardi. Soli 3 anni dopo però l’istituto senese sborsa 9,3 miliardi di euro (più oneri vari che hanno fatto salire il prezzo definitivo a 10,3 miliardi circa), senza contare gli altri debiti che Antonveneta si portava dietro (che fanno salire il costo dell’operazione a circa 19 miliardi) e senza nemmeno che nell’operazione rientrasse la controllata Interbanca, poi ceduta da Santander a Ge Capital. L’operazione dell’acquisto dell’Antonveneta comportò per il Monte dei Paschi una grossa esposizione finanziaria. Per fronteggiarla, il Consiglio d’Amministrazione diede il via libera a diverse operazioni di “finanza creativa”. Si tratta delle ormai celebri speculazioni “Alexandria” e “Santorini”, che servivano ad occultare le perdite nei bilanci (o a “spalmarle” su più esercizi finanziari) in modo da mantenere bilanci formalmente in attivo, così da continuare a distribuire i dividendi agli azionisti, mantenendo al contempo elevato il prestigio (ed i bonus) del management della banca, oltre che dell’istituto stesso. Solo che qualcosa non ha funzionato e la toppa non ha fatto altro che allargare ulteriormente il “buco”. Fino a strappare l’intero vestito. Sta indagando la magistratura con l’ipotesi di reato di truffa, ostacolo agli organismi di vigilanza, aggiotaggio (ossia, come recita l’art. 501 del Codice Penale, il “rialzo e ribasso fraudolento di prezzi sul pubblico mercato o nelle borse di commercio”). L’ipotesi degli inquirenti è che sulla vendita sia gravata una “mazzetta”. Il pagamento fatto da Mps a Santander fu diviso su due conti correnti. Un versamento, di circa 7 miliardi, fu fatto direttamente a Madrid, altri 2 presero invece la direzione di una banca londinese. Per poi passare, secondo l’ipotesi investigativa, dall’Inghilterra al Brasile. E forse rientrare, in parte in Italia, attraverso lo scudo fiscale. Una parte della presunta “tangente” pagata da Mps per acquisire Antonveneta ad un prezzo incredibilmente fuori mercato sarebbe inoltre transitata per il Vaticano. Un modello analogo a quello già approntato nel 1993, ai tempi della maxitangente Enimont, i 150 miliardi di lire utilizzati dall’azienda guidata dal finanziere Raul Gardini per finanziare i partiti in maniera illegale, gran parte dei quali - circa 90 miliardi in Bot e Cct - transitati presso lo Ior, da dove il controvalore in valuta fu poi girato su conti di banche estere. Un “metodo” minuziosamente ricostruito nel celebre libro di Gianluigi Nuzzi Vaticano Spa, che si avvaleva di dell’archivio personale di un prelato vaticano, mons. Renato Dardozzi, un consigliere della Segreteria di Stato della Santa Sede aveva avuto accesso a tutte le vicende dello Ior e del Vaticano negli anni ’80 fino alla metà dei ‘90. Quel metodo, che dapprima si credeva finito con l’allontanamento di Marcinkus, poi con la fine della Prima Repubblica e del sistema di finanziamento illecito dei partiti, poi ancora, in tempi recenti, con la controversa “riforma” finanziaria varata da Benedetto XVI nel 2010 (anche a seguito del sequestro operato dalla Procura di Roma nel 2010, ma soprattutto a causa delle pressioni internazionali affinché il Vaticano smetta di operare con criteri e regole che favoriscono il riciclaggio e la non trasparenza nelle operazioni finanziarie), potrebbe oggi ripresentarsi sotto nuove forme, sotto cui si celerebbe la medesima sostanza. Da parte sua, però, il Vaticano, per bocca del direttore della Sala Stampa padre Federico Lombardi, ha seccamente e decisamente smentito che «dirigenti del Montepaschi abbiano avuto possesso di fondi presso lo Ior», così come aveva già negato l’eventualità che presso lo Ior si fossero tenute riunioni che avessero per oggetto la cessione di Antonveneta a Mps. Alcuni anni fa, Benedetto fu condannato negli Usa per favoreggiamento della pedofilia. Ovviamente, il mandato di cattura internazionale non ebbe seguiti. La sospensione che vale per i capi di stato, nella situazione del pontefice, fu sospesa a vita!Ora, con le dimissioni e con un analogo procedimento internazionale - dalla Germania - qualcuno ha consigliato che restasse allinterno delle mura. In Vaticano, compresa Castelgandolfo, non esiste estradizione.... La Segreteria di Stato della Santa Sede prima dell’elezione di Bergoglio pubblica un drammatico comunicato in cui si deplora il tentativo di condizionare i cardinali, in vista del Conclave, con la diffusione di notizie spesso non verificate, o non verificabili, o addirittura false, anche con grave danno di persone e istituzioni. “La libertà del Collegio Cardinalizio, al quale spetta di provvedere, a norma del diritto, allelezione del Romano Pontefice, ricorda la Segreteria di Stato, è sempre stata strenuamente difesa dalla Santa Sede, quale garanzia di una scelta che fosse basata su valutazioni rivolte unicamente al bene della Chiesa. COMUNICATO - Nel corso dei secoli, continua il testo, i cardinali hanno dovuto far fronte a molteplici forme di pressione, esercitate sui singoli elettori e sullo stesso Collegio, che avevano come fine quello di condizionarne le decisioni, piegandole a logiche di tipo politico o mondano. Se in passato sono state le cosiddette potenze, cioè gli Stati, a cercare di far valere il proprio condizionamento nellelezione del Papa, oggi si tenta di mettere in gioco il peso dellopinione pubblica, spesso sulla base di valutazioni che non colgono laspetto tipicamente spirituale del momento che la Chiesa sta vivendo. Per la Segreteria di Stato, è deplorevole che, con lapprossimarsi del tempo in cui avrà inizio il Conclave e i Cardinali elettori saranno tenuti, in coscienza e davanti a Dio, ad esprimere in piena libertà la propria scelta, si moltiplichi la diffusione di notizie spesso non verificate, o non verificabili, o addirittura false, anche con grave danno di persone e istituzioni. Mai come in questi momenti, conclude la nota, icattolici si concentrano su ciò che è essenziale: pregano per Papa Benedetto, pregano affinchè lo Spirito Santo illumini il Collegio dei Cardinali, pregano per il futuro Pontefice, fiduciosi che le sorti della barca di Pietro sono nelle mani di Dio. NOTA - «La libertà del Collegio cardinalizio, al quale spetta di provvedere, a norma del diritto, allelezione del Romano Pontefice, - si legge nella nota della Segreteria di Stato vaticana, pubblicata dalla Radio Vaticana - è sempre stata strenuamente difesa dalla Santa Sede, quale garanzia di una scelta che fosse basata su valutazioni rivolte unicamente al bene della Chiesa». «Nel corso dei secoli i cardinali - prosegue il testo - hanno dovuto far fronte a molteplici forme di pressione, esercitate sui singoli elettori e sullo stesso Collegio, che avevano come fine quello di condizionarne le decisioni, piegandole a logiche di tipo politico o mondano». «Se in passato sono state le cosiddette potenze, cioè gli Stati, a cercare di far valere il proprio condizionamento nellelezione del Papa, oggi - commenta la nota - si tenta di mettere in gioco il peso dellopinione pubblica, spesso sulla base di valutazioni che non colgono laspetto tipicamente spirituale del momento che la Chiesa sta vivendo». «È deplorevole che, con lapprossimarsi del tempo in cui avrà inizio il Conclave e i Cardinali elettori saranno tenuti, in coscienza e davanti a Dio, ad esprimere in piena libertà la propria scelta, - tiene a precisare la Segreteria di Stato - si moltiplichi la diffusione di notizie spesso non verificate, o non verificabili, o addirittura false, anche con grave danno di persone e istituzioni». «Mai come in questi momenti, - conclude la nota - i cattolici si concentrano su ciò che è essenziale: pregano per Papa Benedetto, pregano affinché‚ lo Spirito Santo illumini il Collegio dei Cardinali, pregano per il futuro Pontefice, fiduciosi che le sorti della barca di Pietro sono nelle mani di Dio». Nessuno al momento ipotizza una replica dellelezione-lampo di otto anni fa, conclusasi con lascesa al Soglio di Joseph Ratzinger dopo sole quattro votazioni e meno di un giorno di conclave. Non cè il candidato forte con unautorità universalmente riconosciuta come allora. Molti dei «grandi elettori» del 2005, che pure cercheranno di influenzare il voto con la loro esperienza saranno esclusi dalla Sistina per motivi detà. Quando vennero a Roma per il concistoro del febbraio 2012, con la bufera dei vatileaks appena iniziata, alcuni autorevoli cardinali stranieri si erano interrogati sullo stato della Curia romana e sullimmagine che emergeva dalle carte riservate che laiutante di camera di Papa Ratzinger aveva fatto filtrare. Lidea che si erano fatti, negli scambi di opinione e negli incontri allombra del Cupolone, era che Vatileaks fosse una vicenda molto italiana oltre che molto curiale. Nonostante il borsino sui «papabili» contenga sempre i nomi di diversi porporati del Bel Paese, in questo momento le candidature italiane non appaiono così forti e sicure. Gli incidenti che hanno caratterizzato il pontificato di Benedetto non sono certo tutti imputabili agli attacchi dai «nemici esterni della Chiesa», come amano invece sottolineare quei collaboratori del Papa sempre propensi ad attribuire le responsabilità ai media o alle lobby anticattoliche e mai ai loro errori. Cè un malessere evidente e diffuso Oltretevere, cè mancanza di coordinamento, e più volte il Papa si è trovato esposto e solo in prima linea. Certo, la realtà Curia romana non corrisponde allimmagine che la rappresenta come dilaniata dalle lotte di potere. Ma appare altrettanto risibile anche la «leggenda rosa» che molti in Vaticano vorrebbero accreditare sui media.I cardinali vogliono avere il tempo di discutere quanto è accaduto negli ultimi anni. Non sarà facile far loro accettare scorciatoie, candidature precostituite, «ticket» con labbinata Papa e Segretario di Stato studiati da chi spera nel perpetuare il proprio potere e la propria influenza. I conclavisti saranno informati sullo scandalo Vatileaks. Allinizio della prossima settimana, prima di partire giovedì pomeriggio per Castel Gandolfo, Benedetto XVI incontrerà i tre porporati ultraottantenni della commissione dinchiesta (Julian Herranz,Jozef Tomko, Salvatore De Giorgi) e, secondo quanto si apprende in Curia, li autorizzerà a riferire ai cardinali riuniti dal 1° marzo nelle congregazioni generali i contenuti della loro indagine vincolata da segreto pontificio. In questo modo gli elettori potranno ascoltare direttamente dai tre commissari papali di Vatileaks la disamina reale ed ufficiale sul furto di documenti riservati nellappartamento di Joseph Ratzinger e sulla situazione in cui si è inserita lazione del corvo Paolo Gabriele. Il dossier Vatileaks fotografa scontri di potere e guerre interne alle gerarchie ecclesiastiche, ma, precisano Oltretevere, non denuncia scandali nè ricatti a sfondo sessuale. Prima che si aprano per loro le porte della Cappella Sistina i conclavisti potranno perciò avere la versione autentica dopo mesi di illazioni, veleni e sospetti. Quei contenuti della relazione Vatlieaks aveva forse in mente Benedetto XVI l11 ottobre quando si affacciò alla finestra del suo studio privato per ricordare lo straordinario discorso di Giovanni XXIII «alla Luna», quello della carezza inviata ai bambini e a sorpresa gelò lentusiasmo dei 40mila ragazzi dellAzione Cattolica che stavano ancora scandendo il suo nome. «Cinquantanni fa in questo giorno - disse il Pontefice- anche io sono stato qui in piazza, con lo sguardo verso questa finestra, dove si è affacciato il buon Papa, il Beato Papa Giovanni e ha parlato a noi con parole indimenticabili, parole piene di poesia, di bontà, parole del cuore. Eravamo felici e pieni di entusiasmo. Anche oggi siamo felici, portiamo gioia nel nostro cuore, ma direi una gioia forse più sobria, una gioia umile». E aggiunse:«In questi cinquantanni abbiamo imparato ed esperito che il peccato originale esiste e si traduce, sempre di nuovo, in peccati personali, che possono anche divenire strutture del peccato. Abbiamo visto che nel campo del Signore cè sempre anche la zizzania, abbiamo visto che nella rete di Pietro si trovano anche pesci cattivi. Abbiamo visto che la fragilità umana è presente anche nella Chiesa, che la nave della Chiesa sta navigando anche con vento contrario, con tempeste che minacciano la nave e qualche volta abbiamo pensato: il Signore dorme e ci ha dimenticato». Alla vigilia del ritiro spirituale di Quaresima che vede riuniti fino a sabato il Papa e la Curia romana, in un articolo in prima pagina (Il tempo del silenzio), lOsservatore Romano ha ripreso le dichiarazioni di Benedetto XVI che il giornalista tedesco Peter Seewald ha riferito al settimanale Focus. La determinazione del Pontefice non è stata in alcun modo influenzata dalla vicenda del furto di documenti riservati dal suo appartamento, sottolinea il quotidiano della Santa Sede. Sulla decisione di Benedetto XVI si moltiplicano i commenti e le notizie, scrive il giornale della Santa Sede. CHIESA CHIESA-La storia dello Stato papale attuale è anche storia italiana, prima ancora che internazionale. E non è un caso che molti degli interrogativi disseminati lungo la storia della nostra Repubblica finiscano, prima o poi, con l’intrecciarsi con le vicende di un altro Stato, a noi molto vicino: il Vaticano, per l’appunto.. I gesuiti sono dei maestri nel mescolare le carte in tavola e nell’occultare la loro pesante influenza nella politica, nell’economia e nella vita sociale del nostro paese. Questa influenza avviene alla luce del sole, compreso siti internet dedicati, solo che noi non siamo più capaci di vederla; forse loro hanno capito che ogni segreto, anche il più nascosto, prima o poi sarebbe stato svelato da qualcuno; quindi, tanto vale agire apertamente ma con discrezione, distorcendo la percezione degli eventi e influenzando personaggi pubblici da dare in pasto alle masse; personaggi capaci di catalizzare la rabbia derivante dalle ingiustizie economiche e sociali e dirigerla verso dei mostri di facciata agenti come capro espiatorio. E così è stato; altrimenti come spiegare tutto quel fior fiore di “rivoluzionari” e “radicali contro il sistema” che sono stati ospiti nei think tank dei gesuiti? Partiamo dall’influente Fondazione Stensen dei Gesuiti: “La Fondazione Niels Stensen di Firenze si ispira alla ricerca e alla metodologia di Nicolò Stenone, medico e geologo danese del ’600 (1638 -1686). Riconosciuta con decreto del Presidente della Repubblica, n. 231, il 3 marzo 1959, la Fondazione è gestita dai Padri Gesuiti ed è stata inaugurata il 1 novembre 1964. Lo Statuto è stato aggiornato e rinnovato nel corso dell’anno 2008 e definitivamente approvato il 24 febbraio 2009 dalla Prefettura di Firenze. Attuale Presidente è P. Ennio Brovedani s.j.” Per chi non lo sapesse: “Lo Stensen ha organizzato dal 2002 al 2009, ogni anno, nei mesi di Ottobre e Novembre, il “Novembre Stenseniano”, un percorso di conferenze, dibattiti, proiezioni cinematografiche e esposizioni su tematiche socio-culturali attuali con ospiti di diversa provenienza nazionale e internazionale.” Un evento che, dopo alcuni anni di sospensione, è ripartito nel 2012. Il giorno Sabato 27 novembre 2004 Grillo fece un intervento straordinario al Novembre Stenseiano. Dalle cronache dell’epoca leggiamo il programma della giornata del 27 Novembre alla Fondazione dei gesuiti:“ultimo atto di “Homo Cyber”, terza edizione del Novembre Stenseniano. La rassegna che ha cercato di esplorare il fascino, le prospettive e le inquietudini dell’era informatica, ha suscitato molto interesse ed ampia copertura mediatici, e l’appuntamento di domani promette di essere degna conclusione di questo percorso.Alle ore 16 si discute di “Cyber Democracy”, in una tavola rotonda alla quale interverranno il giudice della Corte Costituzionale professor Ugo De Siervo (“Partecipazione e decisione politica”), l’Authority per le Telecomunicazioni professor Enzo Cheli (“Regole e diritti nella cybersociety”), ed il docente d’informatica ed esperto di Intelligenza Artificiale e Reti Neurali professor Marco Gori (“Monopolio dell’informazione sul Web”). L’incontro sarà presieduto dal professor Stefano Grassi, docente di Diritto costituzionale all’Università di Firenze.Al termine della tavola rotonda l’intervento straordinario di Beppe Grillo; il comico genovese darà una sua personale lettura del nostro futuro “cyber”. L’ingresso a quest’ultimo appuntamento è ad invito, ed i posti in Auditorium sono già esauriti. Sono però disponibili 30 posti nella Saletta Multimediale in collegamento audio-video.” E il futuro cyber per Beppe arriverà di lì a poco. Ricordiamo che “Insieme a Gianroberto Casaleggio Grillo è il gestore di un blog aperto il 26 gennaio2005 (in contemporanea con la prima tappa a Pordenone dell’omonimo spettacolo a pagamento 2005Beppegrillo.it), aggiornato quotidianamente.” Ricapitolando: il 27 Novembre 2004 Grillo fa un “intervento straordinario” alla Fondazione Stensen dei Gesuiti nella giornata dedicata alla Cyber Democracy; e il 26 gennaio 2005, due mesi esatti dopo, apre il blog “accalappiarivoluzionari contro la casta dei politici” beppegrillo.it insieme alla massonica Casaleggio. Andreotti avrebbe detto:”A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”. E’ proprio da quei tempi che Beppe Grillo non vuole più parlare apertamente di signoraggio bancario, per non parlare della geoingegneria (nel 2006 Grillo etichettava come maniacali chi gli diceva di parlare delle scie chimiche), per non parlare di gesuiti (si veda l’articolo inutile Wiki e Gesuiti del 26 luglio 2005, poi solo qualche stringato post sul Vaticano e Monti, ribattezzato Rigor Montis, ad esempio questo del 28 dicembre 2012; oppure questo sull’Opus Dei, per darci qualche contentino). Per Grillo il nemico numero uno rimane la cosiddetta casta dei politici; ad esempio nei suoi 20 punti per uscire dal buio non vi è traccia alcuna di tagliare i fondi pubblici e abolire le esenzioni di cui ha goduto la Chiesa Cattolica fino adesso; ad esempio nel 2012 la stima è di “€ 6.232.375.437″ ; nel suo programma leggiamo solo dei vacui slogan come:”Legge anticorruzione”, oppure “abolizione dei contributi pubblici ai partiti”, oppure “Istituzione di un “politometro” per verificare arricchimenti illeciti dei politici negli ultimi 20 anni”. Nello stesso volantino Grillo poi afferma che: ”I partiti sono i primi responsabili di questa situazione, hanno occupato lo Stato, lo hanno svenduto, spolpato da dentro.” No caro Grillo! I partiti non sono i primi responsabili di questa situazione; non sono i partiti che hanno occupato lo Stato; sono stati il Vaticano, l’Ordine dei Gesuiti, Comunione e Liberazione, l’Ordine Costantiniano, i Cavalieri di Malta e la massoneria che hanno occupato tutti i partiti e quindi lo Stato italiano; è un po diverso, non credi? La tua Casaleggio non ha niente a che fare con gli Ordini sopra citati? Per darvi prova dell’importanza nazionale del dibattito che si svolge alla Fondazione Stensen, leggiamo alcuni degli invitati Don Luigi CIOTTI (Gruppo Abele) Ignazio MARINO (Senatore della Repubblica) Corrado AUGIAS (Giornalista e scrittore) Vito MANCUSO (Teologo) Piergiorgio ODIFREDDI (Matematico, logico e saggista) Notate che tra di loro ci sono anche dei noti “critici” e “radicali”; ma, come oramai sappiamo, i gesuiti controllano e condizionano a 360° lo spettro politico e culturale. Anche Elsa Fornero è intervenuta allo Stensen; all’esterno fu anche contestata. Sempre dal sito ufficiale dello Stensen scopriamo che: “Negli anni del Concilio Vaticano II, e subito dopo, lo Stensen divenne luogo di incontro, approfondimento e ricezione delle idee e dei documenti conciliari ospitando alcuni dei padri e dei teologi del Concilio e affrontando, di volta in volta, momenti e temi della vita ecclesiale italiana e universale.” Un’altra attività dello Stensen è stata quella di portare avanti l’opera del padre della New Age e dellaNuova Religione Mondiale Pierre Teilhard de Chardin: “Un ulteriore momento importante dell’attività dello Stensen, anche se più discreto, è stato l’interesse per l’opera e il pensiero di Pierre Teilhard de Chardin che negli ultimi decenni ha trovato la sua concretizzazione in una sezione della biblioteca a lui dedicata, in una rivista semestrale e in incontri e convegni sul tema inesauribile e sempre stimolante del rapporto tra interpretazione scientifica e interpretazione teologica del mondo e della sua storia.” Associazione Laici e Gesuiti Adesso parliamo di un’associazione che in pochi avranno sentito nominare, cioè l’associazione “LAICI E GESUITI PER NAPOLI – ONLUS”; dal loro sito web apprendiamo che: ”Siamo laici e gesuiti, provenienti da percorsi diversi, decisi ad impegnarsi insieme per contribuire a rendere migliore la città di Napoli. Da questa idea è nata l’Associazione “LAICI E GESUITI PER NAPOLI – ONLUS” che intende proporre alla città una serie di iniziative finalizzate a favorire un recupero di quei valori fondamentali per una migliore convivenza civile, promuovendo un sistema etico che sappia conciliare giustizia e solidarietà. Questo sistema di valori – radicato nella tradizione e nella cultura della Compagnia di Gesù ma condiviso da molti laici, al di là di ogni appartenenza religiosa – rappresenta il punto di riferimento per la nostra azione, che intende mettere al servizio della città risorse e competenze per costruire percorsi di formazione e di sensibilizzazione etica sul piano della coscienza civica e politica.” Da questa pagina che parla delle origini estraiamo: “L’idea dell’Associazione “Laici e Gesuiti per Napoli” nasce da una prima riflessione nell’agosto 2005, che porta a riunire nel mese si dicembre, pochi giorni prima di Natale, tredici laici e alcuni gesuiti residenti a Napoli presso la sede della Facoltà Teologica di Villa San Luigi. L’incontro è finalizzato ad una riflessione sul senso dell’impegno dei gesuti e dei laici che si riconoscono nella spiritualità ignaziana per contribuire a cambiare Napoli in un momento di crisi profonda. Al termine dell’incontro, il 18 dicembre 2005, fu redatta e sottoscritta una Dichiarazione comune di volontà di costituire un’”Associazione tra laici e gesuiti per Napoli”da parte di 17 (14 laici e 3 gesuiti). Dopo la “tre giorni” iniziò il lavoro d’impostazione del Comitato Promotore fino al maggio 2006, quando finalmente si costituisce come ONLUS l’Associazione “Laici e Gesuiti per Napoli”“ “Nel 2008 l’associazione si fa carico, insieme al Collegium Professurum dei gesuiti, del nuovo ciclo dei Lunedì di Villa San Luigi dedicato al tema “Certezza/incertezza”, che vede la partecipazione di personalità importanti, come Franco Battiato, Marco Travaglio, Roberto Saviano, don Luigi Ciotti,Guido Bertolaso. Si registra un grande successo di pubblico, con una buona risonanza sui mass media, che contribuisce a far conoscere l’Associazione nella città. “ Qui abbiamo la crema dell’opposizione controllata, impegnata a tenere lontani gli occhi della gente dai crimini dei Gesuiti e dalla loro fattiva collaborazione con la Mafia; come dice Pietro Palau Giovannetti: “Il termine sincretico «massomafie» non viene quasi mai utilizzato dai mass media e, stranamente, anche dal ben informato Saviano [corte papale ebrea, ndr], nonostante sia stato coniato da uno dei più eminenti studiosi del fenomeno, ovvero dal Prof. Giuseppe D’Urso, eroe sconosciuto, Presidente per la Sicilia dell’Istituto Nazionale di Urbanistica e docente universitario che, dagli anni ’80, per primo, grazie alle sue ricerche, svolte in ambito istituzionale, svelò lo stretto connubio fra mafia, massoneria e sistema giudiziario, quale «collante» del controllo politico-economico-mafioso del territorio, denunciando inascoltatamente i cavalieri catanesi, i magistrati corrotti al loro servizio, gli appalti e le connivenze politiche-affaristiche, indicandoci che le mafie, ieri come oggi, non sono una patologia tipica delle Regioni del Sud Italia, ma un vero e proprio «braccio armato» di un regime corrotto, un «male endemico» diffuso e istituzionalizzato, protetto e organizzato su basi ben precise, espressione di una parte consistente della classe dirigente locale e nazionale. Quella che, negli ultimi decenni, sino alle più recenti vicende sulla loggia P3, è emerso essere, in maniera sempre più nitida, collegata a doppio filo, a consorterie di stampo massonico, cricche, gruppi occulti di pressione, Opus Dei, Cavalieri di Malta, Illuminati, Bilderberg… [Massomafia: Mi dicevano di lasciar perdere. In onore di Giuseppe DUrso]“ Ricordiamo che per D’Urso i poteri occulti erano: d) poteri occulti laici - massoneria bianca ((Ovest-Est-Terzo Mondo) - massoneria nera (nei Paesi dell’Ovest) - massoneria rossa (nei Paesi dell’Est) e) poteri occulti religiosi - cattolici (internazionali) – Opus Dei – Gesuiti laici – Cavalieri di Malta - altre religioni (terzo mondo) Di questi poteri non vi è traccia, se non minima, nel lavoro dei fantocci ben pagati Travaglio, Ciotti, Saviano ecc. Anzi! Il colmo lo raggiungiamo quando leggiamo che D’Urso indicava tra i criminali occulti proprio i “Gesuiti Laici“, mentre l’associazione che ha invitato Travaglio, Ciotti e Saviano al loro ciclo di conferenze sul tema “Certezza/incertezza” si chiama, guarda un po, “Laici e Gesuiti per Napoli”; siete ancora “Certi” di saper fare 2+2 ? L’elenco degli italiani che hanno partecipato almeno una volta al gruppo Bilderberg, la loggia massonica più potente al mondo, comprende 43 nomi. Di seguito il nome e il cognome dei soci e la carica che ricoprivano al momento della partecipazione alla lobby. In merito ad un avviso giunto nella nostra redazione multimediale, l’avv. dell’On. Veltroni chiede l’immediata rimozione del nome del suo assistito da questa lista poichè non ha mai partecipato a nessuna riunione del gruppo Bilderberg. AMBROSETTI ALFREDO, Presidente Gruppo Ambrosetti BERNABE’ FRANCO, Ufficio italiano per la Ricostruzione nei Balcani BONINO EMMA, Membro della Commissione Europea CANTONI GIAMPIERO, Presidente BNL CARACCIOLO LUCIO, Direttore Limes CAVALCHINI LUIGI, Unione Europea CERETELLLI ADRIANA, Giornalista, Bruxelles CIPOLLETTA INNOCENZO, Direttore Generale Confindustria CITTADINI CESI GIANCARLO, Diplomatico USA DE BENEDETTI RODOLFO, CIR DE BORTOLI FERRUCCIO, RCS libri DE MICHELIS GIANNI, Ministro degli Affari Esteri DRAGHI MARIO, Direttore Min. Tesoro FRESCO PAOLO, Presidente Gruppo FIAT GALATERI GABRIELE, Mediobanca GIAVAZZI FRANCESCO, Dicente Economia Bocconi LA MALFA GIORGIO, Segretario nazionale PRI MARTELLI CLAUDIO, Deputato – Ministero Grazia e Giustizia MASERA RAINER, Direttore generale IMI MERLINI CESARE, Vicepresidente Council for the United States and Italy MONTI MARIO, Commissione Europea PADOA SCHIOPPA TOMMASO, BCE Banca Centrale Europea PASSERA CORRADO, Banca Intesa PRODI ROMANO, Presidente UE PROFUMO ALESSANDRO, Credito Italiano RIOTTA GIANNI, Editorialista La Stampa ROGNONI VIRGINIO, Ministero della Difesa ROMANO SERGIO, Editorialista La Stampa ROSSELLA CARLO, Editorialista La Stampa RUGGIERO RENATO, Vicepresidente Schroder Salomon Smith Barney SCARONI PAOLO, ENEL Spa SILVESTRI STEFANO, Istituto Affari Internazionali SINISCALCO DOMENICO, Direttore Generale Ministero Economia SPINELLI BARBARA, Corrispondente da Parigi – La Stampa STILLE UGO, Corriere della Sera TREMONTI GIULIO, Ministro dell’Economia TRONCHETTI PROVERA MARCO, Pirelli Spa VISCO IGNAZIO, Banca d’Italia VITTORINO ANTONIO, Commissione Giustizia UE ZANNONI PAOLO, Manager gruppo FIAT La loggia é nata nel 1954 con la prima riunione nell’hotel Bildeberg di Oosterbek, in Olanda. Sua maestà il principe Bernardo de Lippe, olandese, ex ufficiale delle SS, é stato il primo leader e ha guidato il gruppo per oltre 20 anni, fino al 1976. Dopo di lui si sono segretamente susseguiti diversi capi. Ogni anno un gruppo di circa 130 delle personalità più potenti del mondo (banchieri, politici, rettori universitari, imprenditori…) si riuniscono negli hotel più lussuosi del mondo per discutere. Di che cosa discutano non lo sa nessuno. Si dice che decidano il destino economico dell’intero pianeta. Nessuna conferenza é mai stata registrata, nessun argomento trattato é mai stato reso noto, non c’è stata mai nessuna fuga di notizie. Lo scorso anno il gruppo si é riunito al Hotel de russie in via del Babuino ex sede del gionale radio rai. Il sito francese Rue89 é riuscito a scovare la lista completa degli invitati al misterioso congresso massonico. Gli argomenti trattati sono rimasti completamente avvolti nel mistero anche questa volta.
Posted on: Sat, 02 Nov 2013 10:56:36 +0000

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