Trattativa Stato-mafia, pm all’attacco «Napolitano venga in - TopicsExpress



          

Trattativa Stato-mafia, pm all’attacco «Napolitano venga in aula a testimoniare» Marco Sassano ROMA SCONFITTI dalla Corte Costituzionale che ordinò la piena salvaguardia della riservatezza dei colloqui del Capo dello Stato, i magistrati della Procura di Palermo che si richiamano alla linea dura di quello che è stato, prima della sua fallimentare discesa nell’agone politico, il loro portabandiera, il giudice Ingroia, danno ... Segui le notizie su Facebook Condividi Marco Sassano ROMA SCONFITTI dalla Corte Costituzionale che ordinò la piena salvaguardia della riservatezza dei colloqui del Capo dello Stato, i magistrati della Procura di Palermo che si richiamano alla linea dura di quello che è stato, prima della sua fallimentare discesa nell’agone politico, il loro portabandiera, il giudice Ingroia, danno il via a una nuova battaglia per far rientrare dalla finestra quello che uscito dalla porta. CHIEDONO infatti alla Corte d’Assise, davanti alla quale si aprirà il 27 maggio il dibattimento sull’ipotetica trattativa tra Stato e mafia dopo le stragi del 1992, di citare come testimone il presidente Giorgio Napolitano e con lui il presidente del Senato Pietro Grasso, come ex capo della Procura nazionale antimafia, l’ex presidente Carlo Azeglio Ciampi, il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone che fu in quegli anni a Palermo, l’ex presidente dell’Antimafia Luciano Violante, il Pg della Cassazione Gianfranco Ciani, il segretario generale del Quirinale Donato Marra, e, perché chi più ne ha più ne mette, gli ex presidenti del Consiglio Giuliano Amato, Ciriaco De Mita e Arnaldo Forlani. Oggetto della testimonianza di Napolitano non sono le sue conversazioni telefoniche con l’ex ministro degli Interni Nicola Mancino, ma le «preoccupazioni» espresse in una lettera al Capo dello Stato da quello che allora era il consigliere giuridico del Quirinale, Loris D’Ambrosio. Nel ‘capitolato’ di prova indicato nella lista testi depositata ieri dalla Procura, si fa infatti riferimento alla lettera che D’Ambrosio scrisse al capo dello Stato il 18 giugno scorso. In essa il consigliere giuridico del Colle, morto l’anno scorso, esprimeva il timore «di essere stato considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi». La lettera seguiva le polemiche scoppiate dopo il deposito delle intercettazioni telefoniche tra Mancino, gli indagati del processo, e lo stesso D’Ambrosio. L’ex politico Dc in più telefonate espresse i suoi timori a D’Ambrosio sulle scelte investigative della Procura di Palermo, sollecitandolo a parlarne con Napolitano. I PM chiedono l’acquisizione delle intercettazioni di quelle conversazioni, ma anche quelle tra Mancino e l’ex procuratore generale Esposito, e ancora tra D’Ambrosio ed Esposito. Si profila, cioè, una ricostruzione della presunta trattativa, scoppiata tra il novembre 2011 e l’aprile dell’anno scorso, quando la Dia captò quelle conversazioni.
Posted on: Fri, 19 Jul 2013 16:14:09 +0000

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