Uno studio misura gli effetti dei tagli: in Italia persi 4,9 punti - TopicsExpress



          

Uno studio misura gli effetti dei tagli: in Italia persi 4,9 punti di Pil, come in Francia. Impatto devastante in Grecia (-8%), ma ci rimette anche la Germania. Il caso: la pubblicazione viene tolta dal sito, salvo poi riapparire con la precisazione che “non è la posizione ufficiale” di Bruxelles. PARIGI - L’austerity non funziona. A sostenerlo questa volta è un economista della Commissione europea, Jan In’t Veld, che ha misurato gli effetti dei tagli imposti a molti paesi dell’Ue. La Francia avrebbe così perso 4,8 punti di crescita, tra il 2011 e il 2013 e altrettanti l’Italia (-4,9% del Pil). Il record negativo in perdita di Pil è ovviamente della Grecia: -8,05%. Ma anche la Germania ci ha rimesso: una perdita di crescita stimata al 2,61%. Libération fa la copertina su questo studio inedito. Intitolato “Fiscal consolidations and spillovers in the Euro area periphery and core”, il documento era comparso lunedì sul sito della Commissione europea, addirittura segnalato con un Tweet sul profilo ufficiale. Dopo essere stato subito ripreso da un giornale greco, è stato tolto dal sito ufficiale ma infine rimesso sottolineando però che il lavoro di Veld “non rappresenta la posizione ufficiale” della Commissione. L’economista ha incrociato diversi dati macroeconomici nazionali, allargando però allo “spillover”, agli effetti su altri paesi e sull’intera eurozona. Il documento La Francia è capofila dei paesi che hanno cercato di temperare le restrizioni sui conti pubblici imposte da Bruxelles. Il presidente socialista François Hollande ha condotto sforzi notevoli per tagliare la spesa pubblica ma ha comunque chiesto e ottenuto una proroga di due anni sul famoso obiettivo del 3% tra deficit e Pil. Non a caso il rapporto dell’economista europeo, già ripreso in un blog del Wall Street Journal, sta avendo molta eco in Francia. Lo studio è finito oggi in prima pagina di Libération. Il quotidiano della gauche ne ha pubblicato ampi stralci, titolando: “La fine di un dogma”. Il rapporto di Jan In’t Veld traccia un bilancio abbastanza critico del rigore economico imposto agli Stati negli ultimi tre anni. Anche se si tratta di uno studio puramente tecnico, senza alcuna considerazione politica, sarà sicuramente sfruttato dai partiti nazionali che da tempo denunciato la scure di Bruxelles. Veld ha per esempio misurato le conseguenze dei tagli sull’occupazione. La Francia, spiega, avrebbe avuto 3 punti in meno di disoccupazione (7,8%) se avesse rinunciato all’austerity, ovvero se avesse solo diminuito la spesa pubblica in base alla previsione di crescita. Certo, in questo caso, bisognava rinunciare a raggiungere l’obiettivo di una riduzione del rapporto deficit/Pil. Ma se fosse un obiettivo sbagliato? Non è ancora la fine di un dogma ma forse qualche dubbio comincia a circolare anche a Bruxelles. fonte: repubblica.it/economia/2013/11/21/news/economisti_ue_contro_l_austerity-71551321/
Posted on: Fri, 22 Nov 2013 23:17:29 +0000

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