V.5.7. Il corno di Amaltea dedicato ad Olimpia da un Milziade e i - TopicsExpress



          

V.5.7. Il corno di Amaltea dedicato ad Olimpia da un Milziade e i suoi soldati Visitando il santuario di Olimpia nel II sec. d.C. il geografo Pausania ebbe modo di vedere, fra le offerte depositate nel tesoro dei Sicionii, una dedicata allo Zeus Olimpio da parte di uomini del Chersoneso al seguito del loro comandante Milziade: a riprova il geografo trascrisse le parole dell’arcaica iscrizione dedicatoria341. La notizia di Pausania e il senso dell’iscrizione pongono forse maggiori problemi di quanti non possano contribuire a risolvere, in primis, l’identificazione del Milziade dedicatario, fra i due Filaidi che portarono quel nome342. Eppure ritengo che la notizia costituisca un’istanza assolutamente non trascurabile: in primo luogo offre una prospettiva nuova per intendere la forma del potere e della legittimazione dei Filaidi nel Chersoneso; soprattutto testimonia di un contatto internazionale, pur di natura cultuale, del tiranno e insieme della sua comunità verso il santuario panellenico di Olimpia e, per tramite di questo, verso il pubblico aristocratico che vi si riuniva. 340 Hdt. VI 140; Diod. Sic. X 19.6. GROTE 1854, vol. IV, p. 159; WELLS 1923, pp. 118-122; SCOTT 2005, app. X, pp. 528s. 341 Paus. VI 10.8, 19.6. 342 DENHAM 1902, pp. 144s.; HAMMOND 1956, pp. 123s.; MORETTI 1957, n. 106; JEFFERY 1963, p. 300; JEFFERY 1976, pp. 37s.; ISAAC 1986, pp. 170-173; GRAHAM 1993. La politica internazionale dei tiranni nella Grecia arcaica: il caso di Atene Parte V: i Filaidi Università degli Studi di Padova, Scuola di Dottorato in Scienze Storiche, indirizzo Storia, ciclo XXIV Dott. Matteo F. Olivieri 273 L’attribuzione di Pausania a Milziade I L’offerta degna di nota consisteva in un corno che gli esegeti del santuario identificavano nel leggendario corno di Amaltea343; sul corno Pausania lesse una dedica che trascrisse per intero nella sua opera: a Zeus Olimpio un’offerta gradita dal Chersoneso dedicarono coloro che conquistarono il forte di Arato: li comandava Milziade344. Oltre alla descrizione del corno e alla trascrizione della dedica, il testo di Pausania fornisce una contraddittoria identificazione del Milziade dedicatario: da un lato l’autore fornisce il patronimico di Milziade come figlio di Cimone, sulla base del quale si dovrebbe identificare Milziade II, fratello di Stesagora e ultimo tiranno filaide del Chersoneso; d’altro canto di questo stesso dedicatario Pausania dice che fu il primo dei Filaidi a tenere il dominio (arché) del Chersoneso, dunque identificandovi Milziade I, ecista ateniese della comunità del Chersoneso Tracico. L’identificazione del Milziade a cui il testo fa riferimento e a cui sarebbe da attribuire la dedica è dunque problematica e mi pare onesto mettere in guardia dalla possibilità di giungere ad una soluzione sicura. Concordo con la maggior parte degli studiosi moderni nell’accettare che Pausania stia effettivamente facendo riferimento a Milziade I: già in altra parte precedente dell’opera Pausania annuncia che tratterà delle dediche fatte ad Olimpia da parte di quel Milziade che aveva riportato la vittoria nella corsa delle quadrighe, cioè Milziade I, e questo paragrafo realizza senz’altro tale proposito345. Seguo dunque la communis opinio nel ritenere che, nel passo sul corno di Amaltea, Pausania più probabilmente confuse la genealogia di Milziade I, a cui intendeva fare riferimento; si consideri peraltro che all’epoca in cui Pausania scriveva egli disponeva anche di altre opere storiografiche e biografiche in cui veniva iterata questa stessa confusione sul patronimico del Milziade ecista dei Chersoneso Tracico346. Che Pausania stesse scientemente attribuendo, pur con qualche confusione, la dedica del corno di Amaltea ad Olimpia a Milziade I ecista del Chersoneso Tracico non significa d’altronde che si debba accettare quell’attribuzione come un dato storico: ci sono buoni 343 Secondo la leggenda, Amaltea fu la ninfa che protesse Zeus infante dallo sguardo del padre infanticida Crono. Il piccolo dio spezzò giocando una delle corna alla mostruosa capra che lo allattava e dunque ne fece dono alla propria nutrice promettendo che sarebbe stato sempre miracolosamente pieno di tutti i frutti. Sul corno di Amaltea come attributo della dea Tyche: Paus. IV 30.6. BRENNER 2011, s.v. “Amalthea” [1], in BNP. 344 Paus. VI 10.8, 19.6. GRAHAM 1993 contribuisce alla questione con un saggio specifico e una precisa traduzione e analisi linguistica della dedica. 345 Paus. VI 10.8. 346 Si veda la biografia di Cornelio Nepote su Milziade. BERVE 1937, p. 39; HAMMOND 1956, pp. 119-123; GRAHAM 1993, pp. 331-338; RIZZO 2001, p. 595; LOUKOPOULOU 2004, pp. 900s., 903. La politica internazionale dei tiranni nella Grecia arcaica: il caso di Atene Parte V: i Filaidi Università degli Studi di Padova, Scuola di Dottorato in Scienze Storiche, indirizzo Storia, ciclo XXIV Dott. Matteo F. Olivieri 274 presupposti per dubitare della precisione dei dati di cui disponeva Pausania e della ricostruzione che egli propone nella sua opera. È evidente infatti dalla composizione del testo che il geografo procedette combinando nel suo paragrafo tre distinte tradizioni: Pausania riporta innanzitutto il patronimico di Milziade traendolo dall’onomastica di Milziade II, celebre non solo per avere retto la tirannide del Chersoneso Tracico, ma soprattutto per avere condotto gli Ateniesi alla vittoria di Maratona contro lo sbarco persiano nel 490; d’altronde è evidente che Pausania sta associando al nome di Milziade la tradizione fondata dall’opera storiografica di Erodoto in merito all’insediamento ateniese in Chersoneso tracico sotto la conduzione dell’ecista Milziade I347; la terza serie di informazioni Pausania trae direttamente dalla propria esperienza autoptica nella visita dei tesori di Olimpia nel II sec. d.C. e riguarda la descrizione del corno di Amaltea, la trascrizione della dedica nonché l’attribuzione del reperto fornitagli dagli esegeti del santuario. È possibile che, trattandosi di una dedica proveniente esplicitamente dal Chersoneso e di riconosciuta antichità, sia stato naturale per gli esegeti associarla a quel Milziade I che della comunità chersonesita era stato l’ecista e l’artefice di prima mano: sulla base di queste notizie Pausania associò il corno di Amaltea a Milziade I. Attribuzione a Milziade II e a i suoi mercenari Pur riconoscendo dunque l’attribuzione che Pausania intende dare alla dedica del corno di Amaltea, emerge d’altronde il carattere artificiale e composito della sua ricostruzione storica: ritengo invece che esistano le condizioni per considerare più plausibile l’attribuzione di quella dedica a Milziade II348. A mettere in dubbio l’attribuzione a Milziade I mi pare contribuisca in primo luogo l’imprecisione del testo stesso di Pausania che, confondendo il patronimico di Milziade, dimostra di non disporre di una tradizione solida nella compilazione del suo scritto. Motivo fondante però per l’attribuzione a Milziade II che propongo risiede in un’analisi ragionata e contestualizzata del testo della dedica. La dedica afferma che l’offerta proviene dal Chersoneso, da parte di coloro che conquistarono la fortezza di Arato, sotto il comando di Milziade: in questo testo la critica ha giustamente notato l’assenza completa di qualunque definizione etnica, toponomastica o politica del gruppo dei dedicatari349. Si tratta di un fatto significativo poiché, se si fosse trattato dei coloni ateniesi al seguito di Milziade I, la comunità sarebbe senz’altro stata identificata in tal senso nel testo della dedica con un riferimento agli Ateniesi o ai volontari provenienti da Atene350. Se si fosse trattato d’altronde di una delle 347 Hdt. VI 35-38. 348 HAMMOND 1956, p. 123; ISAAC 1986, pp. 170-172. 349 JEFFERY 1963, p. 300; ISAAC 1986, pp. 170-172; GRAHAM 1993. 350 JEFFERY 1963, p. 300. La politica internazionale dei tiranni nella Grecia arcaica: il caso di Atene Parte V: i Filaidi Università degli Studi di Padova, Scuola di Dottorato in Scienze Storiche, indirizzo Storia, ciclo XXIV Dott. Matteo F. Olivieri 275 comunità poleiche formatesi in Chersoneso Tracico negli anni successivi al primo insediamento vi sarebbe motivo ancor più impellente perché la comunità volesse auto-identificarsi con un etnonimo, perlomeno con il riferimento anche generico di “Chersonesiti”351. Invece la menzione del Chersoneso compare solo per identificare la località di Arato che fu conquistata, non la sede della comunità dedicataria352. Nel caso di una dedica da parte della comunità coloniale ateniese, il riferimento a Milziade I sarebbe stato certamente alla figura dell’ecista (oikistès) e non del governante (éparchos) come era invece inciso sul corno. La comunità che dedicò l’offerta è in effetti da riconoscersi nel ristretto gruppo che attivamente operò la conquista della fortezza di Arato: emerge cioè il quadro di un gruppo ristretto di uomini, di soldati, che conquistarono una fortezza nel territorio del Chersoneso Tracico: fu un gruppo altrimenti disomogeneo che riconobbe un senso di corpo e di cameratismo proprio soltanto in quella specifica azione militare, nonché nel comando di Milziade. Queste caratteristiche mi incoraggiano a identificare nel gruppo dei dedicatari un contingente di soldati mercenari, probabilmente insieme ad altre componenti clientelari, associati alla tirannide di Milziade II353. Si consideri a questo proposito che la tradizione attribuisce solo a Milziade II, e non all’omonimo ecista, il mantenimento di un corpo di mercenari354. A corroborare la ricostruzione di un contingente mercenario si consideri che, se la dedica fosse provenuta da un corpo di armati raccolto da Milziade II fra i coloni chersonesiti, si sarebbe trattato della componente oplitica, per la quale difficilmente l’autoidentificazione entro il corpo sociale sarebbe passata in secondo piano rispetto al comando del tiranno. Nella dedica Milziade è definito come colui che comandava quelli che conquistarono la fortezza di Arato. Il verbo utilizzato è epàrcho: cioè “comandare, governare, essere governatore, comandare un luogo”. Il verbo e i suoi derivati sono attestati non solo con il significato contingente qui evocato, ma più spesso nel senso di una carica autocratica di governo, senza riferimento alla legittimazione popolare, spesso anche in associazione ad ambiti della monarchia orientale. Queste caratteristiche in assoluto si adattano alle forme di comando che praticò Milziade II, a partire dai primi anni della tirannide in Chersoneso quando debellò l’opposizione ellenica locale e ancor più quando divenne uno dei tiranni sotto la protezione, pur malaccetta, del sovrano di Persia, dal 513 ca. Dal punto di vista stilistico infine i critici 351 I dedicanti di un elmo a Olimpia dopo la conquista di Lemno si identificano ad esempio come Ateniesi. JEFFERY 1963, pp. 299s. MEIGGS 1972, p. 242; PEMBERTON 1988, pp. 231s.; KEEN 2000, pp. 66s., riportano le conclusioni del lavoro di E. Kunze; CULASSO GASTALDI 2011, p. 128. Vd. infra, pp. 277ss. 352 GRAHAM 1993. 353 GRAHAM 1993. 354 Hdt. VI 39. ISAAC 1986, pp. 170-172. La politica internazionale dei tiranni nella Grecia arcaica: il caso di Atene Parte V: i Filaidi Università degli Studi di Padova, Scuola di Dottorato in Scienze Storiche, indirizzo Storia, ciclo XXIV Dott. Matteo F. Olivieri 276 associano la dedica ad una data intorno alla fine del VI secolo piuttosto che alla metà del secolo355. La fortezza di Arato: insediamento di Traci ostili Della località menzionata nella dedica la critica e le fonti non tramandano altre notizie: la dedica non lascia dubbi su fatto che sia da localizzarsi in Chersoneso356; si suppone si trattasse di un insediamento, oppure anche soltanto della piazzaforte associata ad un insediamento, appartenente ad una popolazione di Traci ostili al popolamento greco stanziati nel Chersoneso Tracico oppure poco oltre l’istmo della penisola e dunque forse associati a quei Traci Apsinti che avevano costituito uno dei moventi per l’intervento di Milziade I da Atene357. Nessun dato storiografico d’altronde impone di attribuire il possesso di Arato ai Traci piuttosto che a quei dinasti chersonesiti che si opposero al potere tirannico di Milziade II al suo arrivo, oppure a Greci delle colonie eoliche preesistenti all’arrivo degli Ateniesi. La volontà di rendere pubblica dimostrazione della conquista della fortezza in ambito panellenico, tramite la dedica ad Olimpia appunto, mi incoraggia però a seguire la prima delle due ipotesi: difficilmente il gesto avrebbe altrimenti potuto vantare lode fra tutti i Greci in consesso. Dell’oggetto dedicato non sono pervenute tracce materiali. La critica ha considerato la possibilità che si trattasse di un corno d’avorio preparato per fungere da calice, come un rhytòn, giacché questo tipo di oggetti era particolarmente diffuso proprio nei territori della Tracia358. La data, le circostanze e il significato della dedica di Olimpia In conclusione la conquista del forte di Arato può a mio avviso attribuirsi a Milziade II e la contestualizzazione storica del lessico della dedica meglio si adatta a questo tiranno e alle forme del suo governo piuttosto che all’omonimo Filaide. Il corno di Amaltea faceva dunque parte del bottino di guerra raccolto a seguito di un vittorioso attacco da parte di Milziade II al comando di un contingente di suoi soldati mercenari contro un insediamento militare fortificato di Traci ostili. Il contesto cronologico che meglio si adatta a questa descrizione dei fatti è quello degli anni turbolenti di interferenza da parte delle truppe persiane successivi alla disastrosa spedizione scitica di Dario, o più in genere il periodo 512-493. In tale periodo il comando di Milziade II sui Greci del Chersoneso era ormai inviso alla Persia; Milziade II fu costretto a 355 HAMMOND 1956, p. 123 cita al riguardo un commento di P. Fiedländer. 356 GRAHAM 1993. 357 BERVE 1937, p. 39; RIZZO 2001, p. 595; LOUKOPOULOU 2004, pp. 900s., 903. 358 Xen. Anab. VI 3.21-25; Pherecyd. Ath. FGrHist 333 F 42; Strab. X 2.19; Ath. XI 476. GRAHAM 1993. La politica internazionale dei tiranni nella Grecia arcaica: il caso di Atene Parte V: i Filaidi Università degli Studi di Padova, Scuola di Dottorato in Scienze Storiche, indirizzo Storia, ciclo XXIV Dott. Matteo F. Olivieri 277 lasciare per alcuni intervalli il Chersoneso e il ritorno, in alleanza con i Traci Dolonci, dovette a volte non essere pacifico. La scelta del santuario ove dedicare quella pregevole parte del bottino offre all’analisi alcune considerazioni sui propositi politici del gesto. Inferenza minima sicura è che la dedica del corno di Amaltea ad Olimpia era volta a fornire una rappresentazione, davanti ai Greci di rango aristocratico radunati alle celebrazioni di Olimpia, delle capacità e del potere militare di Milziade II e del suo seguito personale in Chersoneso Tracico. La dedica aveva il senso religioso di rendere la divinità partecipe dei vantaggi della loro conquista e ottenerne in cambio la protezione per sé e per i possedimenti conquistati. Lo svolgimento dei fatti impone necessariamente che una delegazione degli uomini agli ordini di Milziade II, forse insieme a Milziade stesso, si sia recata ad Olimpia, partendo dal Chersoneso e attraversando l’Egeo e la Grecia fino a giungere in Peloponneso ed in Elide, allo scopo di dedicare il corno di Amaltea presso il tesoro del tempio di Zeus Olimpio nell’Altis. In considerazione del viaggio necessario e della difficile situazione internazionale che nell’ultimo ventennio del VI secolo andava prendendo forma intorno ad Atene, ai Pisistratidi e ai Filaidi, ritengo che Milziade dovette potersi certo muovere liberamente nel momento di una celebrazione olimpica e della pace generale che l’evento imponeva. L’evento religioso avrebbe in ogni caso contribuito ad una maggiore visibilità pubblica della dedica e dell’atto dedicatorio stesso. La dedica presso un santuario panellenico come quello di Olimpia testimonia dell’intenzione di Milziade e dei suoi associati di ottenere un riconoscimento dei propri successi, del proprio gruppo e della sua autorità, non solo da parte di Atene, ma da parte dell’élite di tutte le poleis della Grecità. Il richiamo panellenico e l’identificazione dei nemici sconfitti ad Arato potrebbero infine preconizzare l’aspirazione ad un ruolo di rappresentatività ellenica di fronte alla lotta contro nemici barbari.
Posted on: Thu, 04 Jul 2013 22:13:18 +0000

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