VENTI ANGELI SOPRA ROMA Il bombardamento di San Lorenzo del 1943 - TopicsExpress



          

VENTI ANGELI SOPRA ROMA Il bombardamento di San Lorenzo del 1943 in un prezioso libro di Cesare De Simone San Lorenzo è uno dei quartieri più vivaci e famosi di Roma. La vicinanza alla città universitaria e i numerosissimi locali notturni hanno trasformato profondamente il vecchio rione popolare, mettendo in fuga i vecchi abitanti e attirando moltissimi studenti fuori sede. Nonostante questa vivacità, San Lorenzo conserva qualcosa di tetro, di triste, che la vicinanza al cimitero del Verano non basta a spiegare. Camminando per il reticolato asimmetrico delle strade intestate agli antichi popoli del Lazio (Volsci, Equi, Sabini,ecc.) si ha spesso l’impressione di trovarsi in un’enclave. Forse non è un caso che la sinistra extraparlamentare romana abbia da sempre qui il suo quartiere generale. San Lorenzo, come il quartiere latino di Parigi, rimane sempre un po’ una “riserva indiana”, un mondo a parte. Sono le 11,02 del 19 luglio 1943 quando il tenente puntatore Owen Gibson dà il via al primo bombardamento aereo di Roma. Un diluvio di bombe sta per abbattersi sul quartiere di San Lorenzo. L’Italia è in guerra da tre anni, ma a Roma, a parte la borsa nera, i razionamenti e gli oscuramenti, il conflitto non è ancora arrivato in casa. Quel 19 luglio è una giornata caldissima, senza vento. Tanti romani stanno per andare al mare. Mussolini è a Feltre, nel Veneto, per incontrare Hitler. Il 10 gli Alleati sono sbarcati in Sicilia e per il regime sono giorni di trepidazione. Il bombardamento di Roma sarà decisivo per la caduta del fascismo: appena sei giorni dopo, nella notte del 25 luglio, Mussolini sarà messo in minoranza nel Gran Consiglio del Fascismo e successivamente destituito e arrestato. Ma sui libri di storia e nel ricordo degli stessi romani, la tragedia del 19 luglio 1943 trova pochissimo spazio. Si parla sempre del “bombardamento di San Lorenzo”, non del “bombardamento di Roma”, come se fosse stato colpito un posto esterno alla capitale. Forse è anche una rimozione inconscia di un incubo, perché durante la guerra molti romani erano convinti di essere al sicuro per la presenza del Vaticano. Su questa storia esiste un libro straordinario: Venti angeli sopra Roma di Cesare De Simone (Mursia). Nel gergo dei piloti dei bombardieri americani un “angelo” equivaleva a mille piedi d’altezza (300 metri). Nel nostro caso, venti angeli sono 6.000 metri. De Simone, storico e giornalista romano, scomparso cinque anni fa, compie un lavoro alla Truman Capote, mescolando le voci dei testimoni alle ricostruzioni d’archivio. Un lavoro appassionato e avvincente, che in certi momenti sembra un trhilling. E’ interessante leggere come gli Alleati si preparano al bombardamento. Tutto è deciso dal 24 giugno. Negli aeroporti dai quali le formazioni prenderanno il volo viene affissa la circolare con la quale si dice che potranno chiedere l’esonero i piloti di fede cattolica, mentre vengono esonerati d’autorità i piloti di cui è noto il fanatismo protestante e antiromano. Il 15 luglio piovono su Roma 120.000 volantini. Annunciano ormai imminente il bombardamento. E’ il primo, diretto avvertimento ai Romani. Il segretario del Partito nazionale fascista Carlo Scorza assicura: “Ho dato ordini severissimi: chi li raccoglie e se ne impossessa viene arrestato per disfattismo”. Volantini anche nella notte tra il 18 e il 19: “ Romani! Abbandonate le vostre case se sono in prossimità di stazioni ferroviarie, aeroporti, caserme. Rifugiatevi lontano dagli obiettivi militari che le forze armate dell’aria Alleate possono bombardare. Romani! Questo è un avviso urgente. Non credete alla propaganda di Mussolini. Mettetevi in salvo”. Il prefetto di Roma: “Soliti volantini di guerra psicologica. Li state togliendo di mezzo? Bene. Non vorrei che la gente si allarmasse”. Dagli aeroporti del Nord Africa e del Medio Oriente, circa 7 mila uomini sono pronti all’imbarco. Gli ultimi briefing: “Ragazzi, l’incursione di oggi su Roma è uno di quegli aventi di cui si seguiterà a parlare nei prossimi cento anni”. Un cappellano militare, cattolico saluta l’equipaggio di un bombardiere: “Ragazzi, scaricategli addosso l’inferno!”. Le formazioni della Dodicesima e della Nona hanno iniziato i decolli a orari sfalsati. Per tutti i Gruppi l’appuntamento è sul Tirreno, nel punto definito “Cross-uno”, 40 latitudine e 12 longitudine est, quasi a metà strada tra la Sardegna e il golfo di Napoli. Il comandante in capo è il generale Lewis. …In uno dei B-17 inviati dall’Ottava c’è un mitragliere che si chiama Clark Gable. Ha 42 anni. Via col vento è uscito due anni prima. Roma, ore 10,52. Alla sala operativa di Superaereo, nel ministero dell’Aeronautica, giunge, via telefono una voce spaventata: “Grosse formazioni di quadrimotori americani stanno entrando dal mare, vengono verso Roma! Ripeto, i bombardieri vengono dritti su Roma!” Ore 11,03. Bombardamento. Le prime bombe centrano in pieno i binari, due vagoni e un capannone dello scalo merci di SLorenzo. Le devastazioni maggiori nel triangolo piazzale Sisto V, piazzale San Lorenzo, piazza Porta Maggiore. In poco più di due ore vengono sganciate 1.060 tonnellate di esplosivo (4.000 tra bombe dirompenti e spezzoni incendiari); record che sarà superato a Milano, il 13 agosto, con 1.094 tonnellate. Le vittime sono tra 2.800 e 3.000. Pio XII accorre tra le macerie e viene immortalato in una delle foto più famose del Novecento. E in mezzo a San Lorenzo, spalancò le ali/ sembrava proprio un angelo con gli occhiali, canterà trent’anni dopo Francesco De Gregori. I gerarchi evitano di farsi vedere, impauriti dalla rabbia dei superstiti. Ma il resto di Roma sembra non accorgersi di nulla. Le testimonianze raccolte da De Simone sono incredibili. ”Intorno a piazza Bologna, tra l’incredulità delle persone che ci vedevano passare perché usciti dal Verano non sapevano niente, non immaginavano quello che era veramente successo, e quindi vedendoci tutti sporchi e come eravamo ridotti, col calcinaccio che c’era caduto addosso, quasi trasecolavano. Ricordo che stavano a fare la fila a una fontanella, alcune donne, e quasi quasi rifiutavano di darci l’acqua che chiedevamo per rinfrescarci e ripulirci perché non credevano che a S.Lorenzo fosse successo quello” (Emilia Gobbin)…….”Attraversando i Parioli i signori a passeggio, che non sapevano nulla di quello che era successo, mi guardavano come fossi una bestia rara” (Lisa Crescenzi)…… “In via dei Ramni, al confine del quartiere, la zona era stata circondata da un cordone di polizia. Intorno si era assiepata una folla di curiosi. C’erano delle belle ragazze in tenuta sportiva, con le biciclette e le gambe abbronzate. Nessuno si rendeva conto di cosa fosse successo. Noi ci sentivamo a disagio nel passargli davanti coi nostri vestiti laceri e impolverati” (Giovanni Faglieri)……… “Ci guardavano tutti come eravamo conciati perché fuori S.Lorenzo non si immaginavano quello che era diventato il quartiere” (Adriana Amalfitani)……”Mentre passavamo per via a corso Trieste la gente diceva: Ma da dove venite? Nessuno se n’era accorto che avevano bombardato S.Lorenzo. Verso Porta Pinciana ci guardavano come zingari…Papà gli disse: “Possino ammazzavve, ma come, hanno buttato giù un quartiere e voi state qui fori, seduti al bar!” (Lucia Tomassetti). Va comunque detto che non appena la notizia del bombardamento si diffonde, tutta la città si mobilita per soccorrere il quartiere ferito. La parrocchia dell’Immacolata diventa il centro di assistenza agli sfollati. Ben 24 vigili del fuoco perdono la vita per prestare soccorso a cittadini intrappolati nelle case in fiamme o pericolanti. Attivissimi anche i Granatieri di Sardegna, i Carabinieri e la gente del popolo. Il regime impone però il silenzio anche su questi episodi di eroismo per non indulgere al pietismo e fiaccare lo “spirito guerriero” dei romani. Roma sarà bombardata di nuovo il 13 agosto. Stavolta l’epicentro è il Tuscolano-Casilino. I morti sono almeno mille. A ponte Casilino, viene colpito il treno che riporta 1200 rimpatriati dall’Africa Orientale, i coloni che erano stati mandati lì a “rendere Romano l’Impero”. Gli Alleati si accaniscono a mitragliare chi cerca la fuga. Sul muro della Chiesa di Sant’Elena il parroco rimane inchiodato dalle pallottole mentre porta l’estrema unzione ai morti. Il giorno dopo, Badoglio dichiara Roma “città aperta”. Ci saranno altri 51 bombardamenti. Localizzati, ma tutti in quartieri abitati. L’ultimo, il 3 giugno 1944, il giorno prima della liberazione. Un libro bellissimo e prezioso, non privo di spunti divertenti. La mattina del 20 luglio, su un muro diroccato della via Casilina, compare una scritta: “Meio l’americani su la capoccia che Mussolini tra li coioni”. I pompieri che la scoprono si guardano bene dal cancellarla… ilcassetto.it/notizia.php?tid=47
Posted on: Fri, 19 Jul 2013 07:48:27 +0000

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