VI PREGO DI LEGGERE LA VERA STORIA DEL TALIDOMIDE! Silvia - TopicsExpress



          

VI PREGO DI LEGGERE LA VERA STORIA DEL TALIDOMIDE! Silvia P. Talidomide: quando i test su animali sono la causa di una catastrofe e rivelano l’assenza di logica che è alla base del loro impiego Uno studio del 2008 riuscì finalmente ad identificare le cause del disastro medico che negli anni 50-60 del secolo scorso segnarono la vita di migliaia di persone in tutto il mondo. Le sue implicazioni, tuttavia, ci riguardano tutti. Nel 1957 la società farmaceutica tedesca Chemie Grunenthal lanciò sul mercato un prodotto capace di alleviare i disturbi della nausea e dell’insonnia nelle donne incinte. Il farmaco fu venduto con nomi differenti in oltre 40 paesi del mondo ma è universalmente noto con il nome del marchio Talidomide. Già al principio degli anni 60, si contavano 10.000 bambini nati con gravi malformazioni da donne che avevano assunto il farmaco durante la gravidanza. La tragedia ebbe effetti devastanti anche sullo sviluppo dei nuovi farmaci in quanto le autorità regolatrici imposero l’obbligo di sperimentazione su almeno due specie animali prima di passare alla sperimentazione clinica sull’uomo. Negli anni successivi diversi ricercatori si misero alla ricerca degli animali capaci di rilevare il rischio causato dal farmaco, ma i test sulle cavie comunemente utilizzate in laboratorio diedero risultati contraddittori. Alla fine solo qualche tipo di primate non umano ed una determinata specie di coniglio della Nuova Zelanda risultarono capaci di indurre nella prole malformazioni simili a quelle evidenziate nell’uomo, ma anche in quel caso solo in dosi molto elevate. La ricerca pubblicata sulla rivista Molecular Pharmaceutics sembra andare finalmente al cuore del problema. Un’equipe di ricercatori dell’Università di Colonia guidata da Jurgen Knobloch scoprì, infatti, che la talidomide genera enormi quantità di superossido, una sostanza definibile in termini generali come la versione tossica della molecola di ossigeno, capace di danneggiare le cellule in via di sviluppo. Nei topi, tuttavia, l’eccesso di superossido è contrastato da un’altrettanto elevata produzione di glutatione, mentre negli uomini una produzione assai più modesta della stessa sostanza lascia la molecola libera di agire e danneggiare le cellule in modo irreversibile. Nel commentare l’esito della ricerca, il Dr Robert Matthews sottolineava in un articolo pubblicato sul The National: “[lo studio] dimostra ancora una volta che gli uomini e gli animali differiscono tra loro in modo difficile da prevedere e getta ulteriori perplessità sulla logica che ha reso obbligatoria la sperimentazione dei nuovi farmaci su almeno due diverse specie di animali proprio a seguito del caso Talidomide”. Sappiamo oggi con certezza che la sperimentazione su animali danneggia la ricerca farmacologica in due modi: è incapace di identificare i rischi causati da un nuovo farmaco (secondo gli ultimi dati ufficiali su 100 farmaci risultati sicuri su animali, 95 danno esito negativo nei test clinici sperimentali su esseri umani e dei restanti 5 commercializzati il 51% di essi manifesta gravi reazioni avverse in una popolazione umana eterogenea che non erano state identificate negli studi preclinici su animali nonostante a questi vengano somministrati elevati dosaggi del composto sperimentale proprio allo scopo di far emergere eventuali effetti avversi) e lancia allarmi che possono rivelarsi infondati per l’uomo (con il risultato di poter far cestinare potenziali farmaci sicuri ed efficaci per gli umani). Oggi, conclude Robert Matthews, sostenere che non esistono alternative è impossibile. Ad esempio, durante una conferenza organizzata nel novembre 2008 presso la prestigiosa Royal Society di Londra, esperti provenienti da diverse parti del mondo hanno presentato una quantità di nuove tecniche che consentono di sperimentare i farmaci direttamente su cellule umane, per non parlare inoltre degli ormai noti organs on a chip, ideati e testati dallequipe di ricerca del Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering della Harvard University, o dei bioreattori multicompartimentali modulari. E’ degno di nota, inoltre, come questa parte della comunità scientifica si impegni a rilevare la capacità predittiva dei nuovi approcci sperimentali, in netto contrasto con quanto finora accaduto per il metodo della sperimentazione animale. Fonti: [Robert Matthews, When animals fail the test, The National, December 1, 2008 - thenational.ae/news/uae-news/science/when-animals-fail-the-test] [Knobloch J et al., Thalidomide Resistance Is Based on the Capacity of the Glutathione-Dependent Antioxidant Defense, Mol. Pharmaceutics, 2008, 5 (6), pp 1138–1144 DOI: 10.1021/mp8001232 Publication Date (Web): October 22, 2008 - pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/mp8001232] [A.L.]
Posted on: Wed, 27 Nov 2013 21:16:45 +0000

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