Vae soli! (Guai all’uomo solo!) (Ecclesiaste, 4, 10) DA - TopicsExpress



          

Vae soli! (Guai all’uomo solo!) (Ecclesiaste, 4, 10) DA "AMARITUDINE" L’UOMO CHE NON SAPEVA DIRE ‘TI AMO’ Di lui non si sapeva quasi niente, da dove venisse, né quanti anni avesse. Era sicuramente un uomo di una certa età; questo lo si individuava dalle rughe d’espressione che segnavano il suo volto. Una folta chioma di capelli mossi incorniciava un viso regolare. Gli occhi erano color del miele scuro, con dentro mille pagliuzze verde-oro. Abitava in una piccola costruzione di legno in riva al mare. Annesso allo chalet c’era un giardinetto che curava con dedizione. Faceva lunghe passeggiate sull’arenile, e interagiva con la gente del posto solo per le necessità della vita quotidiana. Unica eccezione erano le settimanali visite alla libreria. Passava attentamente in rassegna tutte le novità, e buona parte di esse finiva col seguirlo nella sua solitaria dimora. I libri erano i suoi compagni fedeli, i suoi unici amici. Surrogavano moglie, figli, genitori. Saziavano la sua brama di sapere. Lenivano le ferite dell’anima. Con essi gioiva, soffriva, partecipando in prima persona alla felicità e al dolore del mondo. Lui, che non sapeva dire ‘ti amo’, sperimentava la vita. Quel giorno passò in rassegna l’intera biblioteca di casa. Con un sorriso mesto, disse a se stesso che cinque volumi potevano bastare. Accarezzò, come avrebbe fatto un padre, il dorso di quelli che sarebbero rimasti sugli scaffali e, con i libri che aveva prescelto sottobraccio, si avviò verso la riva. Tirò la cima, e la canoa si accostò, obbediente. Dedicò un ultimo sguardo alla casa, inspirò a pieni polmoni la stordente fragranza che permeava il suo giardino e, raccattando la pagaia, montò a bordo. La superficie del mare, in quella giornata priva del più piccolo refolo di vento, era liscia come l’olio. Il caldo afoso. La luce abbacinante. L’uomo si mise a pagaiare con lena. La pala del remo affondava ritmicamente in un liquido che sembrava oro fuso. La costa a poco a poco prese ad allontanarsi. Detergendosi il sudore e contrastando la fatica, quello continuò nel suo sforzo, fintantoché la terra non fu quasi più in vista. Raggiunta la distanza che si era prefissato, le mani spellate, la gola inaridita, smise di avanzare. Mentre ancora rifiatava, prese il primo libro e si allungò sul fondo della canoa. Le ore trascorsero. L’ultimo lucore del giorno svanì e l’obbligò a cessare la lettura. Si raggomitolò sotto le stelle e, intontito dalla stanchezza, si assopì. Troppo presto i primi raggi dell’alba lo colpirono, costringendolo a disserrare le palpebre. Indugiò solo un attimo, lottò contro lo stordimento, si mise seduto, afferrò il secondo volume e si accinse al suo greve compito. Il sole, implacabile, attaccò a martellarlo. A mezzogiorno i morsi della sete erano diventati intollerabili. Più tardi, la gola arsa, le labbra screpolate, cominciarono pure i crampi per la fame. Resistette fino all’imbrunire, poi gli occhi che lacrimavano lo costrinsero a desistere. Era arrivato al terzo tomo. Prima ancora che calasse definitivamente la notte, perse i sensi e giacque esanime. Col primo mattino riprese il calvario. Era così debole che non riusciva più a tenere in mano il volume. Le lettere sembrava volessero uscire fuori dalle pagine, e danzavano davanti ai suoi occhi iniettati di sangue. La testa gli scoppiava. Aveva la febbre alta. La nuca era rigida, e i dolori cervicali s’irradiavano fino alle braccia. Il sole aveva raggiunto lo zenit, quando cominciò a cedere. Mancava ancora un libro. Cercò disperatamente di aprirlo. Cadde in deliquio. Sentì il contatto morbido di una mano che gli rassettava i capelli. Gli occhi ridotti due fessure, si sforzò di alzare lo sguardo: una figura femminile, splendente di luce, era china su di lui. La mano scese ad accarezzare con dolcezza la pelle ulcerata del suo viso, seguì il contorno di quelle labbra tumefatte, gli si posò sul cuore. Ansimò, gli occhi inondati di lacrime. La donna gli sorrise, l’aiutò ad alzarsi, l’abbracciò con tenerezza e, schiudendo le sue ali d’oro, lo portò via con se. Mentre la forza di tutte le tempeste del mondo gli esplodeva dentro rompendo le catene che gl’imprigionavano il cuore, e le lacrime si tramutavano in diamanti, dal suo petto eruppe alfine ‘ti amo’.
Posted on: Thu, 27 Jun 2013 17:08:38 +0000

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