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Vi proponiamo questa intervista di Vendola sul Manifesto di oggi. Daniela Preziosi Intervista • Vendola dal Manifesto Ven­dola, il governo piange i morti di Lam­pe­dusa, ma can­cel­lerà il reato di immi­gra­zione clandestina? È in atto una mani­po­la­zione della realtà. Non è il demo­nio che ha appic­cato il fuoco a quella nave. Biso­gna capire di chi e di cosa ci si debba vergognare.Certo, dice il papa, di un sistema di potere che tutela le merci e con­si­dera la morte seriale dei pro­fu­ghi e dei poveri come un effetto col­la­te­rale delle magni­fi­che sorti del capi­ta­li­smo. Ma nello spe­ci­fico la ver­go­gna è costi­tuita dalle leggi fasci­ste votate in Ita­lia dalle destre in Ita­lia e non abba­stanza con­tra­state, per­lo­meno nei pre­sup­po­sti cul­tu­rali. Quella strage parla della legge Bossi-Fini, di un paese in cui i migranti per avere un per­messo di sog­giorno deb­bono avere un con­tratto di lavoro, ma per avere un con­tratto di lavoro deb­bono avere un per­messo di sog­giorno; un paese in cui i richie­denti asilo, uomini e donne in fuga dalla povertà e dalla guerra, sono trat­tati come una pra­tica buro­cra­tica da sbri­gare con effi­cienza e cat­ti­ve­ria; di una poli­tica che uccide 5 o 6 per­sone al giorno. Rap­pre­sen­tiamo i flussi migra­tori come una minac­cia e can­cel­liamo la verità dei migranti che pro­du­cono il 10 per cento della ric­chezza. Siamo il volto bru­tale di un’Europa pronta a fare le guerre nel nome dei diritti umani, e poi a trat­tare i diritti umani con regole che ne deter­mi­nano l’inabissamento. I mini­stri si sono pre­ci­pi­tati a Lam­pe­dusa, con grandi emo­zioni. Cir­cola l’idea di dare il Nobel agli abi­tanti. Ma la nuova mag­gio­ranza can­cel­lerà la Bossi-Fini? Si asciu­ghi gli occhi, per pia­cere, quel gran cul­tore dei diritti umani di Ange­lino Alfano, reduce dai suc­cessi kazaki. Ci risparmi la scena della com­mo­zione, se non mette in discus­sione le leggi da Ita­lia pre­li­be­rale che fanno la lotta non con­tro gli schia­vi­sti moderni, ma con­tro le vit­time. Dovrebbe esser tutta qui la dif­fe­renza tra destra e sini­stra. Ma il governo Letta è nato, morto e risorto nel nome della abo­li­zione di que­sta dif­fe­renza. Ci dob­biamo pren­dere la con­ti­nuità delle lacrime e quella delle leggi criminogene. Lei ha fir­mato i refe­ren­dum per l’abolizione del reato di immi­gra­zione clan­de­stina. Ma non sono state rac­colte le firme neces­sa­rie, ed oggi i radi­cali accu­sano anche voi di ipo­cri­sia e disimpegno. Noi dispo­niamo di forze mode­ste. Ed è suc­cesso che su quei refe­ren­dum si è sta­gliata l’ombra di Ber­lu­sconi, che non ha con­sen­tito più di capire il merito dei que­siti. Quel tipo di ade­sione è stato un deter­rente alla mobi­li­ta­zione. So che è pia­ciuta molto a una parte del ver­tice radi­cale, ma non ha fatto bene. Lei par­lava di ’con­ti­nuità’ del governo. Letta invece parla di ’nuova mag­gio­ranza’. Dalla Bossi-Fini all’Imu, i ’diver­sa­mente ber­lu­sco­niani’ hanno posi­zioni più illu­mi­nate di Berlusconi? Il poli­ti­chese sol­leva solo cor­tine fumo­gene. Si è ten­tato di sepa­rare Ber­lu­sconi dal ber­lu­sco­ni­smo costruendo una mitiz­za­zione nega­tiva tutta legata alla per­sona, piut­to­sto che un’analisi cri­tica dell’intero ciclo cul­tu­rale. Con un esito para­dos­sale: che il viale del tra­monto del Cava­liere si com­pie con Ber­lu­sconi che lascia in dote al cen­tro­si­ni­stra il ber­lu­sco­ni­smo. Tant’è che su tutto si naviga nell’ambiguità, a comin­ciare dalla tra­ge­dia di Lam­pe­dusa. Tutti si appen­dono alla ban­diera del Papa, cre­dendo che si tratti di una gara di ome­lie. Il Papa stesso cerca di sot­trarsi alla mafia delle reto­ri­che e ci richiama con fran­chezza evan­ge­lica alla realtà. Mi rivolgo agli scien­ziati della poli­tica del Pd: dav­vero è con­sen­tito solo al papa cri­ti­care il libe­ri­smo? Dav­vero non c’è rela­zione fra libe­ri­smo e mise­ria, aggres­sione all’ambiente, finan­zia­riz­za­zione dell’economia, per­dita di diritti e di reddito? Crede che nel Pd le rispon­de­reb­bero di di no? Lo chiedo a quelli che oggi hanno applau­dito Alfano. Hanno capito che ha pro­messo di irro­bu­stire la fron­tiera repres­siva in mare? Non pensa che Letta sia riu­scito a rom­pere il Pdl, che può tor­nare utile quando si tor­nerà al voto? È uno sce­na­rio ine­dito? Da quanti anni fac­ciamo il tifo per il migliore del cen­tro­de­stra, da Fini in poi, e cer­chiamo di miglio­rare il cen­tro­de­stra? Lo sguardo non mai è sul per­ché il cen­tro­si­ni­stra perde le par­tite fon­da­men­tali in tutta Europa. Oggi un ragaz­zino che si affac­cia alla poli­tica può pen­sare che guerra è parola impa­ren­tata alla sini­stra, visto che la vole­vano fare Obama e Hol­lande, due che hanno rac­colto una spe­ranza gigan­te­sca e che tra­den­dola pre­ci­pi­tano nel con­senso. Que­sto rifor­mi­smo gira a vuoto per­ché gli manca la capa­cità di coniu­gare la spe­ranza con scelte concrete. Nono­stante que­sto in Europa vi sie­de­rete nel gruppo del Pse? Non è un approdo ideo­lo­gico. Vogliamo con­so­li­dare i rap­porti con i verdi e con la sini­stra euro­pea. Ma vogliamo stare nel luogo che deve affron­tare la crisi della sini­stra. È il luogo in cui met­tere insieme la rifon­da­zione dell’Europa e costru­zione di un campo largo della sinistra. Due giorni fa ha incon­trato Renzi. Cosa vi siete detti? Gli ho chie­sto di non ren­dere la discus­sione una com­pi­la­zione di pro­po­ste shock. Abbiamo biso­gno di con­fron­tarci su una visione. Vi siete scon­trati sul tema dell’eguaglianza. Avete fatto pace? Gli ho detto che c’è una rela­zione fra il Pd che discute per il con­gresso e il Pd che vota i prov­ve­di­menti di que­sto governo. Discu­tere di egua­glianza men­tre si sot­trag­gono alla parte più povera dell’Italia tre miliardi di euro per resti­tuirli alla por­zione più ricca dell’Italia, sotto forma di rim­borso Imu, è una scelta che va nella dire­zione delle dise­gua­glianze. Nes­suno che voti prov­ve­di­menti del genere ci intrat­tenga sull’attualità della nozione di egua­glianza. Così come l’abolizione della Bossi-Fini non ha come scena di rea­liz­za­zione il con­gresso del Pd ma le aule par­la­men­tari, qui e ora. Per me è diri­mente: il Pd non è il destino di Sel. Può essere un alleato qua­lora ce ne siano le con­di­zioni. E le con­di­zioni non sono quelle ver­go­gnose di un’alleanza in con­ti­nuità con le poli­ti­che del governo Monti. Facendo anche la sce­netta ipo­crita di con­te­starle nei dibat­titi pub­blici: oggi non se ne trova uno, nel Pd, che difenda la legge Fornero. È un mes­sag­gio al Pd? Per noi la rot­tura della coa­li­zione Ita­lia bene comune è stata dura. Ed è stato duro man­te­nere un’ispirazione uni­ta­ria di fronte al cri­mine orga­niz­zato del non voto su Prodi. Ed è o duro subire a ogni snodo della sto­ria poli­tica ita­liana quel ten­ta­tivo di demo­li­zione che con­si­ste nel denun­ciarci quali o tra­di­tori della patria o tra­di­tori del pro­le­ta­riato. Anche le pres­sioni nel giorno della fidu­cia a Letta sono il segno di una men­ta­lità predona. Quali pres­sioni? Si è aperta la cac­cia alle emo­zioni. Che fa Sel, hanno detto a ogni nostro sin­golo par­la­men­tare, voterà come Ber­lu­sconi? È stato un asse­dio, sem­brava fos­simo nel ’45, o nel ’98. A fine serata tutti que­sti savo­na­rola hanno votato come Ber­lu­sconi. Faremo un’opposizione ancora più deter­mi­nata a que­sto governo. Non scim­miot­tiamo le pra­ti­che tea­trali e popu­li­ste sul modello dei 5 stelle. Ma que­sto non può signi­fi­care dera­gliare dal bina­rio dell’opposizione. Essere sini­stra di governo è una grande sfida. Per­ché finora ha signi­fi­cato essere la sini­stra delle com­pa­ti­bi­lità, qual­che volta della resa. Par­tiamo dall’agenda della realtà, non dall’ideologia, ma la gover­na­bi­lità è un valore solo per un governo che che abbia l’obiettivo della sta­bi­lità delle fami­glie e delle gio­vani gene­ra­zioni. Se fac­ciamo errori su que­sto siamo desti­nati a fallire. Sarete in piazza il 12 otto­bre con Lan­dini, Rodotà e Don Ciotti? È molto di più di una mani­fe­sta­zione. È l’indicazione del cuore pro­gram­ma­tico dell’alternativa che parte da quella Carta strat­to­nata e oggetto di atten­zioni moleste. Letta le direbbe: conservatore. Nel degrado del les­sico poli­tico, con­ser­va­to­ri­smo e rifor­mi­smo sono diven­tate parole pazze. Il con­ser­va­to­ri­smo era l’insieme dei dispo­si­tivi sociali e cul­tu­rali che cer­cano di tute­lare l’universo dei pri­vi­legi. Il rifor­mi­smo era l’apertura di var­chi in quel blocco con­ser­va­tore. Se è così, la Costi­tu­zione è il più vibrante docu­mento di cri­tica radi­cale al conservatorismo.
Posted on: Sat, 05 Oct 2013 05:20:02 +0000

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