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Vi proponiamo questo articolo che fa un riepilogo di quello che viene definito il comitato d’affari del sacco veneto, di Sebastiano Canetta, Ernesto Milanesi dal Manifesto 31/10/2013 Otto arre­sti, trenta inda­gati, un quin­tale di docu­menti seque­strati da finan­zieri e cara­bi­nieri. L’inchiesta Pan­tàno della pm Fede­rica Bac­ca­glini schizza fango sull’associazione a delin­quere con­tro la pub­blica ammi­ni­stra­zione. Dipen­denti di Comune, Pro­vin­cia, Ater, Eser­cito in com­butta con le imprese che vin­cono appalti, lavori, ser­vizi. Dal tenente colon­nello Roberto Lasal­via a Mas­si­mi­liano Berto della Pro­vin­cia, da Aldo Luciano Mar­con (diret­tore gene­rale dell’Ater) a Simo­netta Liviero (dipen­dente dell’Edilizia Pub­blica del Comune) fino agli inda­gati eccel­lenti: l’ex depu­tato Filippo Ascierto (che da bravo mare­sciallo a Genova 2001 aspet­tava Fini nella sala comando) con Luana Levis dell’associazione Andro­meda e Luciano Salvò, sin­daco Pdl di Vil­la­franca e vice pre­si­dente di Inter­porto Spa. Affiora così da inter­cet­ta­zioni, docu­menti e legami il «giro» votato al sac­cheg­gio del patri­mo­nio pub­blico. Per­fino di pic­colo cabo­tag­gio: il cam­bio pneu­ma­tici, la vacanza senza pre­tese, il conto del rin­fre­sco come «tan­genti» dell’affidamento di for­ni­ture o manu­ten­zioni. Nella capi­tale del Nord Est al tra­monto, non è certo una novità il sistema di rela­zioni che per­mette di far schei gra­zie al mono­po­lio delle risorse ammi­ni­strate pro tem­pore. Sono i pic­coli can­ni­bali che godono delle pro­te­zioni poli­ti­che, spesso e volen­tieri tra­sver­sali, e incas­sano lasciando l’incombenza di ripia­nare bilanci in rosso. E’ la sto­ria del Con­sor­zio per lo svi­luppo del Con­sel­vano (poi Attiva Spa): muni­cipi spol­pati fino alla defi­ni­tiva messa in liqui­da­zione con oltre 100 milioni di buco con­ta­bile. Ma c’è anche la sus­si­dia­rietà appli­cata all’Azienda ospe­da­liera (433,6 milioni di debiti accu­mu­lati nella decen­nale gestione di Adriano Cestrone); ai corsi di for­ma­zione con i finan­zia­menti euro­pei che hanno ingua­iato le Scarl della Com­pa­gnia delle Opere; alla logi­stica delle cric­che che hanno inci­stato non solo i Magaz­zini Gene­rali; all’Università che eccelle nella com­mi­stione con i seguaci di don Giuss e del mini­stro Lupi. Padova, smart city soprat­tutto per il cer­chio magico che da un quarto di secolo spe­cula, edi­fica e si ripro­duce. Impren­di­tori senza rischio d’impresa nel mer­cato pro­tetto. Man­da­rini della buro­cra­zia sem­pre al posto giu­sto. Pro­fes­sio­ni­sti al ser­vi­zio del cono d’ombra degli inte­ressi. Comu­ni­ca­tori votati al potere ed eletti senza biso­gno di urne. Padova, suc­cur­sale della Milano ciel­lina e labo­ra­to­rio delle alchi­mie poli­ti­che. Con gli stessi pro­ta­go­ni­sti di Tan­gen­to­poli (lo sta­dio «mon­diale» e il nuovo tri­bu­nale) che rispun­tano pun­tuali dalle cro­na­che recenti. Dall’inchiesta sul Mose, ecco Pier­gior­gio Baita che con Gio­vanni Maz­za­cu­rati pilota la Man­to­vani Costru­zioni Spa: si tratta della sto­rica impresa acqui­sita nel 1987 dalla fami­glia Chia­rotto fino a spe­cia­liz­zarsi nelle Grandi Opere e a vin­cere la “pia­stra” dell’Expo 2015. E nell’inchiesta della Dda di Palermo sull’appalto da 140 milioni di euro, fini­scono in manette l’amministratore dele­gato Mauro Sca­ra­muzza e il devoto inge­gner Achille Sof­fiato: lavo­rano per Fip che costrui­sce le “cer­niere” delle para­tie mobili in laguna. Padova, città delle gru e degli struzzi. Come sem­pre, è il «ballo del mat­tone» a scan­dire le ambi­zioni… metro­po­li­tane un tempo affi­date alle cas­sa­forti della Cassa di rispar­mio e dell’Antoniana. Oggi ope­ra­zioni immo­bi­liari che pas­sano sulla testa di tutti, anche per­ché molti lasciano volare i can­tieri nascon­dendo la testa nella sab­bia. Del resto, non è un reato atto­va­gliarsi nel risto­rante più cele­brato e costoso: l’allora sin­daco Fla­vio Zano­nato e il magni­fico ret­tore Giu­seppe Zac­ca­ria accet­tano volen­tieri l’invito di discu­tere del nuovo ospe­dale con chi, magari, potrebbe costruirlo. E nem­meno inca­me­rare l’area pub­blica della zona indu­striale a bene­fi­cio della Fon­da­zione per la ricerca pedia­trica: 11 piani, 20 mila metri qua­dri, 30 milioni di costo (secondo i mali­gni, sarà… il San Raf­faele di Padova). Ma è un fatto che le grandi imprese edili sfi­lano in Tri­bu­nale con la richie­sta del con­cor­dato pre-fallimentare e gli affitti di ramo d’azienda. E che Società ini­zia­tive locali (27,6 milioni di capi­tale con il 19% di Com­pa­gnia San Paolo più le Fon­da­zioni cari­spar­mio e la Cassa depo­siti e pre­stiti) sia diven­tata la «chiave» che apre tutte le porte giu­ste… Padova come Verona. Nel “regno” del leghi­sta doro­teo Fla­vio Tosi, è stata appena deca­pi­tato il ver­tice di Agec. Otto fun­zio­nari dell’azienda comu­nale che ammi­ni­stra alloggi, mense, cimi­teri e far­ma­cie sono stati arre­stati insieme a Mar­tin Kla­p­fer, immo­bi­lia­ri­sta di Bres­sa­none. L’inchiesta del pm Gen­naro Otta­viano era scat­tata un anno fa, in base al det­ta­gliato espo­sto fir­mato da Michele Croce, pre­si­dente Agec: subito rimosso per via poli­tica. Le ipo­tesi di reato sono pecu­lato, cor­ru­zione, abuso d’ufficio, tur­bata libertà in pro­ce­dure d’appalto e fal­sità in atti. «Prima ancora di andare in Pro­cura avevo infor­mato i ver­tici del Comune del qua­dro deso­lante che stava emer­gendo. Come cit­ta­dino avrei pre­fe­rito che quanto denun­ciato non fosse vero; però quanto sta avve­nendo dimo­stra che ormai il sistema non è più in grado di auto­pro­teg­gersi e che anche quelle che un tempo sareb­bero state eti­chet­tate come cro­ciate con­tro i mulini a vento, se fatte con coscienza e corag­gio, pos­sono con­tri­buire a fare luce su vicende molto gravi che dan­neg­giano tutta la città» com­menta Croce. Così anche in riva all’Adige si torna agli anni ’90, quando il sistema esplose con le “siepi d’oro” dell’Autostrada. E giu­sto l’ex pro­cu­ra­tore Guido Papa­lia aveva ammo­nito quasi con pre­veg­genza: «La cor­ru­zione si eli­mina modi­fi­cando il modo di gestire la cosa pub­blica. Messi da parte i poli­tici, la cor­ru­zione si è spo­stata ai livelli dei grandi buro­crati. Così sono diven­tate più fre­quenti la crea­zione e l’uso di leggi appa­ren­te­mente ispi­rate al bene col­let­tivo, sfrut­tate invece per inte­ressi pri­vati». Ecco, sulla carta, i mega-progetti non man­cano: tra­foro, ince­ne­ri­tore, nuove auto­strade Nogara-Mare e Tirreno-Brennero, riqua­li­fi­ca­zione delle Ex Car­tiere di Basso Acquar, Motor­city della Bassa, Cen­tro agroa­li­men­tare di Tre­ven­zuolo, District Park di Viga­sio, Inter­porto di Isola della Scala, l’immancabile Tav con l’Alta capa­cità. Signi­fi­cano circa 20 miliardi di euro. A chi fanno gola?
Posted on: Thu, 31 Oct 2013 16:03:57 +0000

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