ZONA FRANCA: PERCHÈ CI SPETTA. Ci spetta perché la nostra è una - TopicsExpress



          

ZONA FRANCA: PERCHÈ CI SPETTA. Ci spetta perché la nostra è una reale condizione di svantaggio data dall’insularità che ha determinato la fuga dei sardi nel mondo; ormai ce ne sono più fuori che in patria, oggi i sardi partono dovunque trovino anche solo la speranza di un lavoro, lo spopolamento è talmente elevato che l’indice demografico è simile alle aree subsahariane e ben distante dalla media dell’attuale Unione Europea. Negli ultimi anni ho visto amici e parenti partire per insegnare latino nei licei della Germania; per fare l’impiegato a Bruxelles con la paga di un bancario di medio livello in una città carissima; per fare il commesso di un negozio di moda italiana in Turchia; per raccogliere fragole, ananas e tutto ciò che si coltiva in Australia, come a Rosarno ma senza lo sfruttamento da schiavi. Di questo passo le persone che possono e vogliono lavorare saranno costrette ad emigrare e diverremo un popolo di vecchi, di raccomandati, parassiti e di folli che resistono. Ci spetta perché siamo fuori mercato perché i costi per produrre beni e servizi sono più alti rispetto alle aziende concorrenti nel bacino del Mediterraneo; siamo sempre perdenti nel confronto con i Paesi più sviluppati perché sono ben internazionalizzati, hanno quasi sempre know – how maggiormente avanzato, non hanno problemi di accesso al credito, il denaro costa meno ed in generale, sono più forti ed organizzati di noi. Nel confronto con i Paesi emergenti non possiamo offrire servizi concorrenziali, soprattutto nel settore turistico, perché producono tutto a costi più bassi. Siamo fuori mercato perché le infrastrutture pubbliche non sono all’altezza di una Regione moderna e perché la Sardegna è inaccessibile a causa dei costi elevati per raggiungerla, soprattutto per il trasporto navale di merci e persone. Da quest’incapacità competitiva sono derivati numerosi guai che incombono nel presente e rischiano seriamente di pregiudicare il futuro: l’economia privata è crollata, il PIL, prodotto interno lordo, è pubblico per il settantasette per cento; abbiamo il record nazionale di inoccupati, mentre solo quindici anni fa, (quando esistevano i premi all’export, la defiscalizzazione degli utili per numerose industrie e per giungere in Sardegna si pagava il giusto), sembrava che stessimo tappando i buchi della pentola e che fossimo usciti dall’arretratezza del mezzogiorno. Infine, i tagli all’istruzione, decisi a livello nazionale, rischiano di portare all’estinzione la nostra lingua che, per chi non lo sapesse, è la più antica d’Europa. BI SEMUS?
Posted on: Wed, 26 Jun 2013 06:58:07 +0000

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