Zarathustra - Nietzsche La serie interminabile delle mie - TopicsExpress



          

Zarathustra - Nietzsche La serie interminabile delle mie esperienze, la vicinanza con mondi apparentemente diversi, si ripete nella mia natura, in tutti sensi Grazie alla mia origine il mio sguardo è in grado di spaziare al di là di ogni punto di vista. Non ho mai conosciuto l’arte di mettere in guardia gli altri contro di me, nemmeno quando questo poteva essere di grande importanza. Anzi non sono stato mai prevenuto neppure verso me stesso. Sono sempre in grado di far fronte ad ogni evento; per essere veramente padrone di me stesso devo essere impreparato a quello che succederà. Qualsiasi sia lo strumento, fosse anche il più stonato, come può essere soltanto lo strumento “uomo”, dovrei essere proprio malato perché non mi riesca di ricavarne nemmeno un suono udibile. Per quel che riguarda invece qualche cattiva azione commessa a mio danno, grande o piccola che sia, sono sicuro che essa non fu fatta con intenzione, o almeno con cattiva intenzione: dovrei lamentarmi invece delle buone intenzioni che hanno causato non pochi scompigli nella mia vita. Le esperienze fatte mi danno pieno diritto di diffidare dei cosiddetti slanci “altruistici” e in generale di tutto l’amore del prossimo, sempre pronto a consigliare e intervenire. Il rimprovero che io muovo ai compassionevoli è quello di perdere facilmente il senso del pudore, del rispetto, il delicato senso delle distanze; la compassione ricorda invece troppo da vicino l’odore della plebe e somiglia spesso alle cattive maniere, può succedere infatti che mani pietose possano avere effetti addirittura disastrosi su un individuo del grande destino, su ferite non ancora rimarginate, sul privilegio di poter sopportare anche una grave colpa. Qualunque azione cattiva si commetta contro di me, si può stare certi che io la “contraccambierò”, non appena ne avrò l’occasione, esprimendo la mia riconoscenza al “malfattore” anche per il suo malfatto. E’ mia opinione che la parola, anche la più villana, sia comunque più cortese e denoti buona educazione che il non rispondere. Chi tace in questi casi manca quasi sempre di finezza e di gentilezza d’animo; tacere è solo un pretesto, inghiottire ingiurie produce necessariamente un carattere vendicativo. Mi dispiace vedere come la scortesia oggi sia considerata senza valore, essa è, invece, la più umana forma di contraddizione e una delle più alti virtù, per chi vive tra gli umani così deboli. Non provare alcun risentimento, o essere in grado di comprendere chiaramente il proprio risentimento, affrontarlo e liberarsene. Subentra l’istinto di difesa, l’istinto di salvezza. Non c’è nulla che consumi presto come i sentimenti di risentimento. La suscettibilità , l’impotenza a vendicarsi, il desiderio, la sete di vendetta, il veleno che impregna ogni pensiero , questo è il modo di reagire più dannoso per se stessi. Buddha lo comprese. La sua non religione, che si potrebbe definire meglio come igiene da non confondere con le dottrine compassionevoli come il cristianesimo, deriva la sua efficacia dalla vittoria sul risentimento. L’inimicizia non si placa con l’inimicizia , ma solo con l’amicizia. Accettare se stessi come un “Fato”, non desiderarsi diversi da quelli che si è: questo è in definitiva il vero senso. La guerra è invece un’altra cosa. Io sono battagliero e sanguigno di natura. Assalire è un istinto per me. Poter essere un nemico è forse una Caratteristica di una natura forte; è in ogni modo un elemento congenito in ogni natura forte. Essa ha bisogno di ostacoli perciò li crea: l’impeto aggressivo è una naturale conseguenza della sua natura. Proprio come il risentimento e il desiderio di vendetta derivano dalla debolezza. La forza dell’assalitore trova la sua unità di misura nel nemico che si sceglie: ogni aumento di forza presuppone una sfida ad un avversario o un problema ancora più forte; un filosofo battagliero sfida a duello anche i problemi. La sua missione non è necessariamente quella di superare le difficoltà in generale, ma di superare proprio quelle contro cui ha bisogno di tutta la sua forza. Egli deve vincere gli avversari che gli sono pari. La parità di condizioni di fronte al nemico è la prima seria premessa di ogni duello eseguito lealmente. Se si disprezza l’avversario, non gli si può muovere guerra; se lo si domina, se si sente l’avversario come inferiore, non viene voglia di fargli guerra. Il mio principio di guerra è: attacco soltanto le cose contro cui non potrei trovare altri compagni di battaglia, in cui quindi mi ritrovo solo e comprometto solo me stesso… Non ho mai fatto un passo che non mi compromettesse. Non attacco mai le persone ma mi servo delle persone come fossero una forte lente di ingrandimento che serve per rendere visibile qualche male comune e celato, quindi difficile da essere trovato anche in me. Così ho attaccato Wagner e più precisamente, tramite lui, la falsità, l’elemento ibrido della nostra cultura, che confonde i raffinati con i ricchi, gli sciocchi con i grandi. Io attacco solo cose che non hanno niente a che fare con questioni personali, non collegate alla mia vita privata. Al contrario per me aggredire è un segno di benevolenza. Ciò a mette a dura prova i miei rapporti con gli altri e la mia umanità consiste nel non simpatizzare con tutti. La mia umanità è una continua lotta e vittoria su me stesso. Più volte ho bisogno della mia solitudine, di tornare in me, di respirare aria libera. Tutto il mio Zarathustra non è altro che un ditirambo alla solitudine e per chi è in grado di comprenderlo appieno è purezza non pura follia! Chi ha occhi per vedere i colori può dire che esso è di diamante. Vita! Fonte di gioia! Devo ancora imparare ad avvicinarmi a te con maggiore modestia: con troppo impeto ti corre ancora Incontro il mio cuore! Sull’albero dell’avvenire costruiamo il nostro nido; le aquile porteranno il cibo nel becco a noi solitari. Non cibo per tutti, molti penserebbero di mangiare fuoco e si brucerebbero la bocca! Una caverna di ghiaccio sembrerebbe la nostra felicità al loro spiriti. E noi, come venti gagliardi, vogliamo vivere in alto, vicino alle aquile, vicini alla neve vicini al sole. In verità, un vento gagliardo è Zarathustra per tutto ciò che sta in basso; e questo egli consiglia a chiunque sputi: badate di non sputare contro vento! Mi manca un criterio attendibile per stabilire che cosa sia un rimorso: per ciò che ne sento dire mi pare che il rimorso non sia nulla di valore. La mia morale mi porta a stimare dentro di me una cosa fallita, proprio perché è fallita. Dio, immortalità dell’anima, redenzione e al di là sono tutti concetti a cui non bisogno sacrificare più del dovuto la Vita. Non mi sono mai particolarmente sprecato oltremodo dietro questi argomenti. Forse per via della mia mancanza di ingenuità? Il mio “ateismo” non è una conseguenza, né tanto meno un fatto nuovo: esso esiste in me per “istinto”! Sono troppo curioso, troppo, incredulo, polemico ed impertinente per accontentarmi di una risposta così mediocre. Dio è una risposta mediocre. Un’indelicatezza verso l’intelligenza dei pensatori ; anzi potremmo dire che è addirittura un volgare divieto che ci viene fatto: non dovete pensare! Ben altro interesse ha invece per me il problema da cui dipende la salute e il progresso dell’umanità, più interessante di qualunque altra curiosità. Non è il dubbio è la certezza che può renderci pazzi! Ma per arrivare a questa consapevolezza bisogna aver raccolto in sé gli abissi! Tutti temono la nuda verità e la sfuggono. Wagner, il mio amico Wagner, era un rivoluzionario scappava dai tedeschi! E chi fu il primo intelligente sostenitore di Wagner? Charles Baudelaire, il primo forse anche l’ultimo, vero appassionato decadente in cui si è riconosciuta un’intera generazione di artisti, veri fanatici dell’espressione! Che cosa non potrò mai perdonare a Wagner? Il fatto che egli divenne accondiscendente! E poiché sono abbastanza forte per volgere a mio vantaggio anche le cose più incerte e pericolose per trarne nuova forza, io dico che il fatto di aver sofferto anche l’uno per l’altro, molto più profondamente di quello che possono soffrire gli uomini, servirà a riunire i nostri “nomi” per l’eternità! Un’altra misura di potenza, difesa e prudenza consiste nel sottrarsi a situazioni e a condizioni che ci obbligherebbero a Dimostrare la nostra Libertà, il nostro spirito di iniziativa! Per diventare ciò che ci è necessario via via diventare, bisogna non avere la più lontana idea di ciò che si è! Questo rivela una grande saggezza, direi addirittura la più grande saggezza! Se la ricetta sicura è il nosce te ipsum, dimenticarsi, misconoscersi, cangiarsi, rimpicciolirsi, raccogliersi, restringersi, rendersi mutevoli e adattabili ad ogni circostanza diventa la ragione stessa e la necessità del vivere! La mia formula per la grandezza dell’uomo è amor fati: e cioè non desiderare che nulla sia diverso da come è, né per il futuro né per il passato, né per l’eternità. Non bisogna solo sopportare, senza nasconderlo e con orgoglio, ciò che è o che è stato necessario per noi sperimentare sulla nostra pelle, ma addirittura amarlo … tutto l’idealismo è una menzogna di fronte alla Forza della necessità!
Posted on: Mon, 30 Sep 2013 09:14:36 +0000

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