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l tracollo della città-azienda li priva di qualsiasi certezza, vista l’assenza di una tutela pubblica di rango superiore, e infliggendo loro un impoverimento sicuro li espone a uno sradicamento probabile. Come sottolinea un articolo uscito oggi sul Sole 24 Ore (qui), «Fra i debiti non garantiti [di Detroit], ovvero quelli più a rischio, ci sono 9 miliardi di dollari di assistenza sanitaria e pensioni; gli ex dipendenti della città rischiano di ottenere il 10% di ciò cui avrebbero diritto». Significa ritrovarsi sul lastrico, in pratica. E a un’età, per i pensionati, nella quale certamente non si può ricominciare daccapo, augurandosi di avere maggior fortuna. Una situazione che del resto non è troppo dissimile da quella di chi, benché non altrettanto anziano, si sia trovato a perdere la propria fonte di reddito e magari anche la massima parte del valore della sua piccola proprietà immobiliare, dalla casa al negozio o all’ufficio, a causa del crollo generale delle quotazioni e dello svuotamento di ampie zone, ormai ridotte a quartieri-fantasma. L’idea, tipicamente statunitense ma ormai prossima ad affermarsi anche in Europa, è tanto semplice quanto brutale. Le cose vanno come vanno, e i singoli devono sbrogliarsela da soli. Una logica da Grande Depressione, o da fine della Corsa all’oro, o da ordinario Far West con le sue innumerevoli ghost town sorte sullo slancio di una qualunque spinta espansiva e poi schiantate dal mutare delle circostanze e delle opportunità. Una logica che esplode nei momenti di crisi, locale o nazionale, ma che in effetti non scompare mai del tutto, rimanendo invece nascosta-incombente-strisciante nelle altre fasi del ciclo economico liberista. La lezione di Detroit aggiunge ben poco a ciò che già non si sapesse delle dinamiche degli USA e laggiù, dai santuari di Washington fino alle chiesette dei piccoli e piccolissimi centri abitati di cui i più non hanno mai sentito parlare ma che sono soggiogati dallo stesso cinismo, non innescherà alcun ripensamento sui vizi di un sistema che oscilla di continuo tra arricchimenti repentini e declini inarrestabili. Il loro dogma è che sia giusto così: molto si crea, molto si distrugge, e in teoria c’è posto per tutti, se si possiedono le “qualità” necessarie. Per noi, come italiani e come europei, c’è ancora qualche possibilità di non ammalarci della stessa follia. Chiedendoci, ad esempio, se saremmo disposti ad accettare vicende come quella di Detroit, col fallimento, e la desertificazione, di qualche nostra città medio-grande. O degli interi Stati, a maggior ragione. Federico Zamboni - ilribelle/ link articolo: ilribelle/la-voce-del-
Posted on: Sun, 21 Jul 2013 08:32:46 +0000

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