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la cancellieri al Senato rivendica la propria amicizia con Antonino Ligresti, fratello di Salvatore. Meno male che è ministro della Giustizia e non della sanità, altrimenti sarebbe da ricordarle la strage della camera iperbarica alla clinica Galeazzi, di proprietà di Antonino Ligresti, nel 1997. Ligresti verrà condannato il primo grado a 3 anni e mezzo e poi assolto in appello. Scrisse allora lEspresso: Alla magistratura Ligresti assicura la massima collaborazione. Ai familiari delle vittime manifesta sincero cordoglio. Ma da uomo daffari si interroga sul danno che questa vicenda causerà ai suoi interessi. Che sono notevoli. Nel 1996 la Antonino Ligresti Sanità ha fatturato 180 miliardi. Oltre al Galeazzi, acquisito nel 1982, controlla due cliniche di lusso molto note: la Città di Milano, la prima a entrare (nel 1979) nellorbita del fratello, e la Madonnina. In provincia di Bergamo possiede i policlinici San Marco di Zingonia e San Pietro di Ponte San Pietro. La grande maggioranza delle entrate proviene dal danaro pubblico. Le cliniche di Ligresti, infatti, sono in buona parte convenzionate con la Regione Lombardia. Al Galeazzi, in particolare, lente pubblico rimborsa anche le spese delle famose camere iperbariche: 160 mila lire a seduta per una media quotidiana di 125 pazienti. Fatti i conti, risulta un incasso di 20 milioni al giorno. E le due camere (la terza è di emergenza) hanno lavorato finora a ciclo pressoché continuo. È lo stesso Ligresti a confermare che sono in funzione 365 giorni allanno. Nellambito dellattività specialistica dellIstituto Galeazzi, le tre camere iperbariche (da 14, 10 e 2 posti) rappresentano per così dire unisola a parte. Non solo in senso terapeutico: lutilizzo in ortopedia copre, infatti, solo una quota minima del totale. Ma anche e soprattutto in senso economico. Perché le camere iperbariche sono in realtà per Antonino Ligresti un grande affare. Vediamo perché. Questo servizio speciale del Galeazzi assiste in media ogni anno 32 mila pazienti. Moltiplicati per le 160 mila lire a persona rimborsate dalla Regione Lombardia alla clinica, risulta un incasso complessivo di 5 miliardi 120 milioni. Dove sta il business? Prima di tutto nellentità del rimborso della Regione che è molto, ma molto remunerativo: il 50 per cento di questa somma rappresenta il guadagno secco per la casa di cura. In secondo luogo nel rapido ammortamento degli investimenti. Una camera iperbarica come quella in dotazione al Galeazzi costa allincirca 500 milioni e funziona così comè per dieci anni; dopo di che devessere sottoposta al rinnovo di tutte le strutture deperibili. La camera della sciagura del 31 ottobre, prodotta dalla Drass Galeazzi S.p.A. di Boltiere, Bergamo è stata installata nel 1989. Linvestimento per la messa in opera delle tre camere, calcolabile in un miliardo e 300 milioni, si è dunque ammortizzato in meno di un anno. In altre parole, è da sette anni che le camere iperbariche sono per il Galeazzi di Ligresti una fonte di profitti ipergarantita. Non è la prima volta che i rapporti tra i fratelli Ligresti e la Regione diventano materia di inchiesta giudiziaria. Già nel 1985 Salvatore era riuscito a far convenzionare la sua clinica Città di Milano per limpiego, allora davanguardia, del litotritore, un sofisticato apparecchio per la cura dei calcoli renali (assessore alla Sanità era Sergio Moroni, il tesoriere del Psi lombardo poi suicidatosi allinizio di Mani pulite). Nel luglio 1988, con un autentico blitz, la Regione approvò una nuova delibera che estendeva ad altre cliniche di Ligresti lo stesso tipo di convenzione. La vicenda sfociò nello scandalo delle cosiddette cliniche doro. Il terribile incidente del 31 ottobre minaccia ora di causare ferite più profonde di quelle inferte dai magistrati. Ma Antonino Ligresti le sue cinque cliniche le difenderà con le unghie e con i denti. Medico per ventanni tra Pavia e Milano, azionista sì ma sempre agli ordini del fratello, Antonino ha lungamente coltivato un sogno: diventare il proprietario unico delle cliniche che a lungo aveva soltanto amministrato. Alla fine cè riuscito. Nel febbraio 1996, quando Mediobanca, con il consenso di Salvatore, mise in vendita tutta una serie di società per ripianare il dissesto del gruppo, Antonino, che già possedeva il 49 per cento delle case di cura, si impuntò per ottenere anche il restante 51. E convinse le cinque maggiori banche creditrici (Credito Italiano, Banca Commerciale, Banca di Roma, Banco di Napoli, Fonspa) che lui era lacquirente migliore. Loperazione gli è costata, in contanti, soltanto 69 miliardi. Nel suo genere, un colpo da maestro. Da Il padrone delle iperbariche (di Enrico Arosio e Mario La Ferla articolo dellEspresso del novembre 1997)
Posted on: Tue, 05 Nov 2013 16:06:52 +0000

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