martedì 18 giugno 2013 PENSIONE, RETRIBUTIVO O - TopicsExpress



          

martedì 18 giugno 2013 PENSIONE, RETRIBUTIVO O CONTRIBUTIVO? Oltre che per l’età di pensionamento, la riforma Fornero ha introdotto un’importante novità nel calcolo della pensione, sancendo definitivamente il trionfo del metodo contributivo sul retributivo. Una scelta necessaria per contenere la spesa previdenziale in Italia, anche considerando l’allungamento della vita media. Una decisione, però, che penalizza il lavoratore. I due sistemi di calcolo si basano su criteri profondamente diversi: • retributivo: l’importo della pensione viene calcolato sulla media dei redditi: - degli ultimi 10 anni di lavoro per i dipendenti, - degli ultimi 15 anni di lavoro per gli autonomi, nella misura del 2% di questa media per ogni anno di contribuzione. • contributivo: l’importo del trattamento di quiescenza viene determinato sulla contribuzione effettivamente versata nel corso della vita lavorativa (cosiddetto “montante contributivo”). L’ammontare dei contributi viene rivalutato in base all’indice Istat delle variazioni quinquennali del Pil e moltiplicato per un “coefficiente di trasformazione” variabile, in base all’età del lavoratore al momento della pensione. Dal 1° gennaio 2012 il metodo contributivo, è diventato l’unica modalità di computo per la prestazione pensionistica. Pertanto - tolti i fortunati che sono andati in quiescenza prima che le nuove disposizioni fossero operative, per i quali non è cambiato nulla e che continueranno a godere del privilegio del retributivo - anche chi prima dell’entrata in vigore della riforma Fornero avrebbe avuto una rendita previdenziale calcolata del tutto con il metodo retributivo vedrà ricalcolato l’assegno col contributivo per la quota di anni di lavoro che ancora gli restano. Insomma il sistema retributivo sopravvive ancora, ma riferito a un minor numero di anni e per un numero di lavoratori sempre più esiguo. Tra il 2012 e il 2021 la riforma Fornero darà 80 miliardi di risparmi rispetto alle normative precedenti tenendo conto dei costi delle salvaguardie. Lo si legge in un Rapporto dell’area attuariale dell’Inps secondo il quale “la spesa subisce una notevole contrazione che nel 2019 è di oltre un punto di Pil”. I risparmi si azzerano nel 2045. Nel grafico contenuto nel Rapporto con proiezioni fino al 2050 sulla spesa pensionistica si evidenzia come la riforma Fornero sia quella che dà maggiori risparmi a breve con il picco negativo per la spesa nel 2019 (poco sopra l’8,6% del pil). Poi la spesa risale restando al di sotto di quella prevista con le riforme precedenti (e quindi ulteriori risparmi oltre gli 80 miliardi stimati nel decennio 2012-2021) fino al 2045 quando incrocia e supera le curve delle altre riforme per spesa in termini di percentuale sul Pil (poco sotto il 10,5%). [email protected]
Posted on: Wed, 19 Jun 2013 11:53:32 +0000

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