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…..quando poi le camionette hanno fatto i caroselli i compagni hanno impugnato i bastoni dei cartelli ed ho visto le autoblindo rovesciate e poi bruciate, tanti e tanti celerini con le teste fracassate …. GENOVA, 30 giugno 1960, la più severa lezione impartita ai violenti in divisa del famigerato 2° Battaglione Celere di Padova Nel dopoguerra, la Polizia italiana disponeva sul territorio dei cosiddetti “Reparti Mobili”, Reparti creati per scopi spiccatamente bellici e perciò dotati di armamento pesante, che ben presto, per opera dei governi democristiani, divennero lo strumento principale per reprimere le lotte dei disoccupati, degli operai e dei braccianti. Il ministro dc Scelba, in particolare, dopo la rottura del governo di conciliazione nazionale, organizzò i famigerati Reparti Celeri, che si distinsero in tutta Italia, per le violenze e gli assassinii di decine e decine di lavoratori. I Reparti Celere erano formati esclusivamente dai fascisti dell’ex Repubblica Sociale Italiana e da quell’accozzaglia di militari del passato regime, assunti in Polizia con decreti prefettizi e che costituirono il corpo delle guardie di P.S.. Per l’addestramento alla brutale violenza, incarnata dai loro comandanti fascisti, divenne ben presto famoso in tutto il Nord Italia, il 2° Battaglione Celere di Padova: qualunque lotta o sciopero operaio, veniva selvaggiamente represso dai celerini del 2° battaglione. Ma le violenze gratuite non potevano durare a lungo, e non durarono. Cessarono a Genova nel 1960, dove la Polizia Italiana e il suo reparto migliore, subì la più severa delle sconfitte militari che la storia ricordi, puniti duramente da una popolazione eroica e determinata, oramai stanca delle continue violenze poliziesche. Da diversi giorni, infatti, i cortei degli operai e degli studenti che sfilavano a Genova per protestare contro lo svolgimento del congresso nazionale del MSI, concesso dal governo Tambroni, venivano caricati e selvaggiamente dispersi dai celerini del famigerato 2° Battaglione Padova, di stanza in quella città da settimane a difesa dei fascisti. La resa dei conti si presentò il 30 giugno 1960, quando nel corso di uno sciopero generale antifascista, che vide sfilare pacificamente 100mila manifestanti, diverse migliaia di compagni organizzati dai comandanti partigiani e determinati a sfidare i violenti in divisa, li affrontarono in piazza senza alcuna paura. Alle 17, al termine del corteo i manifestanti risalgono via XX Settembre dirigendosi verso piazza De Ferrari. Giunti in piazza, i compagni si fermano attorno alla fontana centrale, sfidando l’intero battaglione Padova, schierato provocatoriamente a bordo di decine di camionette, con manganelli e moschetti con i lacrimogeni puntati. I celerini, a bordo delle camionette, sghignazzano spavaldi, arroganti. Scalpitano dalla voglia di picchiare, con la bava alla bocca incitano i loro comandanti a caricare. Cercano di intimidire i manifestanti puntando contro di loro i moschetti carichi di granate lacrimogene. I provocatori in divisa non resistono alla loro natura di violenti, partono all’improvviso con le camionette, effettuando folli caroselli contro i manifestanti e i pacifici cittadini. I criminali caroselli investono piazza De Ferrari e tutte le vie limitrofe, sia sotto i porticati di via XX Settembre. I compagni arretrano momentaneamente nei carruggi, si procurano attrezzi da lavoro, pali di legno, tubi di ferro prelevati dai vicini cantieri edili e partono al contrattacco. In gruppi di 10/15, partono alla carica delle camionette che sfrecciano, afferrando al volo coi ganci dei portuali i celerini che sono a bordo delle camionette. Una ad una, tutte le camionette vengono bloccate, rovesciate e date alle fiamme. I celerini disarmati, svestiti dalla divisa e buttati nella fontana della piazza. Adesso non sghignazzano più, non ridono più, sono tremanti, hanno paura del popolo. I celerini più coraggiosi sono scappati velocemente a piedi, non hanno più mezzi per terrorizzare la popolazione. 25 camionette vengono incendiate, 162 celerini restano feriti e ricoverati in ospedale con la tesa fracassata. La sera del 30 giugno 1960, gli antifascisti presidiano tutto il centro di Genova. Il Prefetto e il Questore, per far cessare gli scontri devono rivolgersi ai comandanti partigiani per far cessare la giusta rabbia popolare. All’1 di notte del 1 luglio, il Prefetto di Genova comunica ai partigiani genovesi che il congresso del MSI non si svolgerà più. Genova a vinto, hanno vinto gli antifascisti. I violenti in divisa sono stati sconfitti e cacciati via da Genova. Sarà una vittoria amara, perché i fascisti in divisa si vendicarono a Reggio Emilia, a Roma e in altre città italiane, ammazzando per strada altri 10 compagni. Che Dio li maledica per i loro misfatti.
Posted on: Sun, 30 Jun 2013 23:52:29 +0000

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