tull 1 esordio con radici blues eletric Jethro Tull - This - TopicsExpress



          

tull 1 esordio con radici blues eletric Jethro Tull - This Was (1968) (remastered 2001) 1. My Sunday Feeling (0:00-3:43) 2. Someday The Sun Wont Shine For You (3:44-6:32) 3. Beggars Farm (6:33-10:52) 4. Move On Alone (10:53-12:52) 5. Serenade To A Cuckoo (12:53-19:00) 6. Dharma For One (19:01-23:16) 7. Its Breaking Me Up (23:17-28:21) 8. Cats Squirrel (28:22-34:03) 9. A Song For Jeffrey (34:04-37:26) 10. Round (37:27-38:31) 11. One For John Gee (bonus track) (38:32-40:38) 12. Love Story (bonus track) (40:39-43:45) 13. A Christmas Song (43:46-46:56) Ian Anderson - vocals, flute, mouth organ, harmonica, claghorn, piano Mick Abrahams - vocals, guitar, nine-string guitar Glenn Cornick - bass guitar Clive Bunker - drums David Palmer - French horn and orchestral arrangements This Was is the debut album by the rock band Jethro Tull, released in 1968. Recorded at a cost of only £1200 GBP, the album received generally favourable reviews and sold well upon its release. In the documentary film of the Woodstock Festival, portions of the songs Beggars Farm and Serenade to a Cuckoo may be heard on the PA system, indicating the level of notice the album achieved in the United States. The album reached number 10 on the UK Album Chart and number 62 on the Billboard 200. Music While vocalist Ian Andersons creative vision largely shaped Jethro Tulls later albums, on This Was Anderson shared songwriting duties with Tulls guitarist Mick Abrahams. In part due to Abrahams influence, the album incorporates more rhythm and blues and jazz influences than the progressive rock the band later became known for. In particular: The music to Beggars Farm, My Sunday Feeling, Its Breaking Me Up and Some Day the Sun Wont Shine for You are based on blues progressions, with the latter song arranged similarly to Big Bill Broonzys blues standard Key to the Highway. Cats Squirrel (included in the album because people like it, according to the liner notes) was an instrumental covered by numerous 1960s British blues bands, perhaps most notably by Cream. Mick Abrahams would later perform the song in his post-Jethro Tull blues band Blodwyn Pig. The album includes a cover version of Roland Kirks jazz standard Serenade to a Cuckoo. According to the liner notes, Cuckoo was one of the first tunes Ian Anderson learned to play on the flute. The coda of My Sunday Feeling incorporates quotes from two well-known jazz tunes, Henry Mancinis Pink Panther Theme (specifically the songs bass line, played as a short solo by Glenn Cornick) and Nat Adderleys and Oscar Brown, Jr.s Work Song. This Was also contains the only Jethro Tull lead vocal not performed by Ian Anderson on a studio album, Move On Alone. Mick Abrahams, the songs author, provides vocals on the track; David Palmer provided the horn arrangement. Abrahams left Jethro Tull following the albums completion in a dispute over musical differences. Thus, the albums title probably refers to Abahams blues influence on the album and how blues werent the direction Anderson wanted the band to go. As said in the liner notes of the original record This was how we were playing then - but things change - dont they? The song Dharma for One, a staple of Tulls early concerts (usually incorporating an extended drum solo by Clive Bunker), was later covered by Ekseption, Pesky Gee! and The Ides of March. Track listing Side one 1. My Sunday Feeling Ian Anderson 3:43 2. Some Day the Sun Wont Shine for You Anderson 2:49 3. Beggars Farm Mick Abrahams, Anderson 4:19 4. Move on Alone Abrahams 1:58 5. Serenade to a Cuckoo (instrumental) Roland Kirk 6:07 Side two 6. Dharma for One (instrumental) Anderson, Bunker 4:15 7. Its Breaking Me Up Anderson 5:04 8. Cats Squirrel (instrumental) Traditional, arr Abrahams 5:42 9. A Song for Jeffrey Anderson 3:22 10.Round (instrumental) Anderson, Abrahams, Bunker, Glenn Cornick, Terry Ellis 1:03 2001 remaster bonus tracks 11.One for John Gee Abrahams 2:06 12.Love Story Anderson 3:06 13.Christmas Song Anderson 3:06 Recensione di Masahiro (DeBaser) (4 stars) Chi erano i Jethro Tull quando non avevano ancora scritto Aqualung? Chi erano quando capolavori come Stand Up o Thick As A Brick non erano ancora nemmeno stati pensati? Nel 1968 il progressive rock non era ancora nato, era in gestazione, in stato embrionale, ma era già destinato ad esplodere. I Jethro Tull al loro esordio sono lontani anni luce dai dischi che sarebbero venuti in seguito. This Was è un perfetto esempio di Folk Rock impregnato di Blues e Jazz, con spiragli di quello che poi diventerà Hard Rock. Tutto il disco è fortemente incentrato sul flauto di Ian Anderson e sulla chitarra di Mick Abrahams. Già si possono notare le grandi doti di compositore e scrittore di Anderson, che con il suo flauto riesce a padroneggiare qualsiasi tipo di situazione, sia in chiave solistica, che in accompagnamento con il resto del gruppo. Il sound del gruppo è già forte e compatto, e lo si capisce fin dalle prime battute di My Sunday Feeling, dove si riconoscono tutti gli elementi della band. La canzone è diretta e la voce di Anderson contribuisce a darle una forte impronta folk popolare. Larmonica e il basso di Glenn Cornick sono gli strumenti principali di Some Day The Sun Wont Shine For You, brano a metà tra blues e jazz, incontro/scontro che ritroveremo spesso allinterno dellalbum. Sullo stesso binario viaggia Beggars Farm, ma questultima appare decisamente più incisiva, mettendo in risalto labilità di Anderson al flauto. Belle atmosfere folk per la cortissima Move On Alone, che a differenza del brano precedente mette in risalto la chitarra di Abrahams. La successiva Serenade To A Cuckoo è un lungo strumentale da gustare in tutta calma. Labilità di Abrahams si vede tutta, così come quella di Anderson. Cornick e Clive Bunker portano bene il tempo con basso e batteria rendendo il pezzo intenso come pochi. Sonorità più Hard si toccano con la successiva Dharma For One, che parte con temi folk, passa per un piccolo assolo di Abrahams e continua con un grande assolo di batteria di Bunker. Solo al termine ritroviamo la chitarra per un ultimo vagito intensissimo. Uno dei brani che più si avvicinano a quello che sarà il rock progressivo dei lavori successivi. Ancora folk/blues con Its Breaking Me Up, che riprende larmonica ascoltata qualche brano addietro. Bello anche qua il solo di chitarra. Cats Squirrel è il brano più Hard del disco, dove la vera protagonista è ancora una volta la chitarra di Abrahams, tra assoli bluesggianti e riff tipicamente Hard Rock. Siamo alle battute finali del disco, e il gruppo ha già detto molto. Lasciamo il giusto spazio ad Anderson e i suoi strumenti a fiato nella scanzonata A Song For Jeffrey, e chiudiamo in bellezza con la brevissima Round. Un grande esordio. Era nellaria che il gruppo sarebbe stato destinato a qualcosa di grande. La componente folk nei Jethro Tull è sempre stata presenza costante, però mai come in questo lavoro cè stato tanto omaggio a questo genere. Soprattutto se lo si paragona ai lavori più recenti. Biografia di Michele Chiusi (ondarock) Pochi gruppi possono vantare una longevità e una coerenza artistica come i Jethro Tull, in tal senso secondi solo ai Rolling Stones, e per pochi gruppi come i Tull si è creata e cronicizzata una dicotomia così netta tra considerazione critica e successo di pubblico, che tuttora, se non premia il gruppo come vendite, accorre numeroso ai concerti del gruppo. I Jethro Tull esordiscono discograficamente nel 1968 con This Was, che propone una musica incentrata sulla chitarra di Mick Abrahams ma soprattutto sul flauto di Ian Anderson, già allesordio leader del gruppo. Il disco è lontanissimo dal progressive che tra laltro era ancora in gestazione, concretizzando invece un folk-rock dalle tinte blues, con a tratti qualche attitudine hard, caratterizzato dalluso massiccio del flauto, utilizzato sia in chiave solistica che contrappuntistica, sia in chiave lirico/melodica che ritmico/aggressiva. Il gruppo ha un sound molto compatto ed efficace, ma quello che colpisce fin da subito è la grande capacita e fluidità di scrittura di Anderson. Lanno successivo via Abrahams e alla chitarra arriva Martin Barre, che da allora sarà lunico elemento ad apparire in tutte le varie formazioni del gruppo, tanto da diventare lalter ego del deus ex machina Anderson. Il prodotto della nuova formazione è Stand Up, il primo capolavoro, in cui le idee del primo disco vengono meglio focalizzate in pezzi di nitida struttura melodica, espressione del talento del leader in stato di grazia, ora in tenui ballate ora in brani più aggressivi con forti aperture armoniche; la componente blues è stemperata in un folk progressivo efficacissimo nelle melodie mai banali e negli arrangiamenti complessi e raffinati. La musica del gruppo ha un impatto molto forte, coniugando rock viscerale con raffinatezze espressive, lirismo e aggressività. Il flauto di Anderson imperversa in splendidi arabeschi armonici e in clamorosi stacchi che caratterizzeranno tutta le sua carriera, ma è tutto il gruppo ad essere in piena forma; massiccia ma raffinata la sezione ritmica, e Barre dimostra di essere fin da subito a suo agio con interventi efficaci e misurati. Il disco contiene alcuni classici del gruppo come A New Day Yesterday, Back To The Family, Nothing Is Easy e le ballate We Used To Know e A Reason For Waiting, ma soprattutto la celeberrima Bourée derivata da un pezzo di Bach ma riarrangiata in modo potente ed elegante in chiave quasi jazzata. Il disco ha grande successo ma già il gruppo comincia ad alienarsi, complice anche gli atteggiamenti poco accomodanti di Anderson, le simpatie della stampa specializzata inglese. Lanno successivo, il 1970, esce Benefit, disco molto lineare ma di minore impatto rispetto al precedente, strumentalmente molto calibrato ma anche con alcuni pezzi deboli; appaiono per la prima volta le tastiere suonate da un membro esterno, John Evan, che avrà la sua parte nellevoluzione successiva del gruppo, mentre Anderson riduce la presenza delle parti flauto e Barre acquista spazio;Benefit è comunque un ottimo disco con il limite di essere schiacciato tra due capolavori come Stand Up e il successivo Aqualung, il disco più celebre dei Tull e una pietra miliare del rock. In Aqualung il gruppo materializza ambizioni che oltrepassano la musica dei dischi precedenti, le venature blues sono un ricordo, gli arrangiamenti si articolano e sovrastrutturano, linterplay tra la chitarra e il flauto è perfetto, il progressive è dietro langolo, tanto che si può parlare di hard folk progressivo. Il disco contiene alcuni brani killer tra i classici senza tempo dei Tull (Aqualung, Locomotive Breath, My God), alternati a brevi e straordinari brani acustici; i pezzi sono quasi tutti al contempo complessi e intelleggibili, caratteristica questa di tutta la produzione di Anderson, coinvolgenti ma raffinati, espressione di una altissima cifra stilistica. Le grandi melodie e gli indimenticabili riff dei Jetro Tull hanno un successo planetario, ma il gruppo non dorme sugli allori e lanno successivo, il 1972, esce, dopo un doppio celebrativo quasi tutto di inediti (Living In The Past), Thick As A Brick, foriero di nuove mutazioni. Anderson prova la via della suite in un lungo brano, omonimo, di oltre 40 minuti che iscrive ufficialmente il gruppo al genere progressive. Le tastiere entrano prepotentemente nel sound del gruppo, il flauto assume un ruolo di ricamo più che solistico, il disco è arrangiato superbamente alternando parti acustiche ed elettriche molto efficaci e coinvolgenti specie nella prima parte, che è un susseguirsi di invenzioni melodiche e strumentali. A differenza di altri gruppi di genere, che spesso hanno affrontato la forma della suite, però il focus di Thick As A Brick non è né lirico né epico né favolistico, né si concretizza alcuna forma di narcisismo strumentale o di velleitarismo sinfonico, imponendosi piuttosto per il tono eclettico e in una certa misura anche orecchiabile della composizione. Il disco suscita entusiasmo nei nuovi fan e qualche perplessità tra i nostalgici del vecchio corso, in realtà rimane, a trentanni di distanza, una delle pietre miliari del gruppo. Nel 1973 esce, dopo lunga e travagliata gestazione, un altro disco contenente unaltra suite, intervallata da un breve intervallo cabarettistico: A Passion Play. Le differenze con il precedente sono più evidenti delle similitudini. A Passion Play è molto più cupo, più faticoso e meno fluido, manca leffervescenza del precedente lavoro, mentre si predilige una dimensione descrittiva, a pannelli musicali subentranti; però la strutturazione del brano è mirabile, un capolavoro ad incastro, gli arrangiamenti sono ricchissimi di sfumature, Anderson riduce il suo estro flautistico per lasciare spazio ad altri strumenti a fiato come il sax. A Passion Play è il disco progressive dei Jethro Tull, molto più di Thick As A Brick, per via del pathos che lo pervade e delle musicalità profonda che lo sottende, una musicalità studiata, iperstrutturata e piena di sfumature, ma caratteristica della scrittura di Anderson, mai cervellotica, con melodie aperte ed estroverse ma mai banali. Per la critica, specie quella inglese, è un disco noioso e pretenzioso, affermazioni in parte anche vere, per molti fan è la summa dellartigianato sonoro dei Tull e del loro leader, per chi scrive il loro più grande capolavoro. Dopo tale gioiello, il gruppo uscirà dagli stilemi del progressive, almeno intesi in senso restrittivo, per non rientrarvi più.La gestazione di A Passion Play è faticosa e logorante come logorante è il tour successivo, Anderson è stanco e sempre in lite con la stampa e i risultati si vedono lanno successivo, quando esce il modesto War Child, dove si recupera la forma canzone con risultati ben poco interessanti. Molti decretano la fine artistica del gruppo quando nel 1975 esce un altro capolavoro, forse lultimo, questa volta misconosciuto: Minstrel in the Gallery, disco dominato, almeno nella seconda parte, da parti acustiche contrappuntate dagli archi in brani di grandissima suggestione ( la mini suite Baker Street Muse, Requiem ). Lanno successivo esce Too Old To Rock and Roll, Too Young To Die, uno dei dischi più noti ma anche uno dei più banali e raffazzonati. Lalbum contiene uno dei brani inspiegabilmente più famosi del gruppo, la title track, e sfoggia una copertina che farà da iconografia per i Tull negli anni a venire. Molto meglio il successivo Song From The Wood, uno dei loro dischi più famosi, dove si ritorna prepotentemente ad un hard-folk progressivo con risultati notevoli in alcuni brani, come la title track o Velvet Green, un po noiosi e manieristici in altri (Cup Of Wonder). Lo stile del gruppo vira in alcuni brani decisamente verso il folk elettrico, evitando però le pastoie del pastoralismo grazie alle solite venature hard e alleclettismo strumentale. Sulla stessa falsariga stilistica, anche se meno efficace, è il successivo Heavy Horses, mentre lottimo Stormwach del 1979 recupera una dimensione rock e chiude una stagione nel migliore dei modi, con grandissimi brani come Elegy, The Flying Duchmann e Dun Ringill. Nel 1978 i Tull suggellano la loro notorietà in un famoso concerto al Madison Square Garden trasmesso, ed è la prima volta, in mondovisione. Nel 1980 la svolta stilistica di A in cui appare per la prima volta un misurato uso dellelettronica, in linea con i tempi. I risultati però sono deludenti e nell1982, con Broadsword And The Beast, si torna allantico con risultati più che discreti. In tale disco esordisce alle tastiere Peter John Vettese, proveniente da un gruppo new wave (i RAF), ma se il suo contributo in Broadsword è minimo, nel disco successivo, Under Wraps, di cui è coautore di molti brani, imperversa, sconvolgendo il sound del gruppo, votato alla modernità, con lelettronica delle sue tastiere. Peccato che i risultati siano modesti e che il disco risulti uno dei meno convincenti di tutta la produzione. Licenziato Vettese, si ritorna su lidi più consoni con Crest Of a Knave, ottimo disco che contiene due brani destinati a diventare dei classici come Budapest e Farm On A Freeway. Lalbum inoltre vince, curiosamente, un Grammy Award come miglior disco di hard rock, pur non essendo un disco di hard rock, ma in tali ambiti, si sa, i giudici non brillano per competenza. La carriera del gruppo prosegue con altri dischi, sempre più radi (Rock Island, Catfish Rising, Roots To Branches, fino allultimo Dot Com), sempre con risultati buoni, anche se i capolavori del passato sono lontani. Dopo un trascurabile Christmas Album e uneccellente ristampa realizzata nel 2011 per celebrare il quarantennale di Aqualung (con nuovi mix di Steven Wilson), Ian Anderson propone furbescamente un sequel del suo lavoro del 1972, Thick As A Brick 2 (sottotitolato Whatever Happened To Gerald Bostock?). Il capitolo precedente narrava la storia del bambino prodigio Gerald Bostock, poeta in erba incensato dal quotidiano St. Cleve Chronicle (la cui prima pagina costituiva la copertina dellalbum). Ora il Chronicle è diventato un giornale online, e Anderson racconta una serie di futuri alternativi del giovane Bostock, che potrebbe essere diventato un prete o un soldato, un banchiere o un clochard. Ogni traccia potrebbe essere sostituita con qualunque canzone tratta da qualunque album del periodo doro dei Jethro Tull: i riff hard-rock di Swing It Far e Shunt And Shuffle potrebbero uscire direttamente da Benefit, ci sono frequenti cambi di tempo progressive e lunghe sfiatate per flauto e voce (come Old School Song, il cui nome dice tutto) che sono in fondo la specialità della casa. Lalbum dura quasi unora e non sorprende nemmeno per un secondo, eppure ascoltandolo sbadatamente vi ritroverete a muovere la testa a ritmo, sognando di bere boccali di birra in montagna in compagnia degli elfi, e rischierete di commuovervi realizzando che What-ifs, Maybes And Might-have-beens chiude un cerchio riprendendo non solo il tema delliniziale From A Pebble Thrown, ma anche lo storico giro di chitarra del primo Thick As A Brick. Gruppo invecchiato benissimo, i Jethro Tull non hanno mai battuto i sentieri ispidi dellavanguardia né preteso di convogliare temi generazionali, ma hanno sempre e solo voluto creare musica e hanno sempre voluto che si giudicasse solo questa. Grazie al talento straordinario di Ian Anderson, personalità anticonformista e scomoda, forse più artigiano che artista, hanno lasciato una discografia che complessivamente è tra le più significative, sia quantitativamente che qualitativamente, nella storia del rock. Gruppo di espressività a volte anche limitata, incapace di creare immaginifici paesaggi sonori e di aprire visioni prospettiche, hanno però concretizzato un corpus musicale straordinariamente ricco di inventiva e talento. I brani di Anderson spesso non sono né interessanti né rivoluzionari né evocativi. Sono semplicemente belli. youtube/watch?feature=player_detailpage&v=jIfPYqnSss8
Posted on: Wed, 23 Oct 2013 16:46:06 +0000

Trending Topics



Recently Viewed Topics




© 2015