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ultimabooks.it/odissee voce "CIMITERI" Avevo diciassette anni, si era a un campeggio in Trentino, e andammo a visitare un piccolo cimitero in ferro battuto, come li fanno lassù, sotto begli alberi ombrosi. Rimaneva dalle parti del Monte Piana coi suoi panorami zenitali e i suoi camminamenti della Prima Guerra Mondiale, quindi sapevo che nei dintorni c’erano anche tombe dell’ex-nemico. Avrei appreso col passare degli anni che tutti i cimiteri di guerra raccontano muti questa tragedia del crepare lontani da casa, di uomini trasformati da tranquilli cittadini in odiati invasori, da bottegai e contadini a briganti che devono depredare e uccidere in casa d’altri. Solamente che lì fu la mia prima volta: nel silenzio fresco e vacanziero di quel luogo, pian piano rimasi tutto sconvolto nel vedere che su quelle croci artistiche nella penombra non c’erano cognomi austriaci, cioè tedeschi, no: erano tutti nomi ungheresi. Restai disorientato (e appunto non conoscevo ancora i Polacchi sepolti a Montecassino, o gli Italiani fra le sabbie egizie, eccetera eccetera eccetera…); ero stato piantato bruscamente in mezzo a una cosa nuova, una storia omessa, un racconto negato, di sradicamenti che non ci erano stati narrati: sapevo che i nostri bisnonni erano stati fatti combattere contro i Müller e i Breitfeld, che abitano le valli attigue, ma che c’entravo io con i Nyilasi, gli Andö, i Kovacs, gli Szallai, cognomi di un popolo che a me non è nemmeno confinante?! Va bene, se non ci fosse stata la Grande Guerra, o se non l’avessimo vinta, gli skipass a Madonna di Campiglio o in Val Gardena li avremmo pagati in scellini invece che in lire, e con ciò? Insomma non capivo perché niente mi convinceva, ero confuso perché non riuscivo a formularmi una risposta alla domanda che in certi momenti è la più atroce fra tutte quelle che è dato ai linguaggi umani di tirar fuori: “A che servì?” Mi vedevo pensieroso in mezzo a una storia mostruosamente ridicola, che aveva triturato generazioni senza un vero perché, lasciando conficcate per le valli queste assurde lapidi, e senza che si possa davvero rinvenire una risposta convincente alla domanda “Ma ne valeva la pena?” Domande inevase, e risposte sempre rachitiche e incomplete, poiché i cimiteri di guerra ci dicono di viaggi che sarebbe meglio non fare e non far fare, di campeggi finalizzati ad uccidere, di camminate in cui il panorama non si ha né il tempo né lo spirito per ammirarlo.
Posted on: Sun, 25 Aug 2013 09:30:50 +0000

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