È troppo facile credere in ciò in cui credevo io all’inizio di - TopicsExpress



          

È troppo facile credere in ciò in cui credevo io all’inizio di questo percorso. Credere in ciò che diceva Thoreau: “Non l’amore, non i soldi, non la fama, datemi la verità”. Credevo che seguire queste strade, quei fiumi, annusare i continenti, immergere le gambe nella mota potesse servire a ottenere la verità: rinunciare a tutto per avere la verità. Non funziona così, Thoreau. Non la si trova. Più ti avvicini a pensare di aver capito come si muovono i mercati, più ti accosti alle ragioni di chi corrompe chi ti è vicino, di chi fa aprire i ristoranti e fa chiudere le banche, di chi è disposto a morire per danaro, più capisci i meccanismi e più comprendi che era tutt’altra la strada che avresti dovuto prendere. Per questo motivo non ho maggior rispetto verso di me, che vado indagando, prendendo appunti, riempiendo agende, conservando sapori. Non ho maggior rispetto verso di me alla fine di un percorso incapace di darmi felicità e di condividerla. E forse non ho neanche consapevolezza di questo. So solo che non potevo fare altro. E se avessi fatto diversamente? Se avessi scelto la via lineare dell’arte? Una vita da scrittore che qualcuno definirebbe puro, per esempio, con le sue paturnie, le sue psicosi, la sua normalità. Racconta storie ispirate. Arrovèllati su stile e narrazione. Non l’ho saputo fare. Mi è capitata la vita del fuggiasco, del corridore di storie, del moltiplicatore di racconti. La vita del protetto, del santo eretico, del colpevole se mangia, del falso se digiuna, dell’ipocrita se si astiene. Sono un mostro, com’è mostro chiunque si è sacrificato per qualcosa che ha creduto superiore. Ma conservo ancora rispetto. Rispetto per chi legge. Per chi strappa un tempo importante della sua vita per costruire nuova vita. Nulla è più potente della lettura, nessuno è più bugiardo di chi afferma che leggere un libro è un gesto passivo. Leggere, sentire, studiare, capire è l’unico modo di costruire vita oltre alla vita, vita a fianco della vita. Leggere è un atto pericoloso perché dà forma e dimensione alle parole, le incarna e le disperde in ogni direzione. Capovolge tutto, fa cadere dalle tasche del mondo monete e biglietti e polvere. Conoscere il narcotraffico, conoscere il legame tra la razionalità del male e del danaro, squarciare il velo che ottunde la supposta consapevolezza del mondo. Conoscere è iniziare a cambiare. A chi queste storie non le butta via, non le tralascia, le sente proprie, a queste persone va il mio rispetto. Chi si sente addosso le parole, chi se le incide sulla pelle, chi si costruisce un nuovo vocabolario, sta mutando il corso del mondo perché ha capito come starci. È come spezzare le catene. Le parole sono azione, sono tessuto connettivo. Solo chi conosce queste storie può difendersi da queste storie. Solo chi le racconta al figlio, all’amico, al marito, solo chi le porta nei luoghi pubblici, nei salotti, in aula, sta articolando una possibilità di resistenza. Per chi sta da solo sull’abisso è come stare in gabbia, ma se sono in molti a decidere di affrontare l’abisso, allora le sbarre di quella cella si squagliano. E una cella senza sbarre non è più una cella. youtube/watch?v=OqHlmeapSPA&sns=em
Posted on: Wed, 07 Aug 2013 09:06:44 +0000

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