Andrea Ruini 5 ore fa SE IL PD SCEGLIE IL PRESIDENZIALISMO. - TopicsExpress



          

Andrea Ruini 5 ore fa SE IL PD SCEGLIE IL PRESIDENZIALISMO. UN’IDEA CHE NON E’ PIU’ UNA PAROLACCIA IMPRONUNCIABILE. MA PER ARTURO PARISI FORSE NON SE NE FARA’ NULLA Il presidenzialismo non è di destra ma ha molti nemici fra i soliti noti della sinistra-sinistra-che più sinistra non si può e fra gli editorialisti di Repubblica. Il grande tabù dell’antico “arco costituzionale”, la modifica della forma di governo in senso presidenziale, si ripropone oggi con una forza nuova, derivata dall’evidente inceppamento dei meccanismi istituzionali vigenti. Anche in passato l’ipotesi di un assetto presidenziale è stata presente, sostenuta da forti individualità poi isolate, dagli azionisti Piero Calamandrei e Leo Valianialla Costituente, al leader repubblicano Randolfo Pacciardi, cui non sono bastate le benemerenze ottenute nell’eroica partecipazione alla lotta antifascista in Spagna e in Italia per sottrarsi all’accusa di sovversione antidemocratica proprio per la sua convinzione presidenzialista. Oggi le cose sono molto cambiate. Romano Prodi si è iscritto al partito del presidenzialismo e Arturo Parisi, l’ex ministro della Difesa, il professore ulivista suo amico di vecchia data, spiega che “l’unica novità è che adesso Prodi ha fatto riferimento all’esperimento francese nella sua interezza, doppio turno e semipresidenzialismo”. Ma Parisi, che ieri ha incontrato Giorgio Napolitano al Quirinale, fa esercizio di scetticismo: “Anche Enrico Letta ha fatto riferimento al presidenzialismo, ma in maniera fredda, ambigua. Non credo che ne faranno niente”. Il Pd avanza incerto su questa strada, si divide e si tormenta. Matteo Renzi e Walter Veltroni assieme a Prodi, da una parte, Rosy Bindi e Massimo D’Alema dall’altra. “L’ispirazione che accomuna il gruppo dirigente del Pd resta antipresidenzialista, e del modello francese coltiva solo la suggestione del doppio turno, che è una cosa distinta e, in questi termini, ambigua e fuorviante”, dice Parisi. Ma il presidente del Consiglio è favorevole. “Le parole di Letta non mi hanno affatto rassicurato. Viene riconosciuta un’urgenza di riforme e di interventi, ma non avverto nessuna passione, nessun afflato, nessuna spinta reale dietro tutte le affermazioni di principio che predicano la necessità di riformare e dare una scossa al sistema istituzionale ingessato. Letta, come dicevo, si è limitato a una allusione, che ha consentito di leggere le sue parole come una proposta dell’elezione diretta del capo dello stato. Ma questa proposta io non l’ho sentita. Ho letto invece di una sua intenzione di restare neutrale, come se fosse Monti, o anche lui come Napolitano titolare della carica in discussione. Né l’ho sentito parlare della modifica dei poteri del presidente, e neppure dei motivi del cambiamento. Ho letto del suo desiderio di limitarsi ‘ad accompagnare le riforme’. Chi guida allora? Chi spinge? Onestamente, troppo poco, soprattutto se penso al suo ambizioso discorso di insediamento. E’ perciò difendo il mio scetticismo, e la mia diffidenza”. Chi si contrappone al presidenzialismo sbaglia? “E’ un sistema che ha dei limiti, ma senza una democrazia veloce e capace di decidere il nostro paese rischia di restare fermo dov’è, sull’orlo del burrone. Io non nasco presidenzialista. Ma lo sono diventato per necessità e per esperienza, partendo dall’osservazione costernata dei meccanismi farraginosi che caratterizzano la democrazia italiana. Se le riforme di struttura sono urgenti, ancora più urgenti sono quelle istituzionali, premessa per gli interventi che possono rilanciare lo sviluppo”. Silvio Berlusconi e il Pdl esultano, sventolano la bandiera del presidenzialismo. C’è una oggettiva convergenza con Prodi, l’avversario storico. “Con Berlusconi c’è forse una coincidenza nelle parole, ma non nei fatti. E non da ora. Non posso dimenticare la solitudine della battaglia che abbiamo combattuto negli anni in difesa del maggioritario. Berlusconi è stato forse, assieme a Prodi, il maggiore interprete del sistema maggioritario, ed è certamente quello che ne ha tratto maggiori vantaggi. Ma è anche l’uomo politico che ha abrogato il mattarellum solo perché in quel momento gli conveniva”. Ma il Cavaliere approvò una modifica della Costituzione, poi bocciata dal referendum, che introduceva il premierato. E voi eravate contro. “Prodi era in Europa a quei tempi, e non calcava il proscenio nazionale”. Domenica Parisi ha firmato una lettera-appello a favore della riforma presidenziale, l’hanno siglata anche Augusto Barbera, Angelo Panebianco e Mario Segni. “Confido, e mi affido, alla domanda crescente tra i cittadini”, dice Parisi. “Se verso Giorgio Napolitano preme nei fatti una domanda di presidenzialismo, fino a chiedergli di travalicare i poteri che la stessa Costituzione gli consentirebbe, è certo per il riconoscimento delle sue qualità personali, ma prima ancora per i limiti e l’inadeguatezza delle altre istituzioni. La cosa funziona finché al Quirinale c’è un uomo della statura di Giorgio Napolitano. Che cosa succederebbe se salisse al Quirinale una persona priva della sua esperienza e della sua competenza? E’ anche per questo che quello che il processo che tutti riconoscono già in corso va incanalato e regolato nelle norme formali”. 10 maggio 1981, François Mitterrand è eletto dai francesi Presidente della Repubblica
Posted on: Tue, 04 Jun 2013 16:08:09 +0000

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