Credo che sia giunto il momento di capire che non si possono - TopicsExpress



          

Credo che sia giunto il momento di capire che non si possono risolvere i problemi del nostro Paese pensando solo di aumentare le tasse a chi già le paga "Oggi Grover Norquist arriva a Roma, per parlare a una platea di giovani italiani che non sopportano l’oppressione del nostro fisco, e forse non si rende conto del paradosso. Il paladino anti tasse degli Stati Uniti, antesignano dei Tea Party e fondatore nel 1985 – per volontà di Ronald Reagan – del gruppo di pressione “Americans for Tax reform”, festeggerà qui da noi il 4 luglio, il giorno dell’Indipendenza americana. Proprio qui, nel paese europeo dove la pressione fiscale è tra le più alte in rapporto al pil. Ne è consapevole? “L’Italia e l’Europa, effettivamente, sulle tasse sono messe peggio dei miei Stati Uniti”, replicava ieri al Foglio un serissimo Norquist, protagonista a Londra della lecture annuale dell’Institute for economic affairs in memoria di Friedrich von Hayek. E chi lo segue da tempo capisce bene quanto gli pesi fare sconti all’Amministrazione di Washington. “Il vostro problema – dice l’attivista nato a Weston, in Massachusetts, e laureato a Harvard – è che oltre a tasse troppo elevate, avete anche programmi di spesa pubblica destinati inesorabilmente a diventare insostenibili via via che la popolazione si invecchia. Più che welfare state, il vostro sembra un grande schema Ponzi”, cioè un meccanismo truffaldino che scarica i costi sul prossimo, in questo caso sulle generazioni future (o meglio, ormai, quelle presenti). Si potrebbe replicare che la passione di Norquist per le immagini forti è ben nota. Fu lui, per esempio, a dichiarare una volta: “Io non sono in favore dell’abolizione dello stato. Io vorrei soltanto ridurlo fino al punto in cui poi diventa possibile annegarlo in una vasca da bagno”. Invitato oggi a Roma dal Columbia Institute di Marco Respinti e dal Tea Party Italia di Giacomo Zucco (alle 17 all’Hotel Nazionale di piazza Montecitorio, per la precisione), Norquist assicura invece una lezione di “pragmatismo”: “Negli Stati Uniti sta avvenendo un cambiamento radicale cui anche voi potreste ispirarvi. Mentre le grandi società più sindacalizzate, come quelle del settore auto di Detroit, continuano con sistemi pensionistici del tipo ‘defined-benefit contribution’, le nuove aziende della Silicon Valley adottano un regime contributivo molto stringente. Tanto accantona il singolo lavoratore negli anni di attività, tanto riceverà poi”. Senza nemmeno riconoscere, come avviene in alcuni paesi europei, un rendimento sugli accantonamenti che non sia quello effettivamente realizzato ma calcolato magari secondo qualche indice virtuale come l’inflazione. “La novità è che adesso anche per tutti i nuovi dipendenti pubblici dello stato dello Utah si adotta questo sistema, e una cosa simile accade in Louisiana. Il merito di questo sistema è semplice ma enorme: domani non ci potrà mai essere un politico che si sveglia e dice al lavoratore che sta per andare in pensione ‘ci siamo dimenticati di pensare a te’. Ecco, l’Europa dovrebbe fare riforme di questo tenore”. Le campagne di Norquist, a partire dal “giuramento” che la sua associazione fa firmare ai neoeletti di Camera e Senato, con l’impegno a non alzare alcun tipo di tassa, sono state criticate, non solo a sinistra. C’è chi dice che favoriscono soltanto i più ricchi: “Non è vero, anche se non rinnego l’impegno a portare l’aliquota sui redditi più alti, oggi al 44 per cento negli Stati Uniti, ai livelli in cui era ai tempi di Reagan, cioè il 28 per cento”. C’è chi l’accusa di una semplificazione eccessiva, un po’ populista: “Questa tesi, poi, non regge più. Negli ultimi anni la nascita spontanea del movimento Tea Party, con quasi 1.000 gruppi mobilitati in tutto il paese, ha dimostrato che siamo un movimento anti tasse ma anche anti spesa pubblica. I politici non possono più difendere le loro scelte sulle imposte sostenendo che non esiste consenso a favore dei tagli di spesa necessari per compensare gli sgravi”. Intanto in Europa scricchiolano le politiche di austerity: “La differenza è che voi, anche per impulso dell’Unione europea, avete proceduto con aumenti di tasse e tagli lineari per sanare i bilanci. In realtà è molto più utile, oltre che funzionale, riformare la Pubblica amministrazione, renderla meno dispendiosa senza per questo tagliare del tutto i servizi. Anche la sinistra, in Europa, presto capirà che dovrà riformare la cosa pubblica se, tra qualche anno, vorrà avere ancora una cosa pubblica degna di questo nome”."
Posted on: Thu, 04 Jul 2013 07:17:41 +0000

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