“La lussuria è un vizio naturale”. Ho una sfrenata passione - TopicsExpress



          

“La lussuria è un vizio naturale”. Ho una sfrenata passione per gli imperativi. Perché mi piace il comando – il potere – mi piace giocare, anche se, mai troppo. Mi piace avere la situazione in mano – per poi eccedere ed entrare in confusione. È un gioco di contrasti piacevole. Da una parte l’imperiosa diligenza, compostezza, retta postura, rigorosa capacità di dominio di essere umano. Padrone di sé, capace di scegliere e regolarsi. PADRONE E BASTA. Da una parte tutto ciò che sfocia nel ridicolo – l’umiliazione, l’estasi assoluta da perdita del controllo, troppo allettante se il nodo alla cravatta risulta di giorno in giorno, sempre più stretto. A volte l’ essere una bestia immonda immersa nella fanghiglia del suo degenero sensoriale, non è cosa, così imbarazzante e deplorevole. I miei colleghi, sono senz’altro peggio. Non conduco una vita così particolare e ricca d’enfasi. Ho un lavoro, una casa, un televisore, una lavatrice, due fratelli, una madre, una decina di camicie e giusto qualche risparmio per pagarmi quel viaggetto l’anno. Poi ho la pelle, per sentire. Nelle particolarità delle mie attitudini c’è che non mi guardo allo specchio. Non mi piace il confronto diretto con la mia immagine. Non che io non mi piaccia, ovviamente. Diciamo che lo trovo superfluo. Mi sembra priva di senso e di buongusto questa smania ossessiva da esplorazione, indagine, autoanalisi. Mi bastan le mie mani, le mie narici, i miei occhi avidi e insaziabili. Li mi ritrovo senza bisogno di soliloqui, senza bisogno d’interagire con la mia anima. Che poi esiste un’anima? Io sto bene nel mio corpo. Sono un collezionista, un osservatore. Il corpo di un altro essere umano è per me, ogni volta, fonte di indescrivibile fascino. Mi piace osservare la larghezza delle spalle, l’attaccatura dei capelli e il loro colore, i piedi e la forma delle dita, come la schiena, a volte, si incurvi lievemente, il movimento delle mani, come ogni falange possa dar vita ad un piccolo movimento indipendente; adoro il collo spesso e pulsante degli uomini e quello sottile e profumato delle donne, impazzisco per le gambe, le bocche, le ciglia, ogni imperfezione o meraviglia d’ anatomia umana che possa presentarmisi davanti. Di solito mentre contemplo ciò che fortunatamente mi si è posto di fronte, piango, senza farmi vedere. I miei occhi non colano di lacrime è qualcosa che ho dentro che piange, mi emozionano i corpi e le loro diversità, mi emozionano gli odori sempre diversi, i suoni delle voci, i movimenti e le espressioni. Un giorno un vecchio amico mi disse che ero freddo e spregiudicato, che non sono mai stato capace di staccarmi dalla materia e di amare col cuore. Sul momento mi limitai ad assumere un’espressione indifferente, dentro sorridevo pensando che non esisteva niente di più poetico del mio modo di amare. Dopo essermi perso nell’estasi sublime della vista, decido di fare mio, tutto ciò che mi sembra intoccabile - dal mio timore per la perfezione di un corpo, dalla mia remissività di fronte all’unicità dell’altro, alla sua indipendenza, la sua discrezione, la sua intimità, quel mondo nascosto che cela dietro l’involucro perfetto della sua figura terrena – inizio a desiderare… inizio a desiderare tutto questo, sotto le mie mani! Desidero, VOGLIO. Perché a questo punto la mia è una brama, una fame. Un’ossessione. Voglio mio per un attimo tutto ciò che è di un altro. Se il suo respiro ed il mio diverranno la stessa cosa, se dei nostri corpi non si riuscirà a capire dove ne inizia uno e dove ne finisce un altro, se ogni inibizione sarà messa da parte e rimarremo semplici animali spogli da artifici indirizzati al piacere; allora io avrò la vita di un altro per alcuni minuti nelle mie mani e i miei palmi brilleranno della scintilla che anima la sua esistenza. E saremo veri per quell’attimo, anche se sconosciuti; la coscienza ci fornirà il permesso di guardarci negli occhi.
Posted on: Thu, 12 Sep 2013 21:48:42 +0000

Trending Topics




© 2015