Ore 00.15 del 5 aprile 2013, sorseggio una “birra Dana” che ho - TopicsExpress



          

Ore 00.15 del 5 aprile 2013, sorseggio una “birra Dana” che ho prelevato dalla sala prove. A vent’anni, finita la scuola da due, dovrei essere già a letto a riposarmi per sostenere un’altra giornata di ONESTO lavoro l’indomani. Lavoro?! Domani sarò in casa o in giro a poltrire e a rincoglionire il mio cervello, anche se continuo imperterrito la ricerca di una mansione. Se fosse dipeso da me avrei terminato gli studi con la licenza media per andare in una qualche bottega o fabbrica ad imparare un mestiere che mi consentisse di guadagnare e mettere da parte i soldi in modo da non vivere sulle spalle di persone che da un po’ di decenni si alzano la mattina presto per andare a lavorare per mantenere la propria famiglia (i miei genitori), e dare quindi il mio contributo, alla mia famiglia e alla mia comunità. Ma invece sono costretto all’oblio, ad una situazione di stallo, io, nel pieno della mia giovinezza e delle mie forze, ad essere un nullafacente. Scelsi un istituto tecnico, dovendo fare le superiori, in modo da avere subito la possibilità di trovare un impiego, finiti gli studi. Prediligo la letteratura, la storia, l’arte e la filosofia piuttosto che quotature, torni, postulati della statica ed Autocad, ma a me piace studiare e approfondire i miei interessi alla mia maniera, con il mio metodo e lo studio personale; non volevo fare l’università, non sono una di quelle persone che frequentano, per forza, gli atenei solo perché fa apparire più acculturati, più bravi ragazzi, studenti finto ribelli e puttanate et similia (ovviamente massimo rispetto per chi sceglie di prolungare ulteriormente il proprio percorso di studi per vera vocazione ed aspirazione ad un preciso posto nella società). Volevo, e vorrei tutt’ora, la possibilità di apprendere un mestiere che mi permetta di realizzare me stesso e di contribuire allo sviluppo della società in cui vivo. Suono, ho la passione della musica, ma non ho ambizioni da rockstar, me ne frego del motto “sesso droga rock and roll”, voglio avere un lavoro, coltivare la mia passione e avere la possibilità di pensare e realizzare il mio futuro, con una casa e la famiglia che voglio costruire, non voglio condurre una vita da “bamboccione” costretto ad esserlo. La cosa buffa e tragica allo stesso tempo, è che il lavoro è diventato un diritto per pochi! Il lavoro è innanzitutto un dovere, il dovere di ogni individuo a mettere le proprie energie al servizio di un bene comune, della progressione della società in cui si vive, ed anche un diritto universale che dia la possibilità di provvedere a se stessi. Questa società addirittura ha reso la parola lavoro una penitenza, un qualcosa che si è costretti a fare, in modo da avere la possibilità di concludere gli anni della propria vita con il minimo indispensabile per sopravvivere. Il lavoro è auto-realizzazione , la volontà di fare sempre meglio, auto-miglioramento, un sentimento di appartenenza organica ad un corpo unico, il personale contributo per la gratificazione personale e l’unione delle proprie forze per il naturale svolgimento di una società sana. Ma purtroppo viviamo in una società consumista, l’uomo non è considerato come tale, ma un organismo che produce e consuma ad oltranza fino all’esaurimento vitale. Siamo schiavi del motto produci e consuma. Non vi sono più aspirazioni se non il vivere per lavorare e poi morire. Conduciamo esistenze vuote, in un mondo che ci considera macchine organiche. I sorrisi e la gioia della vita che irrideva le comunità dei nostri avi sono andati perduti, sepolti sotto il peso di ritmi di vita basati sulla produttività lavorativa, ritmi distaccati dall’andamento del tempo terreno, tempi che hanno squilibrato e corrotto la nostra concezione della vita e delle cose. Ci parlano di crisi i politicanti che, in teoria dovrebbero fare gli interessi della collettività che gli ha eletti per tale motivo, ma invece servono coloro i quali questa crisi l’hanno provocata. Sto parlando dell’alta finanza. Questo pugno di uomini che ci usano come fossimo pedine su una scacchiera ci muove a loro piacimento, considerandoci una risorsa sprecabile, sono loro i responsabili di tutte quelle manovre occulte che riducono la gente onesta e lavoratrice in povertà. Il tutto mentre la nostra Terra, colei che diede sostentamento ai nostri padri e alle nostre madri viene stuprata, inquinata, sfigurata annientata e lottizzata nello stesso momento in cui la nostra Storia si tramuta in una fiaba folkloristica, poco più di una fiaba per bambini, mentre viene creata una massa informe di soggetti senza storia senza terra, senza figli e senza futuro, dove il ricordo di ciò che si è sparisce per lasciare posto ad un umanità corrotta dalle proprie pulsioni bestiali ed animalesche, una massa ignorante facilmente addomesticabile e manovrabile pronta ad obbedire e a farsi consumare senza la possibilità di reagire, tacendo e chiudendo gli occhi di fronte ad un mondo che cade e marcisce inesorabilmente. Come siamo arrivati alla situazione attuale? Come abbiamo fatto ad auto-schiavizzarci ad un regime di vita basato sul consuma e produci?! Abbiamo perso tutti i sogni e le speranze, abbiamo perso la fiducia nel destino, rifiutando automaticamente di decidere del nostro avvenire, e così, mentre accettiamo silenziosamente che le nostre vite e la nostra libertà ci vengano sottratte sotto il nostro naso, i nostri sogni scoppiano come bolle di sapone, sprazzi di un piccolo ricordo che dalla nostra vita è stato strappato, disperdendosi in un oblio di paura, rimorso e frustrazione dal quale non usciremo, se non alzeremo la testa e grideremo e reagiremo come un sol corpo contro tutte quelle forze che vogliono spremerci fino all’ultima goccia di sangue. E’ arrivato il momento di alzare la testa e dire basta, non si può rimandare, non si può trattare, stiamo parlando della nostra vita,della nostra esistenza e del nostro futuro, dobbiamo passare al contrattacco contro tutte quelle forze che ci vogliono usare come burattini e schiavi per i loro sporchi interessi ed ideali fasulli. Il cambiamento comincia dentro noi stessi, bisogna avere il coraggio di seguirlo perché finché si starà fermi a guardare il mondo che va marcendo le cose non cambieranno. E’ una battaglia persa, diranno in molti, ma chi può dirlo? Di certo non cambierà niente se si sta fermi, chi vuole il caos e la morte l’avrà vinta, ma se ci si unisce la speranza esiste, esiste la possibilità di un mondo alternativo, basta solo la volontà e la pazienza per ottenere ciò. Dipende solo ed unicamente da noi. Coloro che ci affliggono non sono Dei o esseri sovrannaturali, ma sono uomini, uomini di carne ossa e sangue come noi. Niente di più. Spetta unicamente a noi la decisione. Vivere liberi o vivere in catene aspettando la putrefazione di noi stessi.
Posted on: Thu, 20 Jun 2013 19:17:45 +0000

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