Vi racconto una storia... Beatrice era figlia di Francesco - TopicsExpress



          

Vi racconto una storia... Beatrice era figlia di Francesco Cenci, un nobile di indole violenta, più volte incriminato per i suoi vizi e rilasciato solo grazie alla sua ricchezza, e di Ersilia Santacroce, morta di parto, dopo essere stata madre di altri 12 figli. Dopo la morte della moglie, il padre cominciò ad abusare di lei e della sorella. I suoi fratelli cercarono molte volte di denunciare i soprusi paterni, ma Clemente VIII, dietro pressioni di amici del padre, fu costretto a farli esiliare. Le due sorelle, senza l’appoggio dei fratelli, rimasero alla mercé del padre. La più grande si salvò solo grazie allintercessione dello stesso Clemente VIII, che la diede in sposa al conte Carlo Gabrielli, membro della più nobile famiglia di Gubbio. Il conte Cenci, sentendosi controllato, decise di allontanarsi da Roma, portando con sè Beatrice e la seconda moglie Lucrezia Petroni, nella fortezza di Petrella, in Abruzzo, nei pressi de LAquila. Beatrice cercò di far giungere al papa una lettera in cui spiegava la sua situazione, ma tale comunicazione non arrivò mai. Ormai giunta alla disperazione, aiutata dal fratello Giacomo e da due vassalli, decise che il padre doveva morire. Si sarebbe dovuto simulare un sequestro con uccisione dell’ostaggio a causa del ritardato pagamento del riscatto, ma i banditi ingaggiati per lo scopo fallirono. Tuttavia, la sera del 9 settembre 1598 Beatrice e Lucrezia riuscirono a far mangiare un po di oppio a Francesco, che cadde in un sonno profondo. Una volta sicuri che il conte stesse dormendo, vennero fatti entrare i due vassalli, che, usando il martello, conficcarono un chiodo in testa e uno in gola al conte. Una volta tolti i chiodi, il cadavere venne avvolto in un lenzuolo e gettato da un balconcino nel giardino sottostante. Tutti pensarono ad un incidente. Allinizio non indagò nessuno, ma poi il giudice di Napoli, sospettando qualcosa, mandò un ispettore a Petrella per svolgere le indagini di rito. Luomo non trovò alcun indizio, ma alla fine parlando con una lavandaia venne a sapere di un lenzuolo sporco di sangue e lavato. Grazie alle rivelazioni della lavandaia, tutti i personaggi coinvolti nella storia furono formalmente indagati. Un giovane prelato, monsignor Guerra, che si era innamorato di Beatrice fece allora eliminare i due assassini del conte. Uno fu ucciso e l’altro arrestato. Quest’ultimo, nel tentativo di salvarsi, rese piena confessione, salvo poi ritrattare in contraddittorio con la giovane. Ormai sembrava fatta, ma poco tempo dopo fu arrestato il sicario dell’assassino, che raccontò tutti i particolari della vicenda mettendo nei guai monsignor Guerra e gli altri. Il monsignore fuggì da Roma travestito da carbonaro, mentre Lucrezia, Giacomo, Bernardo e Beatrice Cenci furono tradotti al carcere di Corte Savella. I primi tre, sottoposti alla tortura della corda confessarono. Beatrice, nonostante le braccia slogate, resistette. Clemente VIII era convinto che il giudice a cui fu affidato il caso fosse stato troppo clemente, per cui decise di sostituirlo. A questo punto Beatrice, appesa per i capelli, confessò. Molti principi e cardinali, impietositi dalla storia, decisero di cercare di difendere i giovani. Ottennero 25 giorni di proroga per presentare una difesa, che fu impostata sulla legittima difesa e sulla cattiva reputazione di Francesco Cenci. Sembrava che le cose potessero andare per il meglio, ma in quello stesso periodo ci furono un matricidio ed un fratricidio, per cui il papa decise di non fare eccezioni. Venerdì 10 settembre 1599 Clemente VIII ordinò lesecuzione. Il giorno dopo, alle sei del mattino, Beatrice fu informata della sentenza. Giusto il tempo di fare testamento e di lasciare tutto in beneficenza. Il corteo per il patibolo partì dal carcere di Tor di Nona, dove si trovavano Giacomo e Bernardo, che fu graziato in quanto quindicenne, ma a cui fu imposto di assistere allesecuzione. La fermata successiva fu il carcere di Corte Savella, dove si trovavano Lucrezia e Beatrice. Il patibolo era nella piazza di Castel SantAngelo. La prima a essere uccisa fu Lucrezia, poi fu il turno di Beatrice, quindi toccò a Giacomo. Alle 21.15 il corpo di Beatrice fu sepolto, secondo le sue volontà, nella chiesa di San Pietro in Montorio al Gianicolo. La storia e la vita di Beatrice, da allora, sono il simbolo dell’ingiustizia e di uninfanzia rubata che costrinsero la ragazza a difendersi, ma al contempo a condannarsi, in virtù di leggi che non conoscono il sapore del dolore e del senso di violazione di un diritto. uniurb.it
Posted on: Fri, 01 Nov 2013 10:01:32 +0000

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