da Riccardo Humbert Chiedo scusa alla redazione se per la terza - TopicsExpress



          

da Riccardo Humbert Chiedo scusa alla redazione se per la terza volta mi occupo di locandine, ma a volte lo spunto che mi danno gli estensori di tali facezie diventa irresistibile. Così oggi, nel giorno in cui il quotidiano torinese in prima pagina dà spazio per cinque volte a un pregiudicato per evasione fiscale che vuole insegnarci l’etica e l’economia, una sua propaggine, sotto forma di manifestino giallo ocra, ci erudisce sul fatto che “gli operai della Tav sono il simbolo del Piemonte”. Come la Mole e la Sacra di San Michele. Ora, a prescindere dall’uso piuttosto incauto e singolarmente grottesco dell’iperbole, sono convinto che i lavoratori stessi si sentano piuttosto imbarazzati a sentirsi definire come tali. In un periodo in cui loschi figuri ci hanno annegati in un mare di melma ognuno cerca di stare a galla come può, ci sono famiglie da mantenere e mutui da pagare ed è ovvio che ad essi va tutta la mia solidarietà, così com’è naturale la mia stigmatizzazione per ogni minaccia nei loro confronti e ogni pericoloso danneggiamento. Credo anche, però, che tali riconoscimenti di stampo sovietico (la medaglia del lavoratore) tesi ad enfatizzare situazioni decisamente ambigue risultino anche offensivi nei confronti di chi vede strumentalizzato il proprio scomodo lavoro per finalità puramente politiche. Sono un ufficiale d’artiglieria da montagna in congedo. Allora usavamo l’obice 105/14 someggiabile su sei muli. Quando si eseguivano i tiri il pezzo veniva collimato su quello che si definiva il “falso scopo”: un campanile, uno spuntone roccioso, una casa. Da quel punto dipartiva la “linea zero” in base alla quale si davano le coordinate per il tiro sull’obbiettivo. Quello vero, però. Ora ho l’impressione che tutta la vicenda montata su questa faraonica e discutibilissima opera graviti intorno al falso scopo: i cattivi anarco-insurrezionalisti, le minacce, i deprecabili incendi sono sempre nelle pagine di cronaca minuziosamente descritti – e a volte anche romanzati – da integerrimi giornalisti. A prescindere dal fatto che l’obiettività di tali giornalisti impedisce loro di descrivere anche gli attentati subiti da tanti attivisti contrari all’opera (auto incendiate e freni tagliati), sarebbe anche interessante diffondere altri tipi d’informazione. Uno su tutti (repetita iuvant): l’aumento, come affermato dalla stessa LTF, delle malattie circolatorie e cardiovascolari pari al 10/15% soprattutto tra le fasce più deboli della popolazione: anziani e bambini. Non lo dico io, lo dice LTF, potete verificare. Vorrei sapere se già questo non costituisce da solo un motivo sufficiente per mettere in dubbio la costruzione dell’opera indipendentemente dal tracciato e dalla sua inutilità. Questo è il classico esempio di notizia che non si leggerà mai e della quale non si parlerà nei salotti televisivi, quelli apparecchiati ad hoc con contorno di “ingressi in Europa”, “riduzione dei tempi” e altre amenità del genere. Del resto per mettere in difficoltà i propugnatori dell’opera è sufficiente chiedere spiegazioni sul conflitto palese tra “alta velocità” e “alta capacità”. Come si fa ad andare da Milano a Lione in quattro ore (ricordiamo che anche la Torino-Lione è un falso scopo, poiché la città sabauda sarà semplicemente circumnavigata; si deve parlare quindi, più correttamente, di Milano-Lione) quando all’imbocco di un tunnel di 57 chilometri ci si deve fermare per far transitare un treno che al massimo potrà viaggiare a 90/100 chilometri all’ora? Godetevi le acrobazie verbali e i contorsionismi dialettici ai quali ricorrono e consolatevi con la notizia che due dei tre simboli del Piemonte sono in Valle di Susa. Riccardo Humbert
Posted on: Thu, 12 Sep 2013 23:09:39 +0000

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